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Intervista a Claudio Rigolo: lo sport alla portata di tutti!

Claudio Rigolo, presidente dell’associazione SIL Onlus (Sport Insieme Livorno), ci racconta la storia, i progetti e le iniziative dell’associazione livornese che permette ai disabili motori di praticare sport. Nei prossimi giorni sarà pubblicata anche l’intervista di Martino Seravalli, giovane vicepresidente della SIL, che parlerà della sua storia e cosa significhi per lui far parte della SIL.

-Cos’è la SIL?
Claudio: La Sil è un’associazione che nasce dall’intenzione di tre amici di praticare sport insieme nonostante la loro disabilità fisica.

Claudio Rigolo, presidente della SIL

Nel 1986 ho avuto un incidente che mi ha causato un trauma vertebrale con lesione del midollo spinale che mi ha fatto rimanere in sedia a rotelle; essendomi diplomato all’ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica) ed essendo sempre stato uno sportivo, inizialmente avevo voglia di continuare questa passione nonostante fossi un po’ titubante dato il mio nuovo limite fisico. Poi nacque questa combinazione: per caso a Firenze avevano iniziato a giocare a Tennis su sedia a rotelle, che in Italia era all’epoca una novità, e decisi di provare. Da lì nacque tutto. Successivamente ho cominciato a giocare vere partite e ho visto che era possibile e soprattutto che mi piaceva. Così coinvolsi altri due ragazzi, Stefano Calamai e Alessandro Franchi, entrambi di Livorno e nella mia stessa situazione in quanto avevano avuto “l’incidente” qualche anno dopo di me. Ci siamo inizialmente appoggiati ad un’associazione di Pisa che si occupava già di sport. Qualche tempo dopo decidemmo di buttarci in una grande avventura cercando di organizzare il primo torneo di tennis in carrozzina, diventato poi il nostro fiore all’occhiello, partendo con tre edizioni nazionali. Avendo poi iniziato a giocare ad alti livelli, partecipando anche a tornei all’estero, pensammo di fare un torneo internazionale e da lì è nato tutto quanto.

-Parlando di date, quando si può dire che è nata la SIL?

La SIL compie 20 anni

Claudio: Come dice la maglietta esposta qui, nel 1993 ci fu il primo torneo di tennis “Città di Livorno”. Credo che l’associazione in definitiva si sia costituita nel 1996, più o meno. Così dicendo il torneo ormai internazionale era divenuto uno dei più appetibili per i giocatori di tutto il mondo: negli anni abbiamo ospitato giocatori dall’Australia, Nuova Zelanda, Messico e Giappone. Il fatto di vedere all’estero questi enormi tornei internazionali inizialmente ci scoraggiava perchè non credevamo di essere in grado di arrivare così in alto. Con tanta volontà e voglia di mettersi in gioco ci siamo riusciti, diventando uno dei tornei più importanti in Europa ed nei primi 10 tornei al mondo. Per le possibilità che avevamo in quel momento fu una cosa straordinaria, soprattutto perché per noi era tutto nuovo e lavoravamo improvvisando un po’. Partendo quindi in tre, “step by step”, siamo riusciti a costruire un’impalcatura organizzativa che a quell’epoca era composta da tantissime componenti: chi raccoglieva chi si occupava dei trasporti, organizzazione sui campi e del torneo stesso. Anche perché i nostri tornei sono finalizzati a far giocare ragazzi con disabilità motorie e quindi richiedono un’organizzazione accurata. Attualmente il torneo è tornato nazionale causa costi di mantenimento del progetto ci siamo visti costretti a fare un passo indietro e limitare il torneo alla nazione.

 

-Di quali sport e progetti si occupa l’associazione?

Claudio: Partendo dal fatto che questi progetti e tornei che noi organizziamo sono un po’ una vetrina e un’opportunità per i ragazzi
di avvicinarsi allo sport, poi il tennis è uno sport spettacolare per il mondo dei disabili e proprio per questo motivo abbiamo creato duescuole tennis per disabili a Cecina e a Livorno. Ultimamente abbiamo inoltre avviato un progetto di surf per i disabili, come esiste già da tempo negli USA. Ci siamo gemellati con alcuni Americani che ci hanno dato delle dritte per l’organizzazione. I ragazzi stanno progettando le loro tavole personalizzate che si adattano meglio ai loro bisogni; in più siamo venuti a sapere di un motore elettrico con connessione wireless da mettere sotto la tavola così da renderla servo assistita . Cerchiamo così di dare la possibilità a paraplegici e tetraplegici di praticare il surf.Ultimamente molti ragazzi hanno praticato con un professionista anche la box in carrozzina, disciplina che non era mai stata praticata prima in Italia.Infine abbiamo anche il tiro con l’arco con la Compagnia Arcieri Livornesi e probabilmente a breve partirà il basket su sedia a rotelle.Ad ogni modo noi siamo aperti a tutte le discipline del mondo: chiunque voglia venire per fare qualcosa, noi siamo qui.

-Per quanto riguarda il progetto della barca?

Claudio: Tutto è partito dai risparmi messi da parte dall’organizzazione dei tornei di tennis. I costi erano elevati ma qualcosa rimaneva sempre.Avendo messo da parte questo gruzzoletto, ed essendo io il primo amante del mare, proposi al consiglio di comprare una barca usata e renderla accessibile ai disabili per poter uscire in mare, fare un bagno o una gita in Capraia. Questo ha aperto la possibilità di fare tante cose oltre alle uscite della domenica tutti insieme: l’anno scorso, ad esempio, abbiamo portato con enorme piacere dei malati di SLA a fare un giro in barca, avendo loro espresso questo desiderio. Per questi casi eccezionali abbiamo fornito gratuitamente la barca, ma ovviamente essa è a disposizione di chiunque voglia farsi un giro e non ha un’imbarcazione attrezzata. Pagando quindi un prezzo minimo per il carburante e l’equipaggio, si può affittare la barca e ci possono entrare fino a 4 carrozzine insieme.

 

-Cosa significa far parte attivamente della SIL?

Claudio: Per quanto mi riguarda lo spirito dell’associazione è quello di condividere le esperienze ed è sicuramente diventato il mio stile di vita. In termini personali ho ricevuto tanto dalla SIL, sia dal punto di vista sociale che sportivo, poichè ho partecipato anche ai Giochi Paralimpici. Credo fermamente che le medaglie vinte stiano attaccate al muro per sempre, ma se la storia e l’esperienza che c’è dietro esse non riesce ad essere di esempio per altri ragazzi che sono nella stessa situazione, allora è tutto inutile.

Trovare un’associazione come la SIL può dare un contributo forte a chiunque, dandoti modo di essere impegnato in battaglie personali condivise da altri. Quindi far parte della SIL significa inoltre alzare la voce e cercare a tutti i costi di offrire una realtà migliore. L’obiettivo è un po’ quello di progettare un mondo su misura, dove non si pensa solo alle comodità delle persone senza disabilità, ma anche a quelle dei disabili che ogni giorno combattono contro nuove barriere architettoniche.

 

-Se qualche lettore volesse sostenere la SIL?

Claudio: Veniteci a trovare qui in sede sicuramente, in Via della Cinta Esterna 25. Per sostenerci da un punto di vista materiale andate sul sito www.sportinsiemelivorno.it per fare bonifici, donare il 5xmille o semplicemente diventare soci. Vorrei però sottolineare che per principio cerchiamo di non ricevere della beneficenza, cerchiamo aiuti da chi crede davvero nelle nostre cause e vuole aiutarci attivamente a combattere le barriere architettoniche.

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