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Uni Info News intervista Valerio Cau

Uni Info News ha scoperto un giovane artista, fra le sue parole c’èra vita, c’èra passione, c’èra sofferenza, c’èra arte. Uni Info News vuole fare la sua parte, seppur piccola, nel raccogliere l’esperienza di un artista che fra i travagli e i sacrifici trova nella pittura una sicura gioia; senza nulla anticiparvi ecco l’articolo:

L’artista si chiama Valerio Cau, nasce a Carbonia (CA) il 2 ottobre del 1987. Cresce e si forma a Portoscuso,un piccolo paese sul mare situato nel sud-ovest della Sardegna. Attualmente vive a Marina di Castagneto Carducci (LI) per motivi di lavoro, da circa 5 mesi. La sua formazione artistica risale fin da quando era bambino, disegnando e dipingendo da sempre.

Passione tramandatagli dal padre, in quanto anch’egli fu pittore e scultore. Ha frequentato il Liceo artistico di Iglesias (CA), dove ha avuto, in parte, la possibilità di formarsi artisticamente grazie, anche, agli insegnamenti di Pino Giampà, artista e gallerista della GiuseppeFrau gallery.

Non ha mai frequentato l’Accademia di Belle Arti per problemi finanziari. Dopo il diploma lavora come falegname per diversi anni.

Il suo stile si basa su una pittura sostanzialmente grafica, nata grazie ad un esperimento che prese vita nel 2009, assieme ad Alberto Seveso, noto artista nel settore della grafica digitale, a cui deve la sua totale ispirazione. Le sue opere sono tutte realizzate ad olio su tela, prevalentemente su grandi formati, in quanto quest’ultime superano il metro. Ha esposto i suoi quadri solamente due volte.

In questi anni ha intrapreso e continua a coltivare la passione per la musica e il tatuaggio, come musicista e tatuatore.

Buongiorno Valerio vorrei farti in primis una domanda generale, ma assai difficile: “Cos’è per te l’arte?”

Buongiorno anche a te. Domanda difficile…Vorrei iniziare con una citazione di Andrea Appino “l’arte è un pensiero che esce dal corpo, né più e né meno come lo sterco”; ora non vorrei fare di questa citazione un classico scarica barile all’italiana ma tutti ormai cerchiamo di attribuirgli un senso, ognuno di noi ha una concezione strettamente personale. Io credo che ogni tentativo di dare un concetto a questa parola porti sempre verso un baratro. E’ come chiedere ad un pazzo che cosa sia per lui la pazzia, o ancora peggio, chiedere ad una qualsiasi persona che cosa sia la vita. Ad ogni modo, tante volte io stesso mi sono chiesto e cercato di dare un senso a queste 4 lettere, ma tuttavia cercherò di darti una risposta densa di significato: BHO…

Quali sono gli artisti passati e presenti che ti hanno ispirato, i tuoi cardini a cui ti appoggi oltre quelli già citati?

Gli artisti che hanno influito sul mio percorso artistico e che mi hanno affascinato in questi anni sono davvero tanti, cominciando da Caravaggio, passando per Goya e Francis Bacon, e attualmente, il già citato, Alberto Seveso , che pur non essendo un pittore, per me è stato un punto fondamentale per la mia momentanea formazione stilistica.

Le tue opere più riuscite? Chi o cosa le hanno ispirate?

Diciamo che parte di questa risposta la puoi trovare nella domanda precedente, tuttavia non ritengo di avere un’opera riuscita meglio di un’altra, e forse neanche un’opera più completa o conclusa rispetto a un’altra. La realizzazione di un’opera, se pur apparentemente conclusa, può trascinarti per settimane, mesi, forse anni fino ad arrivare ad una perfezione quasi disumana (ma non è certo il mio caso).

In che senso le tue opere si basano più su una pittura sostanzialmente grafica? Vi sono molte differenze con la pittura “tradizionale”?

Dopo aver studiato molteplici artisti e intrapreso diversi stili pittorici, ritengo che la mia pittura sia pur sempre una pittura tradizionale vecchia di 600 anni che non riscontra larghissime differenze nella mia tecnica attuale, ma togliendo ogni strato di colore dalla tela si puo’ notare una vera e propria simulazione della grafica digitale vettoriale. Si va partendo dalle linee che andranno a comporre il soggetto e successivamente dando il colore strato per strato come se stessi creando dei livelli su una piattaforma grafica, il tutto in “analogico”, quindi solo ed esclusivamente attraverso la pittura.

Quando hai esposto le tue opere che cos’hai provato? Le tue due mostre come sono andate? Sei stato soddisfatto?

Direi che le mie uniche due mostre siano andate apparentemente bene. E’ sempre una grande emozione regalare visibilità ai propri lavori, e dico regalare perché per me godono di una vita propria, ma soprattutto è sempre un’emozione cercare di gratificare gli occhi delle persone che assistono ad una mostra, anche solo per chi tenta un primo approccio con le nuove avanguardie artistiche che, il più delle volte, stentano ad esser capite.

Credi che l’arte abbia uno spazio anche oggi in un mondo sempre più proteso verso ambiti più scientifici? Io penso che l’arte e la scienza vadano di pari passo, ma questo accade fin dai tempi più remoti, se pur inconsapevolmente. Prendiamo, per esempio, anche solo la preparazione di un colore, questa è chimica, cioè scienza. In altri tempi l’avrebbero chiamata alchimia.

