19 Aprile 2024

Recensione de

Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug (Extended Edition)


 

“Prendendo le distanze dal racconto di Tolkien, il secondo capitolo si rivela più audace e ricco di sequenze mozzafiato mostrando un finale carico di tensione e capace di fare da ponte all’ultimo atto”

Indice

  • Introduzione
  • Trama
  • Recensione
    “E’ per questo che ci serve uno scassinatore”
    Mosche e Ragni
    “Il Re delle argentee fonti”
    “Thorin non deve avvicinarsi ad Erebor, nessuno deve entrare in quella montagna”
    Tauriel
  • Contenuti Extra
    In viaggio verso Erebor
    “Cos’è questo posto?” “Questo, mastro Baggins, è il mondo degli uomini!”
    Informazioni dall’interno
    Io Sono Fuoco, Io Sono Morte
  • Commento Finale

 

Introduzione 

L’arrivo lo scorso 19 Novembre di questa Extended Edition de La Desolazione di Smaug non solo ci permette di mettere a punto l’immensa mole di contenuti extra, ma di fare di nuovo il punto della situazione e di poter usufruire di ben 25 minuti in più di scene tagliate assenti dalla versione cinematografica. Per questo motivo abbiamo deciso di fare una nuova recensione del secondo atto de Lo Hobbit e scrivere in modo approfondito di alcuni dei contenuti extra da noi visualizzati, potendo così dire la nostra, magari con le idee più chiare ed una visione più limpida affinché il risultato possa essere soddisfacente e dettagliato.

TramaThe-HobbitDOSExtended3DFrontBackb

Il proseguimento delle avventure di Bilbo Baggins, in viaggio con il Mago Gandalf e i tredici Nani, guidati da Thorin Scudodiquercia, in un’epica battaglia per la riconquista della Montagna Solitaria e il perduto Regno dei Nani di Erebor. Dopo essere sopravvissuti all’inizio del loro viaggio inaspettato, la Compagnia continua ad andare verso Est, incontrando lungo la strada Beorn il cambia pelle e uno sciame di ragni giganti, nella minacciosa foresta di Boscoatro. Dopo essere sfuggiti alla cattura da parte dei pericolosi Elfi della Foresta, i Nani arrivano a Pontelagolungo e finalmente alla Montagna Solitaria, dove si troveranno ad affrontare il pericolo più grande – la creatura più terrificante di ogni altra – che non solo metterà a dura prova il loro coraggio, ma anche i limiti della loro amicizia e il senso del viaggio stesso: il Drago Smaug!


Recensione 

Dividere un romanzo di nemmeno quattrocento pagine e farne una nuova trilogia non è stata una mossa che ha trovato i favori di tutti, ma Peter Jackson, Philippa Boyens e Fran Walsh sono riusciti con il tempo a rendere possibile un’impresa di tale portata anche assumendosi dei rischi e delle riserve non da poco. Se il primo capitolo di questa neo trilogia, che estende il mondo de Il Signore degli Anelli ad avere una forma simile ad una vera e propria saga, aveva convinto molto i fan del professor Tolkien pur non conquistando appieno i favori della critica, Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug ha innescato invece la reazione contraria poiché i puristi dell’universo di Arda hanno sì aspettato con ansia la nuova pellicola uscita ad un anno preciso di distanza da adesso, ma sono usciti dal cinema in gran parte con l’amaro in bocca una volta arrivati ai titoli di coda. “Troppi cambiamenti e troppo poco The Hobbit”, ecco or dunque il più grande disappunto mosso dai più, accompagnato da qualche sterile commento da parte dei nerd appassionati del momentoThe-hobbit-the-desolation-of-smaug-critics-tv-spot che in virtù di una mancanza di appigli hanno trovato terreno fertile innalzandosi al tempo stesso come esperti della materia trattata nonché profondi conoscitori di Cinema.

“E’ per questo che ci serve uno scassinatore….”

