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Evoluzione(?): da nazisti ad animalisti o viceversa?

“Si può rimpiangere di vivere in un periodo nel quale è impossibile formarsi una idea della forma che il mondo del futuro assumerà. Ma c’è una cosa che posso predire ai mangiatori di carne: il mondo del futuro sarà vegetariano”
Adolf Hitler, Conversazioni a tavola, 11 novembre 1941, Sezione 66

Oggi giorno ci troviamo davanti a un mondo in continuo mutamento, i valori cambiano, duettano tra di loro, l’uno prende il posto dell’altro in una caleidoscopica danza del ventre. Se ci soffermiamo, brevemente, potremo notare che vi sono delle persone, riunite in gruppi di diversa estensione e gerarchizzati, che si definiscono animalisti.

Animalista che violentemente impone le proprie idee
Chi sono gli animalisti? Non per tracciare un sentiero di pedanteria e nozionismo, ma un buon dizionario è il miglior compagno che tutti noi possiamo avere per intraprendere una discussione. Sul Treccani online digitando la parola troviamo due definizioni, per il nostro caso riporto solamente la seconda: Chi, con l’azione o con altri interventi polemici, si impegna nella difesa degli animali da ogni forma di maltrattamento da parte dell’uomo.

Spesso e volentieri gli animalisti portano in cima alla loro classifica dei valori proprio questo impegno indefesso verso i loro pelosi amici additando l’individuo che causa dolore a un animale come una bestia, augurandogli le peggiori sorti, strappandosi i vestiti dal petto e lacerandosi il viso con le unghie, in preda a una furibonda sete di sangue gridando allo scandalo, alla vergogna, addirittura se fate piano sentirete le loro urla –A morte, a morte il farabutto! E’ un miserabile animale!-.

 

Analizziamo questa relazione causa-reazione.

Il primo paradosso logico-linguistico è che definire un uomo violento “bestia” rende le bestie indifese assimilabili a un uomo violento, facendo sorgere la domanda: “E’ meritevole che gli animali messi sullo stesso piano di un uomo violento vengano difesi?”. In seconda analisi l’uomo violento definito bestia, proprio perché bestia per un animalista ha diritto ad essere protetto in quanto in fin dei conti gli animali sono tutti indifesi. Passiamo oltre a questa facezia. Augurare le peggiori sorti a chi commette un atto biasimevole, come è quello di un individuo che maltratta un qualunque essere indifeso, (non solo un cucciolo pelosissimo e dolcissimo di cincillà, ma anche un vecchio clochard senza fissa dimora, sporco e povero), non è un atto civile, ma anzi una reazione primitiva e irrazionale a un evento altrettanto primitivo e irrazionale. Se poi, teoricamente parlando, le maledizioni che gli animalisti, novelle Circe, lanciate contro il reo avessero poi seguito, qual è la differenza fra quest’ultimo e loro? Nessuna.

« Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio »

(Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII)

Scomodo Cesare Beccaria per ricordare come la pena di morte è disumana, barbara e primordiale giustiziera al pari proprio della speranza di veder morire qualcuno che commette atto odioso e ritenuto inumano.

La società umana è composta da uomini e se le persone si sentono schifate dai loro consimili possono benissimo dissociarsi dal genere umano  conducendo la propria vita come Mowgli o invece rimboccarsi le maniche e far sì che coloro che a parole dicono di amare, vengano amati anche con i gesti.

Una delle pagine più felici per le diverse persone che si sono dichiarate animaliste
Il brivido che lungo la schiena mi percorre è causato dal sentire certe frasi sconnesse e senza alcun basamento logico:  No alla sperimentazione animale, Si alla sperimentazione su pedofili, stupratori, etc. Si ritorna al discorso, semplice e lineare, che l’animalista che afferma queste cose è esso stesso un barbaro imbecille, neppure contrario alla sperimentazione, perché vede bene come questa possa essergli utile, ma cerca in altro soggetto il destinatario dei test medici.

Ecco che forse il collegamento dell’evoluzione ci porta a diversi decenni fa, in una terra al nord dell’Italia dove una svastica nera capeggiava sui molti edifici pubblici, e non, delle città teutoniche. Molte sono le similitudini che accomunano il nostro presente con il passato dei nostri nonni. Prendendo spunto da diversi siti la macellazione kosher e la vivisezione erano le principali tematiche inerenti alla protezione degli animali in Germania.

Portiamo al presente la situazione passata, la macellazione rituale ebraica si è trasformata nel gridare le proprie ragioni sul non mangiare la carne per una lunghissima sfilza di motivi, veri, non veri, fondati o meno, non sono io che posso qui dirlo, fatto sta che ognuno fa quello che vuole della propria vita e se mangiare alimenti animali o derivati di essi è legale lo faccio e nessuno può rompermi i coglioni. Nessuno potrà convincermi che gli uomini mangiavano all’origine solo vegetali e verdure o che la carne fa venire il cancro, cose che sono, possono, potrebbero essere vere, ma la mia libertà è posta sopra la mia morte.

