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Von: movimento, luce e suono di Daniele Albanese

Lo spettacolo dal titolo enigmatico, Von ideato e realizzato da Daniele Albanese con la sua Compagnia Stalker, è stato presentato nel suggestivo Teatro di Sant’Andrea lo scorso mercoledì 7 febbraio, nell’ambito della Stagione di Danza 2017/18 del Teatro Verdi di Pisa.

Creazione vincitrice di Anticorpi XL CollaborAction 2016/17, una delle azioni della Rete Anticorpi XL, Von indaga la trasformazione dell’energia e la sua metamorfosi, includendo nell’indagine una musica originale, il dualismo universale tra luce e ombra ed una scrittura coreografica che sperimenta il movimento e la sua trasformazione, come ha dichiarato Albanese:

 “Von è una riflessione sulla danza intesa come continua mutazione e trasformazione in rapporto con le forze che agiscono sui corpi e sullo spazio. Una coreografia di movimento, luce e suono. Forze naturali, forze fisiche e forze politiche che mutano, distorcono, muovono i corpi e il loro incedere nel tempo”.

Interpreti dello spettacolo, oltre allo stesso Daniele Albanese, erano i danzatori Marta Ciappina e Giulio Petrucci.

L’originale partitura musicale con ritmi ripetuti, elementi elettronici e parole è stata curata dai musicisti Lorenzo Donadei e Luca Nasciuti.

Marta Ciappina

La scena era suddivisa geometricamente tra zone di luce e ombra nelle quali i corpi dei danzatori hanno cercato un equilibrio, attraverso un movimento in continua sospensione, giocato su ritmi, frequenze, pause, pesi e contrappesi, linearità e curve.

La danza di Albanese esprime sé stessa, non racconta una storia, ma la sua variazione, come nella legge della conservazione della massa di Antoine Laurent Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. E così il movimento dei corpi di Von nel loro trasformarsi, hanno evocato forze misteriose, scaturendo un’energia che, seppur incanalata in una perfetta struttura circolare della coreografia, aperta e chiusa dai due assoli di Albanese, ha portato i danzatori a realizzare una sequenza basata sulla continua metamorfosi del gesto, dal ralenty alla progressiva velocità a tratti frenetica.

Daniele Albanese

I due assoli di Albanese erano molto diversi tra loro, il primo era agito con un grande controllo dei movimenti e disarticolazione del corpo, lungo il perimetro di un grande cerchio disegnato al suolo dalle luci curate da Alessio Guerra. Il secondo era un atto di esplosione del movimento, in uno spazio delimitato da luci e ombre che mutavano e si restringevano sempre più vicino al danzatore, fino ad un occhio di bue che lo ha avvolto completamente.

Marta Ciappina e Giulio Petrucci

Gli interpreti Marta Ciappina e Giulio Petrucci hanno eseguito il duetto centrale dello spettacolo, uniti da un magnetismo invisibile, ma percettibile. Attraverso camminate, cambi di direzioni, equilibri e disequilibri, hanno lavorato sulla scena tra zone chiare e zone scure, in un continuo scambio di sguardi. Una ritmicità data anche da frequenti giochi di luce, dagli effetti stroboscopici ai disegni geometrici proiettati al suolo.

ph Andrea Macchia

I danzatori hanno abitato la scena con grande dinamicità, attraverso gestualità ripetute, rimbalzi del corpo, molleggiamenti, segmentazioni, allungamenti, ma anche camminate nello spazio e corse, in perfetta sincronia.

Uno spettacolo privo di scenografia, spoglio, ma che ha messo in scena tutta la poesia e la potenza del movimento, in linea con la nuova ricerca dei giovani danzatori contemporanei del panorama italiano.

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