19 Marzo 2024

“Si può rimpiangere di vivere in un periodo nel quale è impossibile formarsi una idea della forma che il mondo del futuro assumerà. Ma c’è una cosa che posso predire ai mangiatori di carne: il mondo del futuro sarà vegetariano”
Adolf Hitler, Conversazioni a tavola, 11 novembre 1941, Sezione 66

Oggi giorno ci troviamo davanti a un mondo in continuo mutamento, i valori cambiano, duettano tra di loro, l’uno prende il posto dell’altro in una caleidoscopica danza del ventre. Se ci soffermiamo, brevemente, potremo notare che vi sono delle persone, riunite in gruppi di diversa estensione e gerarchizzati, che si definiscono animalisti.

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Animalista che violentemente impone le proprie idee
Chi sono gli animalisti? Non per tracciare un sentiero di pedanteria e nozionismo, ma un buon dizionario è il miglior compagno che tutti noi possiamo avere per intraprendere una discussione. Sul Treccani online digitando la parola troviamo due definizioni, per il nostro caso riporto solamente la seconda: Chi, con l’azione o con altri interventi polemici, si impegna nella difesa degli animali da ogni forma di maltrattamento da parte dell’uomo.


Spesso e volentieri gli animalisti portano in cima alla loro classifica dei valori proprio questo impegno indefesso verso i loro pelosi amici additando l’individuo che causa dolore a un animale come una bestia, augurandogli le peggiori sorti, strappandosi i vestiti dal petto e lacerandosi il viso con le unghie, in preda a una furibonda sete di sangue gridando allo scandalo, alla vergogna, addirittura se fate piano sentirete le loro urla –A morte, a morte il farabutto! E’ un miserabile animale!-.

 

Analizziamo questa relazione causa-reazione.

Il primo paradosso logico-linguistico è che definire un uomo violento “bestia” rende le bestie indifese assimilabili a un uomo violento, facendo sorgere la domanda: “E’ meritevole che gli animali messi sullo stesso piano di un uomo violento vengano difesi?”. In seconda analisi l’uomo violento definito bestia, proprio perché bestia per un animalista ha diritto ad essere protetto in quanto in fin dei conti gli animali sono tutti indifesi. Passiamo oltre a questa facezia. Augurare le peggiori sorti a chi commette un atto biasimevole, come è quello di un individuo che maltratta un qualunque essere indifeso, (non solo un cucciolo pelosissimo e dolcissimo di cincillà, ma anche un vecchio clochard senza fissa dimora, sporco e povero), non è un atto civile, ma anzi una reazione primitiva e irrazionale a un evento altrettanto primitivo e irrazionale. Se poi, teoricamente parlando, le maledizioni che gli animalisti, novelle Circe, lanciate contro il reo avessero poi seguito, qual è la differenza fra quest’ultimo e loro? Nessuna.

« Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio »

(Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII)

Scomodo Cesare Beccaria per ricordare come la pena di morte è disumana, barbara e primordiale giustiziera al pari proprio della speranza di veder morire qualcuno che commette atto odioso e ritenuto inumano.


La società umana è composta da uomini e se le persone si sentono schifate dai loro consimili possono benissimo dissociarsi dal genere umano  conducendo la propria vita come Mowgli o invece rimboccarsi le maniche e far sì che coloro che a parole dicono di amare, vengano amati anche con i gesti.

Caterina-Simonsen[1]
Una delle pagine più felici per le diverse persone che si sono dichiarate animaliste
Il brivido che lungo la schiena mi percorre è causato dal sentire certe frasi sconnesse e senza alcun basamento logico:  No alla sperimentazione animale, Si alla sperimentazione su pedofili, stupratori, etc. Si ritorna al discorso, semplice e lineare, che l’animalista che afferma queste cose è esso stesso un barbaro imbecille, neppure contrario alla sperimentazione, perché vede bene come questa possa essergli utile, ma cerca in altro soggetto il destinatario dei test medici.

Ecco che forse il collegamento dell’evoluzione ci porta a diversi decenni fa, in una terra al nord dell’Italia dove una svastica nera capeggiava sui molti edifici pubblici, e non, delle città teutoniche. Molte sono le similitudini che accomunano il nostro presente con il passato dei nostri nonni. Prendendo spunto da diversi siti la macellazione kosher e la vivisezione erano le principali tematiche inerenti alla protezione degli animali in Germania.

Portiamo al presente la situazione passata, la macellazione rituale ebraica si è trasformata nel gridare le proprie ragioni sul non mangiare la carne per una lunghissima sfilza di motivi, veri, non veri, fondati o meno, non sono io che posso qui dirlo, fatto sta che ognuno fa quello che vuole della propria vita e se mangiare alimenti animali o derivati di essi è legale lo faccio e nessuno può rompermi i coglioni. Nessuno potrà convincermi che gli uomini mangiavano all’origine solo vegetali e verdure o che la carne fa venire il cancro, cose che sono, possono, potrebbero essere vere, ma la mia libertà è posta sopra la mia morte.

