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Decreto Poletti: sarà questa la svolta buona?

Matteo Renzi è stato nominato premier da poco tempo, ma sembra avere molta fretta di fare quelle riforme tanto attese da gran parte dell’elettorato, forse anche per l’imminenza delle elezioni europee. E infatti arriva dal ministero del lavoro, presieduto dal “comunista” Giuliano Poletti, un decreto, volto a riformare i contratti a tempo determinato e quelli di apprendistato, che potrebbe essere apprezzato da buona parte del corpo elettorale (ovvero i piccoli e medi imprenditori, oltre che dai vari Agnelli e Riva italiani). Analizziamo i punti cruciali di questa riforma:

  1. Nei contratti a tempo determinato fino a 36 mesi il datore di lavoro potrà omettere il motivo del non ulteriore rinnovo del contratto (prima il limite era a 12 mesi).
  2. Mai più pause obbligatorie prima dei rinnovi dei contratti (prima erano dai 10 ai 20 giorni), in questo modo, verrà garantita la continuità d’impiego e i datori di lavoro saranno incentivati a NON assumere a tempo indeterminato.
  3. Verranno aumentati il numero di rinnovi concessi, infatti prima era possibile prorogare i contratti solo una volta, mentre d’ora in poi potrà essere fatto addirittura 8 volte! Una comodità notevole per l’imprenditore, che sarà in grado di stipulare contratti molto brevi per poi rinnovarli istantaneamente, senza bisogno di concedere le pause obbligatorie, finchè non deciderà arbitrariamente di licenziare il lavoratore.
  4. Sarà istituito un limite massimo di contratti a tempo determinato pari al 20% dell’organico dell’azienda, o ad una sola persona nelle aziende con un numero di dipendenti uguale o minore a 5.
  5. Fino ad ora le aziende dovevano confermare almeno il 30% dei contratti di apprendistato stipulati, se volevano assumere altri giovani con questa tipologia di contratto, mentre, con il nuovo decreto, questo vincolo cadrà, insieme all’obbligo, per le imprese, di assicurare agli apprendisti una formazione tramite corsi regionali o all’interno dell’azienda stessa. È quindi possibile che gli imprenditori cominceranno ad abusare di questi vantaggi a scapito dei giovani di età inferiore ai 30 anni (il contratto di apprendistato può essere applicato solo fino a questa età).

Questa riforma, nel complesso, intende svincolare il datore di lavoro, consentendogli di detenere un maggior potere contrattuale nel mercato del lavoro, secondo il principio, mantenuto anche dai governi precedenti, secondo il quale l’imprenditore che ha meno vincoli è più incentivato ad investire, e in netto contrasto con il principio del “cambio di verso”, portato avanti proprio da Renzi durante le Primarie di dicembre. Tuttavia, questa grande libertà data agli impresari, negli ultimi anni non ha portato ingenti guadagni come era stato auspicato, ma solo una disoccupazione altissima, come registrato anche negli ultimi giorni; infatti bisogna considerare che, per fare in modo che gli imprenditori investano, è necessario che questi vedano prospettive di guadagno dove impiegano il loro capitale, altrimenti, con queste riforme, l’unico risultato sarà quello di aumentare ulteriormente la disoccupazione.

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