19 Aprile 2024
  • Titolo : Dante
  • Autore: Alessandro Barbero
  • Edizione: Laterza
  • Anno: 2020
  • Genere: Saggio

“Dante è l’uomo su cui, per la fama che lo accompagnava in vita, sappiamo forse più cose che su qualunque altro uomo di quell’epoca, e che ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un giovane uomo innamorato o cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia”

Chi non se lo aspettava un saggio su Dante dal professor Barbero proprio per il settecentenario della morte del sommo poeta? Quella di Barbero però non è una semplice biografia ma un viaggio: un viaggio attraverso la Firenze del 1300; un viaggio per conoscere da vicino gli antenati di Dante, la sua infanzia, i suoi amici, i suoi amori, i suoi studi ma soprattutto i suoi affari. Sì: quello del professor Barbero è soprattutto un Dante politico, un Dante impegnato nella lotta, un Dante in prima linea in battaglia, un Dante schierato, esiliato, pentito.

La Firenze dantesca

Conoscere più da vicino i meccanismi politici che dominavano la Firenze di fine 1200-inizio 1300, ci aiuta a capire il Dante poeta e il Dante umano. Vivere a Firenze in quel periodo era come vivere a New York oggi: un centro in continuo cambiamento. Basti pensare alle battaglie con i comuni limitrofi, alla fazioni politiche di Ghibellini e Guelfi (poi bianchi e neri), ai prestiti di denaro e agli interessi economici, ai matrimoni combinati e così via…


Chi era Dante Alighieri?

Ma…chi era veramente Dante Alighieri? Era un nobile? E che cosa significava nobile a quell’epoca? Chi era la sua famiglia? Da chi discendeva? A tutte queste domande, il professor Barbero ci dà una risposta: si parte con il significato della parola “nobile” e, grazie  allo studio degli atti notarili e delle transazioni economiche (di prestiti e restituzioni di denaro), ci viene delineata la famiglia Alighieri e un po’ anche quella della moglie Gemma. Quello che più sorprende però, è il racconto che Barbero ci regala dell’infanzia di Dante, del suo quartiere, dei suoi amori, dei suoi amici e dei suoi studi: un racconto che ci porta a capire quanto vivo fosse Dante.

Sì perché Dante leggeva, scriveva, s’innamorava, studiava e si schierava politicamente.

Il Dante politico

“Fra quei cavalieri, e anzi fra i feditori schierati in prima fila, c’era Dante. […] E dunque vedere Dante che monta a cavallo e si cala l’elmo sulla testa prima di imbracciare la lancia e allinearsi con gli altri cavalieri della prima schiera, nel momento angoscioso in cui ci si rende conto che il nemico sta venendo avanti e che fra pochi minuti avverrà l’urto, ci dice, sì, che apparteneva allo strato superiore della società cittadina […].”

Quella appena descritto è l’attimo prima dell’inizio della famosa Battaglia di Campaldino (che si combatté l’11 Giugno 1289 tra i guelfi, prevalentemente fiorentini e i ghibellini, prevalentemente aretini con la vittoria da parte dei Guelfi) alla quale partecipò anche il nostro Dante Alighieri. Ed è proprio su questo che Barbero spinge la sua narrazione: fa strano immaginarsi un Dante senza “carta e penna” in mano ma che “monta a cavallo e si cala l’elmo” però…Dante era anche questo.

Finalmente ci viene presentato il Dante schierato, il Dante politicamente attivo, il Dante combattivo, il Dante esiliato e il Dante pentito.

Il Dante esiliato e pentito

“Alighieri Dante è condannato per baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estortive, proventi illeciti, pederastia, e lo si condanna a 5000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia), e se lo si prende, al rogo, così che muoia.”

Libro del chiodo – Archivio di Stato di Firenze – 10 marzo 1302

Barbero ci spiega che l’esilio era normale: non si poteva far parte dell’opposizione e pensare di poter restare nella città in cui ci si trovava.

L’esilio dantesco è lungo vent’anni e lo vede presente in varie città italiane: Verona, Lunigiana, Lucca, Arezzo, Pistoia, Ravenna.


Ma quello che più ci tocca è il Dante pentito che, sul finale del saggio di Barbero, scrive lettere su lettere dove chiede di poter tornare a casa, nella sua amata Firenze. Ed ecco che il tutto si chiude come uno splendido cerchio: apertosi con un Dante pronto alla battaglia e chiusosi con un Dante che chiede semplicemente “scusa”.

 

Il saggio del professor Barbero è quindi quello che di meglio potevamo avere per capire profondamente il Dante che solitamente ci viene presentato. 

 

Libri che rimandano ad altri libri

Leggendo il saggio del professor Barbero, non si può far a meno di pensare continuamente a un altro bellissimo saggio sulla Firenze dantesca ovvero “La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante” di Pierre Antonietti, edizioni Bur. Di seguito la sinossi:

Agli inizi del XIV secolo Firenze è al centro di un incredibile boom economico, che permette l’espansione urbanistica e l’arrivo di oltre 100.000 abitanti, il doppio di quanti ne conta Londra. Ed è qui, nella città toscana che si sta trasformando in una metropoli dell’Occidente medioevale, che viveva Dante, non solo nelle aspre contese e nelle lotte politiche che ci riporta nella Commedia. Oltre ai guelfi e ai ghibellini, nelle strade di Firenze c’erano donne che calzavano zoccoli in legno altissimi su strade trafficate e fangose, banchi di cambiatori, sarti, rigattieri, medici, barbieri e ciarlatani che vendevano droghe miracolose.

Antonetti ci racconta diffusamente la tipica giornata del fiorentino medioevale, che fosse un aristocratico, un nuovo borghese, un artigiano o un contadino. Entriamo nei meccanismi delle magistrature, nei segreti delle corporazioni di artigiani, e scopriamo come venivano combinati fidanzamenti e matrimoni. Proprio in questo periodo ha inizio il grande sviluppo artistico di Firenze, che oltre alle rime di Dante si concretizza con gli affreschi di Giotto e i primi disegni per il progetto del Duomo. Un racconto immersivo per vivere il secolo che ha fatto di questa città un modello esemplare, e che già allora aveva un ruolo di primaria importanza nella storia italiana.

 

 

Di Veronica Tati

 

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Veronica Tati

Nata a Livorno il 27/01/1995, studentessa di Lingue e letterature straniere all'università di Pisa e responsabile-libraia della libreria Ubik Livorno. Appassionata da sempre di letteratura e scrittura, ama parlare di libri e scrivere poesie.

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