Tutto ha inizio in quel di Brea, la nota città posta ai confini della Contea che fa da ingresso a quelle che sono le terre selvagge ove vediamo Gandalf il Grigio avere un dialogo con Thorin Scudodiquercia nella nota locanda de Il Puledro Impennato. L’importanza di tutto ciò si riscontra non solo nel fatto che Jackson prende di forza il racconto de La Cerca di Erebor tratto dal manoscritto Lo Hobbit Annotato, ma determina anche alcuni di quelli che sono gli elementi politici della Terra di Mezzo, così come l’atmosfera che si respirerà durante l’intera pellicola; dimenticatevi dunque il ritmo rilassato che l’ha fatta da padrone in Un Viaggio Inaspettato, Thorin e compagni saranno braccati da Azog e dagli orchi per tutto il film. The-Hobbit-The-Desolation-of-Smaug-Gandalf-RadagastFa la sua comparsa, attraverso una analessi, in questa prima sequenza anche Thrain, figlio di Thror e si accentua ancora di più l’importanza degli anelli dei nani che lo stregone cerca per paura che forze oscure ne abbiano preso il possesso.

Dopo questa introduzione siamo catapultati senza tanti giri di parola in quello che è il resto del viaggio dei nani verso la Montagna Solitaria e analogamente a quel che succedeva ne Le Due Torri anche stavolta Gandalf abbandonerà dinanzi ai cancelli di Boscoatro, sotto consiglio di Lady Galadriel, i protagonisti per affari urgenti che non possono non ricevere la sua attenzione. Questa “spaccatura” non solo rappresenta una svolta decisiva, ma darà anche inizio alla lenta discesa di Thorin in uno stato di pazzia (riprendendo uno dei temi più importanti nell’universo di Tolkien) simile a quella di suo nonno ogni qual volta che Erebor gli si mostrerà sempre più vicina. L’avidità dei nani, sempre conclamata, ma mai veramente dimostrata fino ad ora viene così vista dal regista come un qualcosa di introspettivo, quasi fosse una lenta caduta che gli eredi della casa di Durin sono costretti a fare e dalla quale non possono scappare; non è un caso che una volta entrati nella montagna il principe dei nani mostri sul suo volto, grazie all’ottima performance di Richard Armitage, segni di malinconia, gioia, poca lucidità, dolore, tristezza, ma anche cupidigia, al contrario ad esempio di Balin che si lascia andare ad un attimo di grande commozione e nel dire questo non possiamo lodare il lavoro sopraffino fatto dall’inglese Ken Scott che riesce a commuovere in modo sincero una volta sulla porta di quel che era un regno di gioia e ricchezza capace di dar peso a quelle che furono le parole di Gimli ne La Compagnia dell’Anello una volta che questi entra a Moria.

Mosche e Ragni

Thorin troverà il suo picco emotivo con La Battaglia delle Cinque Armate, ma già da ora possiamo capire molto della sua personalità, resa da Jackson estremamente complessa e da paragonarsi quasi ad un personaggio Shakespeariano costretto a combattere i demoni del proprio animo e della propria famiglia. Non è un caso che adesso, grazie a del materiale aggiunto, il suo rapporto con Bilbo diventi più profondo e significativo.

The Desolation of Smaug inoltre prende concretamente le distanze dal suo predecessore anche per quel che riguarda i tempi e la costruzione degli eventi; grazie ad un montaggio frenetico, ma mai confusionario o mal curato, complice anche la solita ottima regia del film-maker neozelandese,THE HOBBIT: THE DESOLATION OF SMAUG le scene d’azione sono di gran lunga più numerose e quegli attimi di tregua rappresentano non solo una vera e propria pausa per lo spettatore e i personaggi, ma momenti chiave per comprendere meglio la storia così come le sue sotto trame.

I toni molto più cupi non sono solo dovuti alla fotografia e ai nemici sullo schermo presenti associati alle varie battaglie, ma anche e sopratutto all’ambiguità che regna sovrana in alcuni neo comprimari capaci di renderli tutto fuor che manichei e nel dire questo ci riferiamo principalmente a Thranduil. Il Re degli elfi di Bosco Atro, nonché padre di Legolas, ci viene mostrato ivi come un essere talmente saggio quanto pericoloso, orgoglioso e criptico, impossibile da comprendere appieno poiché mosso anch’egli da una grande bramosia verso il tesoro dei nani. Il duello verbale tra quest’ultimo e Thorin mostra non solo l’arroganza dell’uno e dell’altro ma anche una sorta di lotta tra i due concentrata su chi ha più potere e ricchezza.