Sul secondo elemento invece c’è una forte lotta ancora accesa ai nostri giorni. Ed è l’imposizione di un tipo di cultura e il vaneggiamento nel sentirsi superiore che sono fuori luogo e antidemocratici.

Boria Sax, storiografo, riteneva che il Nazismo rifiutava la prospettiva antropocentrica e aveva creato una tutela degli animali fine a sé stessa. Tralasciando la lunga lotta che i sensibili nazisti portarono nelle aule di un Parlamento svuotato di ogni qualsiasi forma di lume umano: venne proposto il divieto di vivisezione, (quando sicuramente metodi alternativi non esistevano), tutela di ogni tipo di animale, tanto che quest’ultima divenne argomento principale da insegnare nelle scuole pubbliche e università tedesche. Proviamo ora a paragonare quelle vicende al presente: gruppi animalisti chiedono con forza e insistenza il divieto di ogni qualsiasi sperimentazione,(non vivisezione), farmacologica sugli animali e diviene quasi un diktat assoluto porre in principio, nella scala dei valori, la tutela degli stessi a discapito, nel campo medico, di persone bisognose di cure.

Si aprirebbe qui un discorso lungo, feroce e lacerante sull’esistenza di metodi e cure alternative alla sperimentazione animale, ma non sarò io ad affrontarlo. Sicuramente sono molti e tanti gli interessi che girano in quel mercato del farmaco, ma l’unica domanda ragionevole è: “Se esiste un metodo alternativo più economico, veloce, efficiente perché non utilizzarlo?” Davvero però mi avventurerò in questa difficile vicenda non ora, ma sicuramente in un secondo momento.

Chi si discosta dal nuovo ordine è visto come orribile trasfigurazione del male, essere demoniaco senza sentimenti e disumano.

Una prescelta di Anubi nella dura lotta contro i mangiatori di carne

Interessanti le parole del segretario di Federfauna: “Molte affinità animalisti-nazisti” – “Trovo che il chiedere di vietare la sperimentazione sui topi e proporre in alternativa di farla sui carcerati abbia molta affinità con il nazismo. Massimiliano Filippi, segretario generale di Federfauna, spiega il perché dell’iniziativa: “La critica all’antropocentrismo, il radicalismo, la ricerca della purezza intesa come virtù, come superiorità morale e l’intolleranza e l’antidemocraticità nel volerla imporre, anche con il ricorso a forme di violenza e di razzismo, accomunano l’ideologia animalista a quella nazista. Poi, sappiamo tutti cosa fecero i nazisti alle persone”.

Il discorso, come la maggior parte delle persone di senno comprende, non si applica a tutti gli animalisti, ma solo a coloro che come afferma anche il segretario di Federfauna ostentino, non si sa poi come si possano permettere, forse scelti da Anubi stesso, una superiorità morale e un’intolleranza spesso espressa sotto forme violente, e con forme violente mi riferisco non a un atto meramente fisico, ma a un azione squisitamente psicologica: cortei funebri  con animali morti o pezzi di questi, (favorendo al contempo la vendita di carne), persone che si distendono come morte per terra simbolo del massacro perpetrato dagli uomini nei confronti degli animali, che Dio ci facesse il dono di portarsi via quei maldestri figuranti e quel triste teatrino.

Il fastidio è enorme perché io non vado certo alla porta di un animalista e insceno un Romeo e Giulietta, dove io, Tebaldo, uccido a colpi di forchetta la melanzana Marcuzzio, a “mo’ di denuncia” per chi mangia verdure, o gli sbatto in faccia una bistecca da un chilogrammo per farlo sentire in colpa poiché non gusta le carni.

Enorme rammarico poi nel vedere l’umanizzazione dell’animale stesso, che non solo sta a significare il poco rispetto che si ha nei confronti della stessa creatura, perché un cane è un cane, la sua natura non va certo mortificata con addobbi natalizi, vestiti all’ultima moda firmati da Lessi Style, non possiamo, anzi non dobbiamo proiettare le nostre debolezze su un animale cercando di compararlo a noi, perché un animale è, sarà e rimarrà per sempre un animale e il rispetto nei suoi confronti è dovuto proprio in quanto animale, mentre invece nel nostro presente le differenze sono viste come orribili deturpazioni e il nostro diniego della realtà delle cose fa sì che noi diveniamo mostri orribili, snaturando gli animali, divenendo noi delle bestie che si accettano e non accettano la natura di una creatura diversa da lui, siamo troppo soli e stupidi.

Il rispetto del diverso, di chi non la pensa come noi, il confronto civile sono caratteristiche umane, l’animalista che non le ha forse è solo un uomo che ha perso l’unica caratteristica che lo rende tale: la ragione.

Il mondo è vario, di persone, animali, di posti e pensieri, spero solo che con gli agnellini morti che si portano in giro per impietosire la gente gli animalisti poi non li buttino nella spazzatura, che c’è gente che muore di fame.

Matteo Taccola

matteo.taccola92@gmail.com

 

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