RANGOON – Ieri 9 Novembre sembra che la democrazia abbia trovato una strada luminosa da percorrere seppur prematura; quella che si trova in Birmania. Il volto, la persona, che ha permesso tutto questo è quello di una donna minuta eppure così forte, Aung San Suu Kyi, che grazie alla Lega nazionale per la democrazia ha ottenuto la maggioranza dei seggi.
Un’altra dittatura sarà ricordata in questo giorno per la sua sconfitta oltre a quella che divise la Germania. La giunta militare infatti era al potere in Birmania, o Myanmar, dal 1960, nel 1990 erano state indette elezioni per creare un comitato che redigesse la nuova Costituzione, il partito di Suun Kyi aveva vinto superando il 50% dei voti, ma la giunta militare aveva ignorato arrogantemente questo dato.
Seppure la dittatura è stata formalmente superata nel 2010, le elezioni che si svolsero in quell’anno videro i partiti pro-militari vincere senza che vi fosse alcun avversario valido poiché la Lega decise di boicottare il voto in segno di protesta per la non ammissione di Suu Kyi nuovamente agli arresti domiciliari
Benché la Lega nazionale per la democrazia è stata data per favorita il percorso è disseminato di ostacoli e la maggioranza in Parlamento purtroppo sembra lontana, infatti i militari in ogni caso, secondo la Costituzione, nominano il 25% delle Camere, e i partiti caratterizzati da una forte componente etnica hanno un grande seguito. Rimane comunque una giornata importante anche se viste le regole che sussistono nel Paese l’esercito rischia un mantenimento dello status quo, seppur parziale.
La democrazia in Birmania non è certo nata senza alcun sacrificio, il padre di Aung San Suu Kyi, sostenitore dell’indipendenza dal Regno Unito venne ucciso dai suoi avversari politici, mentre Suu Kiy è dovuta crescere lontana dal Paese. Tornata in Birmania viene arrestata nel 1989, vince il Nobel per la pace nel 1991, rimanendo comunque agli arresti domiciliari fino al 2010, senza interruzione alcuna.
Solo grazie al sacrificio e all’attivismo di questa donna oggi la Birmania conosce la democrazia, sconfiggendo un regime dittatoriale di stampo militare che da troppo tempo spadroneggiava in questa terra del sud-est asiatico. Purtroppo Suu Kyi non potrà ricoprire la carica di Presidente, che sarà eletto a Febbraio dal Parlamento, per motivi costituzionali, ma il governo ha affermato sarà guidato da lei, simbolo di libertà, pace e coraggio.
Domenica il presidente Thein Sein ha ribadito che il risultato sarà rispettato.
La vittoria della Lega potrebbe portare il superamento delle diseguaglianze, una promozione reale della libertà di stampa, una riappacificazione con i guerriglieri spinti nelle loro azioni da motivi etnici.
Un reale cambiamento che non aspetta che ritrovare quella strada persa ormai tanti decenni fa.
Matteo Taccola
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