“Il Re delle Argentee Fonti”

Arriviamo ora a parlare del losco figuro interpretato magnificamente da Stephen Fry, il Governatore di Pontelagolungo, un uomo infido e opportunista inserito dagli sceneggiatori apposta per rappresentare la perfetta forma di “cattivo governo”, messo a capo di una città che proprio per colpa sua e dei suoi predecessori vive di miseria e povertà, costretta ad aggrapparsi come ultimo appiglio alle leggende e alla speranza che Thorin riesca nell’impresa di conquistare la the-hobbit-bairdMontagna Solitaria e dare loro, come promesso, un po’ di ricchezza. E’ stato veramente interessante assistere ad una rappresentazione del mondo degli uomini come quello di una società in totale fallimento comandata da un politico corrotto, molto simile ad alcuni governi di oggi nel mondo a cui regista e collaboratori hanno di certo lanciato più rimandi e critiche in questo modo.

Se c’è tuttavia un qualcosa che i 25 minuti in più hanno saputo dare a questo secondo capitolo è stato principalmente una stabilità che nella versione cinematografica è mancata. Con lo spostarsi dei protagonisti da un luogo ad un altro questi restavano difficili a volta da famigliarizzare anche se erano riprodotti alla perfezione e bucavano lo schermo; adesso, grazie alle tante scene aggiunte, non solo il personaggio di Beorn gode di una presenza nettamente più corposa sullo schermo esattamente come la sua casa che assume dei contorni specifici, ove il drammatico ed il patetico si fondono insieme dando vita ad un siparietto geniale che riprende in parte le pagine del manoscritto originale quando Mithrandir si appresta a presentare i nani al mutapelle, ma tanti eventi vengono narrati in maniera più ampia e curata. Il viaggio di Gandalf verso le tombe dei Nove, suggeritogli da Galadriel, un personaggio che probabilmente Jackson, sapendo quanto importante ed affascinante, si rifiuta di non Thrain_mostrare nei film anche quando non ce ne sarebbe particolarmente bisogno, assume un profilo molto più macabro accompagnato da scene particolarmente inquietanti.

“Thorin non deve avvicinarsi ad Erebor, nessuno deve entrare in quella montagna”

Il vero fiore all’occhiello ad ogni modo rimangono le sequenze a Dol Guldur dove assistiamo Mithrandir nella ricerca di quello che sembra essere il rifugio del Negromante. Tolto digitalmente in fase di post produzione, a fargli compagnia qui vi è ora anche Thrain, padre di Thorin, ormai portato alla quasi totale pazzia dopo anni di torture. Un frammento di storia non solo interessante questo, inserito appositamente in questa edizione estesa, ma capace di anche di mostrare un personaggio che in poco meno di 10 minuti riesce a rimanere impresso e in un certo senso commuovere, una volta che, arrivato in punto di morte, dirà a Gandalf di dire al proprio figlio che questi lo ha amato; la sincerità negli occhi del Re dei Nani prima del trapasso associata alla drammaticità della scena riesce a raggiungere un climax perfetto dal punto di vista emotivo, sopratutto se ad apparire vi è poi Sauron (alias il Negromante) in persona contro cui Gandalf dovrà combattere con vani risultati. Il Signore degli Anelli si manifesterà a tutti noi nella sua più totale malvagità, uccidendo ancor prima di assumere una qualsiasi forma fisica, spinto da una crudeltà di cui ormai sappiamo anche troppo dopo ben 5 pellicole.

Tauriel

Arriviamo in fine a parlare del personaggio forse più detestato da una considerevole fetta di pubblico: Tauriel. L’elfa silvana interpretata da Evangeline Lilly, inventata di punto in bianco da Jackson, Boyens e Walsh non ha trovato i favori di gran parte dei fan che la considerano un vero e proprio fatale errore di scrittura. Il “Triangolo” tra lei, il nano Kili e l’elfo Legolas è stato uno degli elementi più criticati in questa produzione, tuttavia, se lasciamo da parte le sfumature più maliziose ed estetiche ci si accorge come il team abbia cercato di inserire alcune sfaccettature interessanti, magari non del tutto riuscite, dando un tocco di rosa non essenziale, ma comunque che potessero mettere in luce, tra le righe, ancora una volta degli aspetti chiave del cinema di Peter Jackson. La co-relazione tra “razze” diverse è sempre stato uno dei punti cardine nel cinema del neozelandese, prendiamo ad esempio una pellicola come King Kong ove l’immenso gorilla si innamorava della bella Naomi Watts oppure lo stesso Sospesi nel Tempo dove il protagonista aveva a che fare con dei fantasmi, per poi non parlare del toccate Amabili Resti dove Susie Salmon aveva una cottaTHE HOBBIT: THE DESOLATION OF SMAUG per un ragazzo di origini Indiane al di là del fatto che la prima era una sorta di “presenza” mentre il secondo rimaneva un essere umano. Inoltre la relazione tra Kili e Tauriel non è possibile associarla in toto (anche se lo rimane su larga scala) ad una di stampo amoroso, poiché questa verte essenzialmente sulla curiosità da parte delle due stirpi di conoscersi meglio e scoprire le tante differenze così come gli usi ed i costumi diversi. La affascinante elfa silvana si ritrova quindi in un melò classico: da una parte vede un nano, il quale la trova eccitante oltre che intrigante e farebbe di tutto per lei, persino mostrarle le gemme e gli ori di rara bellezza nascosti nelle caverne ( un particolare non da poco in una delle migliori scene della pellicola che assume un contorno quasi da Dolce Stil Novo) dichiarandosi quale suo “schiavo” d’amore; mentre dall’altra c’è il Legolas di Orlando Bloom, il quale  a causa dei problemi che ha con il padre, che non accetta un unione tra suo figlio ed un comune capitano della guardia, si manifesta sempre in modo ombroso e riservato.

