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Alien: Isolation – Terrore nello Spazio

Alien: Isolation – Paura nello Spazio 

La Fantascienza ha un grosso debito con Ridley Scott, anche se va detto che per estensione questa l’avrebbe con Mario Bava, regista italiano di innumerevoli lungometraggi horror che hanno dato terreno fertile alla creatività di numerosi cineasti (vedi lo stesso Scott) per realizzare, in modo più elaborato o raffinato, pellicole immortali o effetti speciali di avanguardia. Per chi ancora non lo sapesse Alien è infatti un prodotto, sotto diversi punti di vista, derivato da “Terrore nello Spazio”, del 1965, e a dar conferma a tutto ciò possiamo tranquillamente invitarvi a fare un confronto tra i due lavori per assistere alle numerose analogie.

Un po’ per come è successo per Blade Runner, anche questo film di Scott lo si può definire un vero e proprio capolavoro, capace di dare nuova linfa ed una inedita visione dello spazio al contrario di pellicole quali Guerre Stellari, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo o E.T. che senza dubbio offrivano un intrattenimento leggero e essenzialmente indirizzato ad una vasta fetta di pubblico. L’universo, non solo inteso come spazio, ma anche come società in cui vivono i personaggi dei due lavori sopra citati è tanto lontano dalla nostra realtà da un punto di vista estetico nonché tecnico quanto incredibilmente vicino per quel che riguarda gli aspetti politici e sociali. Queste caratteristiche emergono principalmente in Blade Runner, mentre nella serie di film riguardanti lo Xenomorfo, dei quali Scott ha diretto solo il primo ed il prologo nel 2012 dal titolo Prometheus, il discorso che vi si allega solitamente è quello legato ad un concetto più primordiale e biologico riassumibile in una caccia al topo capace di inscenare alcuni aspetti dell’istinto di sopravvivenza di due specie messe a confronto.  

La pellicola che vedeva protagonista la nave spaziale mercantile Nostromo era infatti un grandissimo horror fantascientifico il cui cuore pulsante andava ripescato nel voler mettere in luce un conflitto di selezione naturale, dove l’uomo, per la prima volta da molto tempo, non si ritrovava più in una posizione di privilegio nella catena evolutiva/alimentare ma veniva nettamente declassato a favore della nascita di una nuova specie aliena capace di distruggere un qualsiasi essere vivente senza troppi problemi. Altro elemento che ebbe dal punto di vista cinematografico grande risonanza fu quello di stravolgere sia l’ambientazione dello spazio, proponendola come un luogo oscuro e carico di pericoli, più simile ad una landa desolata, che la concezione di extra terrestre, che poi verrà a sua volta rivoluzionata da Spielberg negli anni avvenire.

L’eredità, sia contenutistica che estetica, di Alien ha fatto sì di accrescere sempre più col tempo una grande schiera di appassionati e seguaci, imporsi nel panorama cinematografico e portare alla luce numerosi videogiochi incentrati sulla figura dell’Alieno per eccellenza.

La sorte, ad ogni modo, non è stata mai troppo magnanima con alcuni dei fan del prodotto, poiché i giochi per console sviluppati negli anni scorsi raramente hanno saputo creare nel modo giusto le atmosfere originali del film, puntando il più delle volte su un approccio action derivato, probabilmente, dai seguiti della prima pellicola Scottiana e da altri lungometraggi quali Alien vs Predators

Bisogna, infatti, attendere il 2014 per trovare un videogame degno del nome che porta inciso sulla copertina, ovvero: Alien- Isolation.

Ambientato ben 15 anni dopo gli eventi della prima pellicola, la storia vede come protagonista Amanda Ripley,  figlia della celebre Ellen (Sigourney Weaver), intenta a portare alla luce gli avvenimenti che hanno coinvolto la nave spaziale Nostromo.  L’avventura, sempre se così possiamo chiamarla dati i toni estremamente dark e la natura survival del prodotto, si svolge nella stazione Sevastopol, ove è ubicata la scatola nera della Nostromo. Amanda, assieme ad un gruppo di ricercatori, è così spinta dalla necessità e dal desiderio di sapere cosa sia accaduto di preciso a sua madre anni prima e decide di prendere parte al viaggio per mettersi in comunicazione con la Sevastopol. Tuttavia le cose non sembrano andare nel migliore dei modi, e la giovane protagonista si ritroverà da sola nella nave spaziale ormai menomata a causa della presenza di un essere estraneo, un assassino, un incubo capace di viaggiare nei cunicoli e muoversi silenziosamente, un mostro estremamente aggressivo come quello con cui sua madre fu costretta a confrontarsi e fuggire anni or sono. 

Non è tanto la paura a far da padrone nel video-game, quanto piuttosto la consapevolezza di essere sempre braccati da un mostro che è quasi impossibile uccidere e che grazie alle risorse limitate presenti sulla nave spaziale, sembra avere sempre la meglio su di noi. L’Alien è una macchina di distruzione perfetta, conosce a menadito ogni cunicolo della stazione Sevastopol e non avrà alcuna pietà nei nostri confronti; che abbia di fronte androidi, sopravvissuti o il nostro alter ego, qualunque elemento capace di intralciare il suo cammino questi lo distrugge senza riserve o pietà.

Claustrofobia e tensione, queste sono le sostanziali basi su cui Alien: Isolation punta per far innamorare, in un senso lato, di se i vari giocatori e dopo quasi 3 ore di gioco su 14 possiamo dire senza ombra di dubbio che l’intento degli sviluppatori è riuscito appieno, portando così alla luce una storia tanto carica di tensione quanto bella da vedere e da giocare. Con un Gameplay ricco di sfaccettature ed un costante livello di attenzione che viene richiesto al giocatore, la nuova avventura che ci propone l’inedita Amanda Ripley ( a cui James Cameron aveva dato un breve ritaglio di presentazione in Aliens) sembra essere la giusta trasposizione videoludica di quel capolavoro che 35 anni fa appassionò e terrorizzò gran parte del pubblico e le citazioni, durante il nostro soggiorno sulla Sevastopol del lavoro di Scott e Cameron di sprecano laddove persino un giocattolo o una porta richiamano in modo coerente e naturale l’omonimi lavori.

Claudio Fedele

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