29 Marzo 2024

Anche questo fine settimana torna #weekendalmuseo, l’appuntamento che ci mette in contatto con le mostre italiane più belle e interessanti di questi mesi.

Dal 20 novembre presso Forma Meravigli è stata inaugurata la mostra Vivian Maier – una fotografa ritrovata, da un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia (Milano) e curata da Anne Morin e Alessandra Mauro. Per la prima volta a Milano il caso fotografico che ha fatto molto parlare di sé, affascinando e conquistando il mondo.April 7, 1960. Florida
Vivian Maier era una tata di professione, ma anche un’appassionata di fotografia. Nata da madre francese e padre australiano, da piccola la Maier si sposta fra l’America e la Francia, Fino a trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti nel 1951.


Spesso descritta come una Mary Poppin’s americana, comincia a lavorare dal 1956 per una famiglia di Chicago, prendendosi cura di tre bambini. A partire da questa esperienza, comincia a maturare un affetto e una sensibilità materna. Viaggia spesso, in solitaria, attraverso l’America, l’Europa e l’Asia. Non si staccava mai dalla sua macchina fotografica, una Rollieflex.
Nel 2007 John Maloof, ex agente immobiliare, partecipa a un’asta e acquista parte dell’archivio della Maier che era stato confiscato per un mancato pagamento. Si rende subito conto di aver trovato un vero e proprio tesoro e da quel momento continuerà a cercare materiale riguardante la misteriosa e sconosciuta tata/fotografa.
La mostra – che rimarrà visitabile fino al 31 gennaio – espone 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni ’50 e ’60, alcune immagini a colori risalenti agli anni ’70 e filmati in Super 8 dedicati all’artista, oggi considerata una delle esponenti più significative della street photography.

July 27, 1954, New York, NYVivian Maier immortalava le metropoli dove aveva vissuto – New York e Chicago – fissando sul rullino passanti (donne, uomini, bambini), luoghi comuni e più nascosti, con sguardo curioso e interessato, attratto dai più piccoli particolari e dettagli. Camminando per le vie della città, con la macchina fotografica sempre con sé, sceglieva i momenti che più l’attraevano, che le comunicavano qualcosa di speciale e intenso e semplicemente vi puntava l’obiettivo e scattava. Nelle numerose fotografie scattate, la Maier ha fissato momenti quotidiani, passeggiate pomeridiane per le vie del centro, donne di fronte alle vetrine, teneri innamorati che si tengono per mano, bambini incuriositi davanti all’obbiettivo.

Una fotografa ritrovata, come recita il titolo dell’esposizione, che ha realizzato migliaia di scatti nel corso della sua vita, senza mostrarne ne esporne neanche uno e la maggior parte dei suoi rullini non sono mai stati sviluppati, come se fotografasse per se stessa. Ci sono anche molti autoritratti, con uno sguardo sempre intenso e auto-riflessivo che si riflette sulle vetrine dei negozi o sull’acqua delle pozzanghere.

1954, New York, NYCome scrive Marvin Heifermann nell’introduzione al catalogo, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente, anche se sono state scattate molti anni fa.

“Praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.

 

 

 

 

Annalisa Castagnoli


 

 

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Annalisa Castagnoli

Laureata in Storia dell'Arte Contemporanea (Università di Pisa) mi piace raccontare storie e scrivere le mie "impressioni" su tutto ciò che vedo o ascolto. I libri sono il mio rifugio sicuro, con loro mi sento sempre a casa!
Oltre a UIN collaboro anche per Exibart.

E-mail: annalisa.castagnoli15@gmail.com

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