Paradossalmente sarà proprio Tauriel a conferire a Thranduil un aura quasi negativa e la sua personalità è di gran lunga ciò che fa di lei un personaggio interessante, ribelle e molto moderno, tanto che per certi aspetti potremmo quasi identificare in lei una donna del ventunesimo secolo, con principi annessi, messa davanti ad un mondo completamente diverso con dei particolari derivati più dal cinema (e serie tv) degli ultimi anni rispetto a quello puramente di Jackson. Quello che Peter  ha voluto fare con l’inserimento di questo personaggio non è una critica al mondo di Tolkien, che se non rispetta Peter Jackson chi altri allora?, ma la ricerca di un punto di contatto e confronto, un lavoro che per valutare a 360° se essere riuscito o meno dovremmo aspettare di vedere il prossimo film.

The-HobbitDOSExtended3DFrontBackb copiaContenuti Extra

Quando si parla di Edizione Estesa con Peter Jackson e quel che concerne il suo modus operandi non ci troviamo davanti solo ad una pellicola più curata, messa a puntino con qualche mese di post produzione in più e scene aggiunte, ma di un lavoro che sicuramente ha richiesto settimane e fatica, che sia capace al contempo di svelare i retroscena del film in modo godibile e variegato oltre a rivelare qualcosa di inedito che non è stato inserito nella versione cinematografica.

L’Extended Edition di Un Viaggio Inaspettato era riuscita a convincerci quasi appieno, sebbene eravamo rimasti leggermente delusi di non poter godere di un considerevole quantitativo di scene estese, subissato però da un corposo contenuto di materiale legato ai vari elementi che hanno portato alla realizzazione della nuova trilogia ambientata nella Terra di Mezzo. Il dietro alle quinte del primo tassello del viaggio intrapreso da Bilbo ed i Nani aveva rivelato i trucchi del mestiere adoperati da Jackson ed il suo team non nascondendo talvolta anche la frustrazione provata sul set da alcuni attori, quali ad esempio Ian McKellen durante la lavorazione della scena che vedeva tutti i protagonisti della storia interagire in casa Baggins per decidere il da farsi.

Si era sviscerato un po’ di tutto della produzione e detto, in poche parole, più del necessario con un ammontare di più di 7 ore di contenuti speciali; ora, dato che ci troviamo tra le mani l’edizione estesa de La Desolazione di Smaug vediamo di fare il punto della situazione con il nuovo cofanetto rilasciato in homevideo lo scorso 19 Novembre. Abbiamo scritto poc’anzi cosa ne pensiamo del film, recensendolo nuovamente e valutandolo con i 25 minuti in più ivi proposti, valutandolo ex-novo,The-Hobbit-The-Desolation-of-Smaug-post-7 adesso apriamo un nuovo capitolo per buttar giù qualche parola sui tanti elementi aggiuntivi riguardanti il mondo creato da Jackson ed i suoi collaboratori.

