19 Aprile 2024

Lo scorso 15 novembre è stata inaugurata con grande successo la nuova Stagione Danza 2018/2019 del Teatro Verdi di Pisa, che ha ospitato un grande classico del repertorio romantico, Paquita con i danzatori del Teatro Accademico Statale dell’Opera e del balletto “Mikhail Glinka” di Chelyabinsk. La città di Pisa è stata una delle principali tappe della tournée di questi talentuosi danzatori, organizzata da Globalthema per la “Russian Season 2018”, la manifestazione volta a valorizzare l’anno della Cultura Russa in Italia.

La compagnia

 

Il Teatro dell’Opera e del Balletto di Chelyabinsk, intitolato a Mikhail Glinka, tenne il suo spettacolo inaugurale nell’ottobre del 1956 con “Il Principe Igor” di Borodin.


Il primo direttore musicale del Teatro fu Isidor Zak ed a lui è intitolato il Festival Internazionale di Direzione d’Orchestra, voluto e organizzato dall’attuale direttore, Evgeni Volinsky.

Dal 2011 Yuri Klevtsov, primo ballerino del Teatro Bolshoi di Mosca, è divenuto direttore artistico
del corpo di ballo del Teatro, mentre Yuri Vyskubenko, proveniente dal Teatro Accademico Statale
del Balletto Classico di Natalia Kasatkina e Vladimir Vasiliov, ne è coreografo principale.

Negli anni dell sua esistenza il Teatro ha prodotto più di 150 titoli di repertorio d’opera e di balletto. Tra questi ultimi ricordiamo Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci e La Bella Addormentata di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Giselle di Adolphe-Charles Adam, Don Quichotte, La Bayadère e Paquita di L. Minkus.

 

La trama

 

Lo spettacolo è ispirato alla novella di Miguel de Cervantes La Piccola Gitana e ambientato in Spagna durante l’occupazione di Napoleone Bonaparte. Differisce da altri balletti romantici che narrano di mondi fiabeschi e amori tra uomini e creature fantastiche, come la Shylphide (1832) che racconta l’impossibile amore tra un essere umano e una creatura soprannaturale. In Paquita è l’amore terreno e reale tra due giovani a trionfare. La protagonista, Paquita, è una giovane gitana che si innamora di un ufficiale francese, Lucien. A cercare di separarli saranno le differenze di rango ed il capo dei gitani Iñigo. La ragazza scoprirà poi, grazie a un antico medaglione con l’effige del padre e l’equivalente ritratto a palazzo, di essere di nobili origini. Tra peripezie e sotterfugi i due innamorati, Paquita e Lucien, riusciranno a scappare dalle grinfie di Iñigo e convogliare finalmente a nozze.

 

Dalla versione originale a oggi

 

Paquita fu rappresentato per la prima volta a Parigi al Théatre de l’Académie Royale de Musique nel 1846, con la coreografia di Josef Mazillier (pseudonimo dell’italiano Giulio Mazzarini), sulle musiche di Edouard Marie Deldevez, con Carlotta Grisi e Lucien Petipa nei ruoli dei protagonisti. Questo balletto, a differenza dei suoi contemporanei, rompe con gli schemi onirici e fantastici, a favore di un’ambientazione realistica, con veri personaggi e l’inserimento di danze spagnole folkloristiche, che si alternano a variazioni liriche e virtuose. Questo aspetto innovativo e la bravura dei suoi interpreti riscosse un grande successo.  Lo spettacolo fu ripreso successivamente al Royal Theatre di Londra, ma fu in Russia che venne maggiormente rappresentato. Infatti, nel 1847 il grande coreografo Marius Petipa lo allestì per il Teatro Grande di Pietroburgo, presentandolo in tre atti.

Nel 1881 Petipa rinnovò il balletto, inserendo un intero Grand pas classique su nuova musica, fornita per l’occasione da Ludwig Minkus, una Mazurka per gli allievi della Scuola del Teatro e, nel primo atto, un nuovo Pas de trois.


Per diversi anni di questo balletto sono state danzate solo le parti del secondo atto, con danzatori di fama mondiale. Ricordiamo la versione di George Balanchine nel 1851, quella di Rudolf Nureyev che ha rimontato il Grand pas con Margot Fonteyn, rappresentato durante il Gala della Royal Accademy nel 1964.

Una Paquita virtuosa dal grande temperamento

 

Lo spettacolo presentato al Teatro Verdi è frutto della ricostruzione e snellimento coreografico studiato da Yuri Klevtsov e dall’assistente coreografo Yuri Vyskubenko.

La scenografia, realizzata da Dmitri Cherbadzhi, è funzionale e semplice, soprattutto perché priva di oggetti ingombranti, ad eccezione di un tavolo ed un armadio utilizzati dai danzatori durante la scoperta dell’attentato alla vita di Lucien, per mano del malvagio Iñigo. Dipinta su teli separatori e fondali, la scenografia presenta un alternarsi di ambientazioni: dalla panoramica catena montuosa, che si estende oltre una finestra con candelabri accesi con vere luci a led, a interni, come la casa di Iñigo in legno e lo sfarzoso palazzo nobiliare, con il ritratto del padre di Paquita.

Le tipiche e accademiche variazioni, tra cui l’assolo energico e dinamico di Paquita con le nacchere spagnole (castañuelas) o il Grand Pas classique lirico del primo atto, si alternano a passi folkloristici delle tipiche danze spagnole, come l’utilizzo accentuato dei palmi delle mani rivolti verso l’alto, il calpestare energico dei piedi al suolo o il battere fragoroso delle mani sulle caviglie.

Si sottolinea la grande precisione nei passi e nei salti che, seppur molto difficili tecnicamente, tutti i danzatori hanno eseguito senza far trapelare il minimo sforzo.

Nel secondo atto è accaduto un divertente imprevisto al cambio di scena tra l’interno della casa di Iñigo ed il palazzo nobiliare. Una mela è rotolata dal tavolo scenografico verso la platea, passando sotto la quinta divisoria discesa sul proscenio. Il divertente imprevisto ha casualmente rafforzato ancor più la vittoria dell’amore dei due giovani contro il cattivo, il quale era stato smascherato e lasciato disteso al suolo. Una dolce coincidenza dunque, che casualmente ha avvalorato ancor più la storia e il destino dei due innamorati con un sognante happy ending, tra sfarzosi tutù e ricchi ricami.

 

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Marta Sbranti

Marta Sbranti, classe 1989. Dopo il Diploma presso l'Istituto d'Arte Franco Russoli di Pisa mi sono laureata in Scienze dei Beni Culturali curricula storico-artistico. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, presso l'Università di Pisa. La mia tesi di laurea "Musei e Danza" unisce le mie due grandi passioni la danza e l'arte, che coltivo fin da piccola.
"Toccare, commuovere, ispirare: è questo il vero dono della danza".
(Aubrey Lynch)

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