In Italia, almeno nella tua esperienza, è possibile per una persona crescere artisticamente? Vi sono ostacoli che si frappongono in questo percorso?

Oggi è possibile più che mai. Non penso che gli ostacoli siano un problema, in quanto gli ostacoli stessi sono uno stimolo per chi ha qualcosa da dire, e questo non è riferito solo a chi ha un potenziale artistico, ma a tutte quelle persone che oggi come oggi si sento oppresse dal paese nuovo.

Le tue opere che significato vogliono dare allo spettatore? Cosa vuoi trasmettere alla platea? Perché?

Il mio intento è quello di poter entrare nelle persone attraverso le mie opere, per poter suscitare in loro delle emozioni, che il piu’ delle volte affondano in un senso di paura, qualcuno arriva quasi a sentirsi turbato. Ma giustifico il fatto dicendo che comunque provengo da una piccola realtà dove la concezione della pittura viene metabolizzata in modo totalmente diverso, oserei dire quasi in modo più “solare”, e appunto non ritengo che le mie opere esprimano totale felicità e luminescenza.

Hai detto che per problemi finanziari non hai potuto continuare gli studi all’Accademia delle Belle Arti, ma comunque ci hai detto che continui a coltivare la tua passione, questo ti rende onore, ma cos’è che ti spinge a lottare e mettere su tela le tue emozioni? Cosa mi spinge a continuare?

Nel corso di questi ultimi anni ho visto tante porte chiudersi di fronte a me, e non perché ho fatto il falegname per diversi anni, ma per le rarefatte possibilità di emergere come pittore. Come ho detto precedentemente gli ostacoli sono uno stimolo per lottare e andare avanti. Quasi 9 anni fa subii la morte di mio padre, e presi quella mancanza come un nuovo punto di partenza, continuai a dipingere quasi per farlo rivivere dentro di me, e tutt’ora è così. Devo molto anche alle persone che mi stanno accanto, la mia famiglia, gli amici, ma soprattutto la mia compagna che determina una fondamentale importanza sulla mia vita creativa e non solo.

Hai notato una differenza in senso artistico fra la tua terra natia, la Sardegna, e la Toscana dove oggi risiedi? C’è una differenza sostanziale come mondo pittorico?

Premetto che mi sono innamorato perdutamente anche della Toscana sotto ogni punto di vista, comunque non credo ci sia una sostanziale differenza tra le due, in quanto affrontano dei problemi pressoché simili, di conseguenza l’attivismo artistico, attualmente prende un ruolo decisamente rilevante sotto ogni chiave in entrambe le regioni. L’unica cosa che differenzia la Toscana dalla mia terra, è che le sue radici artistiche hanno un’importanza piu’ rilevante grazie agli artisti che hanno costituito la storia dell’arte italiana.

Il tatuaggio è un’altra forma d’arte che coltivi, pensi che la pittura e il tatuaggio siano arti simili?

Sono decisamente delle arti simili. Il tatuaggio, come la pittura, pone le sue radici molti secoli fa, come vera e propria forma d’arte e mezzo di espressione.

Quando ti sei avvicinato al mestiere del tatuatore e perché?

Mi sono avvicinato a questa pratica artistica circa 6 anni fa, in quanto ho sempre voluto sperimentare nuove forme d’arte, e in secondo luogo perché ne rimasi affascinato fin da bambino. Successivamente iniziai ad osservare e ammirare più attentamente i lavori di noti artisti tatuatori che amplificarono in me la voglia di imparare e affinare la tecnica passo dopo passo, linea dopo linea.

I tatuaggi hanno dei significati, come un tempo lo avevano, o sono solo superficiali decorazioni del corpo?

Premetto che un tatuaggio non è mai superficiale sotto ogni punto di vista, certo l’idea di volergli attribuire un senso è andata a dissolversi parzialmente col passare degli anni, però a parer mio il valore o il senso di un tatuaggio (che sia semplicemente per abbellire il proprio corpo, che sia per ricordare una cara persona ecc..) oggi più che mai, si tiene sempre più alto; basta solo guardarci intorno per capirlo.

Infine un’ultima domanda: “La musica fa parte della tua vita, come ti dedichi a questa passione? La musica e la pittura spesso si intrecciano, ti è mai capitato?”

Come hai detto la musica fa parte della mia vita, e lo fa da quando avevo circa 6 anni; e anche qui trovo uno stretto legame con la mia figura paterna. Iniziai ad ascoltare i vinili di mio padre, (di un valore incommensurabile) e da quel momento iniziai a spaziare dai gruppi hard rock ai primi gruppi precursori del vecchio punk anni 70. All’età di 6 anni iniziai a suonare il pianoforte, successivamente la batteria e la chitarra. Con il ruolo di batterista iniziarono ad arrivare i primi gruppi con cui suonai, arrivarono i primi demo, e infine i primi dischi pubblicati. Quando parliamo di musica, parliamo comunque di una forma d’arte. Per me la musica e la pittura si sono sempre intrecciati in modo nettamente uniforme; quando dipingo ho bisogno di ascoltare musica e, a distanza di tempo, quando riosservo un mio dipinto riesco ad attribuirgli quel disco, e viceversa. Per me la musica gioca un ruolo fondamentale sotto ogni punto di vista.

Uni Info News ringrazia Valerio Cau per il tempo e le risposte che ci ha dato.

Matteo Taccola

matteo.taccola92@gmail.com

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