In Viaggio verso Erebor  

Tra le sequenze che sono rimaste impresse maggiormente nella mente di ogni spettatore una volta visto The Desolation of Smaug non possiamo non indicare quella riguardante la fuga dei nani nei barili di vino dal regno di Thranduil, re degli Elfi di Bosco Atro, attraverso le rapide di un impetuoso fiume. La realizzazione di questo fondamentale passaggio, che in un primo momento era stato considerato come picco emotivo che facesse da chiusura al primo film (quando ancora non si parlava di trilogia) è tanto bello da vedere una volta terminata la lavorazione quanto da scoprire. Come era logico immaginarsi, conforme anche allo stile utilizzato dal regista, tutte le scene hanno visto l’uso di un massiccio quantitativo di computer-grafica, la quale però Hobit_-_Šmakova_dračí_poušť_(2013)_CZ_1080pHD-16-22-46-è stata modellata su una base concreta mischiata a esterni reali e attori ripresi in live-action; sono state fatte apposite riprese con i green-screen con i vari interpreti e controfigure dentro ai barili con in aggiunta l’allestimento di un piccolo set circolare dove questi sono stati inseriti all’interno di particolari otri realizzate su misura per l’occasione. Il comparto di effetti grafici ha poi fatto il resto, prendendo come punto di partenza un fiume situato a ridosso di una diga in Nuova Zelanda. Un risultato in fin dei conti soddisfacente che sebbene sprizzi elementi in digitale da ogni poro resta comunque tutt’altro che fastidioso o irreale.

Sempre per quanto riguarda Boscoatro spendiamo due parole anche per la sequenza dei ragni, che imprigionano i nani con le loro ragnatele un po’ come ne Il Ritorno del Re era successo a Frodo con Shelob. Anche in questo caso i contenuti speciali mostrano come la Weta Digital abbia cercato non solo di realizzare i migliori aracnidi possibili in post produzione basandosi sulle bozze e gli artwork del talentuoso John Howe, ma sopratutto di venire in contro alle esigenze del team, creando modellini di gomma in scala affinché sul set fosse più facile simulare le tante scene di azione.

“Cos’è questo posto?” “Questo, mastro Baggins, è il mondo degli Uomini!”

Beorn, invece, è stato uno dei personaggi che ha sofferto di più durante il lavoro di montaggio arrivando a vantare un numero misero di minuti e sequenze a lui dedicate facendo rimanere l’amaro in bocca a molti suoi fan. Eppure, strano a dirsi, Jackson non solo ha cercato una location particolare per questo personaggio e la sua casa, ma ha anche realizzato ben due set, uno in studio ed uno in esterno. Nella località Neozelandese chiamata Paradise è stato costruito un casolare dalle considerevoli dimensioni con tanto di giardino, recinti, alberi appositi e strumenti di gigantesche dimensioni data la stazza del mutapelle. Anche a Mikael Persbrandt è toccata la stessa sorte di McKellen per i vari ciak girati negli interni poiché Beorn non solo è più still-of-stephen-fry-and-ryan-gage-in-hobbit--smaugs-ödemark-(2013)-large-picturegrosso di Bilbo e dei Nani, ma anche di Gandalf. Siparietto assai divertente vedere come l’attore danese, stando in una stanza isolata fatta solo di teli e schermi verdi, dovesse interagire solo con un topolino lasciando alla fantasia il compito di capire dove fossero i comprimari.

Arriviamo ora a parlare di Pontelagolungo, vale a dire una sorta di Venezia made in Middle-Earth posizionata quasi a ridosso della Montagna Solitaria che Bilbo, Thorin e il resto della compagnia di nani riescono a raggiungere grazie al chiattaiolo Bard. Un immenso studio ha permesso di realizzare questa laguna dal clima freddo e dalle acque gelate, governata da un losco figuro, Il Governatore, seguito dal suo consigliere infido: Alfrid. Quando si vuol dire proprio tutto di una produzione, sempre cercando di non mostrare per motivi commerciale le note dolenti, non ci si risparmia in niente e così, con un po’ di grottesco cattivo gusto, assistiamo alla costruzione di una scena inedita, che possiamo vedere in questa edizione e che vede protagonista Stephen Fry (Il Governatore) che mangia un piatto di granelli di montone in salsa di funghi. Per quanto disgustoso l’episodio esso rimane interessante non solo da un punto di vista relativamente culinario, ma sopratutto per comprendere al meglio Smaug_meets_Bilbolo stile e l’animo del signore della cittadina, un uomo rozzo, assetato di ricchezza ed oro.

“Dimmi come mangi e ti dirò chi sei” è una frase che qui calza a pennello: la riluttanza ed il disgusto che si prova nel vedere questa sequenza sarà pari all’antipatia e alla crudeltà che più avanti verrà palesemente smascherata dagli autori mostrando il volto sempre più opportunista di un uomo che ha a cuore solo il proprio potere.

Informazione dall’Interno

Il secondo capitolo de Lo Hobbit possiede una carta vincente davvero senza pari, una gioia per gli occhi capace di soddisfare un qualunque fan dei libri del professor Tolkien ed amante di fantasy: Smaug.

Questo drago non solo si rivela essere di gran lunga il migliore mai realizzato fino ad ora, ma è stato indubbiamente interessante scoprire come si sia arrivati a concepirlo, crearlo e animarlo. I dubbi su come rendere il Flagello della stirpe di Durin sul grande schermo erano tanti e al contrario di quello che potrebbero pensare i più la gestazione riguardo alla creazione di questo essere è stata travagliata e complessa. In Un Viaggio Inaspettato Smaug era stato realizzato in modo molto approssimativo, anche se dopo giorni di prove si era arrivati ad ottenere una base grafica con tanto di modello di creta su cui basarsi, tanto che un occhio attento potrebbe analizzare fotogramma per fotogramma, nel prologo, e osservare con gran stupore che il drago era stato inserito nella pellicola con 4 arti, non 2. Jackson, tuttavia, nel corso del 2013 ha deciso di togliere le zampe anteriori alla possente calamità onde evitare che camminasse e si muovesse come un cane o un qualsiasi altro quadrupede. I tanti talenti della Weta si sono ispirati essenzialmente a due specie per i movimenti del drago: i pipistrelli e i draghi di komodo. Smaug infatti possiede ben sei dita per mano, ma la metà fanno parte della propria the_hobbit_smaug_01_by_jd1680a-d7c3rc5ala in modo che possa godere di una grande forza, ma che al contempo possa aggrapparsi a colonne e appigli di vario tipo. Fu scartata quasi subito l’ipotesi di non farli muovere le labbra e di farlo dialogare con Bilbo attraverso la telepatia.

Era importantissimo rendere Smaug un drago tanto innovativo quanto familiare, un qualcosa che il pubblico riconoscesse, ma dal quale al tempo stesso rimanesse sorpreso al di là dei dettagli e della mole; inoltre bisognava considerarlo come un vero e proprio elemento di grande impatto e rilevanza considerando anche l’amore di Tolkien verso questa specie. Così Smaug non solo ha avuto un vasto team di sviluppo da un punto di vista anatomico, ma anche psicologico perché questi maxresdefaultdoveva comunque apparire come un personaggio a tutto tondo, una bestia capace di rubare la scena al piccolo Hobbit con un fascino indiscusso, una vanità senza pari ed una malizia antica.

Se si pensa a quanto detto ci si accorge come portare sul grande schermo questa nemesi sia stato veramente un’impresa ardua alla quale ha contribuito anche Benedict Cumberbatch dandogli purtroppo solo la voce e l’espressività facciale poiché era impossibile che l’inglese si potesse muovere esattamente come il suo alter ego. Il brillante talento di sua Maestà ha comunque cercato di entrare nella parte nel migliore dei modi e con l’aiuto e le modifiche fatte in sala di doppiaggio non si può non rimanere soddisfatti del tutto. Smaug è davvero il drago più bello e terribile mai realizzato al Cinema e le parole finali di questi con le quali si conclude questo secondo capitolo sono un monito ed una sentenza per tutte le specie della Terra di Mezzo e emulazioni future, presenti e passate: “I’am Fire, I’am Death!”

Io Sono Fuoco, Io Sono Morte

Le 9  ore abbondanti necessarie per arrivare alla conclusione di questi esclusivi contenuti speciali sono davvero considerevoli e c’è un imbarazzo senza alcun dubbio non indifferente nello scegliere quali parti scoprire e vedere per prima coinvolte nella realizzazione de La Desolazione di Smaug. Vi abbiamo elencato alcune piccoli retroscena legati a questa produzione gigantesca lasciando a voi il piacere di andare ancora più affondo nel mondo creato da Tolkien, trasposto ormai da vent’anni sul grande schermo da Jackson, tuttavia, rispetto alla precedente Extended Edition, è parso evidente che non tutto quello mostrato nella pellicola qui è stato preso in considerazione e all’appello mancano elementi riguardanti ad esempio le scene registrate a Dol Guldur o qualche intervista in più ad attori che per la prima volta hanno messo piede nella Terra di Mezzo tipo desolation-of-smaug-bilbo hobbit butterfliesLee Pace (Thranduil), Evangeline Lilly (Tauriel), il cui personaggi però non rimane tutt’ora molto amato dai fan più puri e da quelli di “passaggio” e Luke Evans (Bard), per non parlare di un netto minor interesse verso ad esempio i tanti interpreti dei nani ad eccezione di quelli più importanti, che avremmo di certo gradito moltissimo. L’impressione generale è che, sebbene il materiale da vedere non manchi e che ancora ci si trovi davanti ad un homevideo unico, non ci sia stata la precisa volontà di voler mettere in luce proprio tutto lasciando molte cose ancora oscure e che si spera possano essere inserite nell’ultimo cofanetto il prossimo anno, un po’ come alcune delle scene girate e registrare scartate in sala di montaggio e non inserite nemmeno adesso, per le quali forse è ormai logico perdere le speranze. Quelli che abbiamo indi per cui evidenziato non sono che piccoli nei, lacune su cui è in certi casi anche giusto soprassedere, mentre non si può non rimanere del tutto indifferenti dinanzi alle tante curiosità ed i retroscena mostrati, sia che questi riguardino regia e troupe da vicino che si concentrino sul lavoro fatto da Alan Lee ed il suo reparto artistico sempre originale, impeccabile e all’avanguardia.

Nel complesso, data la concorrenza generale del mondo dell’Home-video, anche stavolta si rimane soddisfatti e si consiglia l’acquisto di questo cofanetto agli appassionati della saga così come a quelli di Cinema che potranno trovare in DVD, Blu-Ray e Blu-Ray 3D nei negozi specializzati ad un prezzo più che accessibile.

Commento Finale 

Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug è un film che gode di un ritmo molto più fluido, forsennato e capace di collezionare al suo interno un gran numero di momenti spettacolari, esaltanti, ma soprattuto ben orchestrati e maturi, lontani anni luce dai toni del manoscritto originale ma che ben si sposano con la messa in scena e la storia. Il secondo capitolo della nuova trilogia traghetta lo spettatore in quello che sarà il gran finale e sebbene l’attesa sia ormai tanta, fan o no, è impossibile non rimanere colpiti o affascinati da quanto portato (ancora una volta) sullo schermo da Jackson, il quale, dimostra di essere uno dei pochi registi al mondo capaci di saper tener le redini di smaug_in_flight_by_jd1680a-d7c3vz8(mega) produzioni di tale portata. Non rimane che godersi tutto ciò che Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug (Extended Edition) ha da offrire nelle quasi tre ore totali di durata, sebbene non ci siano stati rivoluzionari cambiamenti e si notino ogni tanto dei difetti (in particolare la non perfetta resa visiva del personaggio di Beorn che viene meno rispetto alla controparte cartacea sebbene resti sotto molti altri punti di vista un comprimario interessante), e dato questo homevideo tuttavia convince appieno sotto quasi tutti i punti di vista ed ancora di più della versione cinematografica vista lo scorso Dicembre 2013, grazie alle tante scene aggiunte, ai personaggi introdotti e a i dialoghi inseriti, taluni a volte spiazzanti data la natura del prodotto, ma pur sempre grottescamente divertenti, è difficile pensare che dopo ben 5 film Peter Jackson possa cadere in fallo nel tirare le fila di una storia che, grazie alla passione che in lui alberga per i racconti scritti dal professor Tolkien, ha preso vita sullo schermo, ha saputo imporsi e trovare una propria identità nel vasto, quanto immortale, panorama cinematografico.

* Voto Edizione Estesa: 4/5

* Il voto dato all’edizione estesa riguarda il contenuto del cofanetto uscito il 19 Novembre. In fondo all’articolo verrà riportato il voto assegnato esclusivamente alla pellicola tenendo conto delle scene aggiunte. 

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Claudio Fedele

Nato il 6 Febbraio 1993, residente a Livorno. Appassionato di Libri, Videogiochi, Arte e Film. Sostenitore del progetto Uninfonews e gran seguace della corrente dedita al Bunburysmo. Amante della buona musica e finto conoscitore di dipinti Pre-Raffaelliti.
Grande fan di: Stephen King, J.R.R. Tolkien, Wu Ming, J.K. Rowling, Charles Dickens e Peter Jackson.

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