Sul secondo elemento invece c’è una forte lotta ancora accesa ai nostri giorni. Ed è l’imposizione di un tipo di cultura e il vaneggiamento nel sentirsi superiore che sono fuori luogo e antidemocratici.

Boria Sax, storiografo, riteneva che il Nazismo rifiutava la prospettiva antropocentrica e aveva creato una tutela degli animali fine a sé stessa. Tralasciando la lunga lotta che i sensibili nazisti portarono nelle aule di un Parlamento svuotato di ogni qualsiasi forma di lume umano: venne proposto il divieto di vivisezione, (quando sicuramente metodi alternativi non esistevano), tutela di ogni tipo di animale, tanto che quest’ultima divenne argomento principale da insegnare nelle scuole pubbliche e università tedesche. Proviamo ora a paragonare quelle vicende al presente: gruppi animalisti chiedono con forza e insistenza il divieto di ogni qualsiasi sperimentazione,(non vivisezione), farmacologica sugli animali e diviene quasi un diktat assoluto porre in principio, nella scala dei valori, la tutela degli stessi a discapito, nel campo medico, di persone bisognose di cure.

Si aprirebbe qui un discorso lungo, feroce e lacerante sull’esistenza di metodi e cure alternative alla sperimentazione animale, ma non sarò io ad affrontarlo. Sicuramente sono molti e tanti gli interessi che girano in quel mercato del farmaco, ma l’unica domanda ragionevole è: “Se esiste un metodo alternativo più economico, veloce, efficiente perché non utilizzarlo?” Davvero però mi avventurerò in questa difficile vicenda non ora, ma sicuramente in un secondo momento.

Chi si discosta dal nuovo ordine è visto come orribile trasfigurazione del male, essere demoniaco senza sentimenti e disumano.

Animal Rights Activists Protest In Israel
Una prescelta di Anubi nella dura lotta contro i mangiatori di carne

Interessanti le parole del segretario di Federfauna: “Molte affinità animalisti-nazisti” – “Trovo che il chiedere di vietare la sperimentazione sui topi e proporre in alternativa di farla sui carcerati abbia molta affinità con il nazismo. Massimiliano Filippi, segretario generale di Federfauna, spiega il perché dell’iniziativa: “La critica all’antropocentrismo, il radicalismo, la ricerca della purezza intesa come virtù, come superiorità morale e l’intolleranza e l’antidemocraticità nel volerla imporre, anche con il ricorso a forme di violenza e di razzismo, accomunano l’ideologia animalista a quella nazista. Poi, sappiamo tutti cosa fecero i nazisti alle persone”.

Il discorso, come la maggior parte delle persone di senno comprende, non si applica a tutti gli animalisti, ma solo a coloro che come afferma anche il segretario di Federfauna ostentino, non si sa poi come si possano permettere, forse scelti da Anubi stesso, una superiorità morale e un’intolleranza spesso espressa sotto forme violente, e con forme violente mi riferisco non a un atto meramente fisico, ma a un azione squisitamente psicologica: cortei funebri  con animali morti o pezzi di questi, (favorendo al contempo la vendita di carne), persone che si distendono come morte per terra simbolo del massacro perpetrato dagli uomini nei confronti degli animali, che Dio ci facesse il dono di portarsi via quei maldestri figuranti e quel triste teatrino.

Il fastidio è enorme perché io non vado certo alla porta di un animalista e insceno un Romeo e Giulietta, dove io, Tebaldo, uccido a colpi di forchetta la melanzana Marcuzzio, a “mo’ di denuncia” per chi mangia verdure, o gli sbatto in faccia una bistecca da un chilogrammo per farlo sentire in colpa poiché non gusta le carni.

Enorme rammarico poi nel vedere l’umanizzazione dell’animale stesso, che non solo sta a significare il poco rispetto che si ha nei confronti della stessa creatura, perché un cane è un cane, la sua natura non va certo mortificata con addobbi natalizi, vestiti all’ultima moda firmati da Lessi Style, non possiamo, anzi non dobbiamo proiettare le nostre debolezze su un animale cercando di compararlo a noi, perché un animale è, sarà e rimarrà per sempre un animale e il rispetto nei suoi confronti è dovuto proprio in quanto animale, mentre invece nel nostro presente le differenze sono viste come orribili deturpazioni e il nostro diniego della realtà delle cose fa sì che noi diveniamo mostri orribili, snaturando gli animali, divenendo noi delle bestie che si accettano e non accettano la natura di una creatura diversa da lui, siamo troppo soli e stupidi.

Il rispetto del diverso, di chi non la pensa come noi, il confronto civile sono caratteristiche umane, l’animalista che non le ha forse è solo un uomo che ha perso l’unica caratteristica che lo rende tale: la ragione.

Il mondo è vario, di persone, animali, di posti e pensieri, spero solo che con gli agnellini morti che si portano in giro per impietosire la gente gli animalisti poi non li buttino nella spazzatura, che c’è gente che muore di fame.

Matteo Taccola

matteo.taccola92@gmail.com

 

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Matteo Taccola

Sono uno studente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, curioso, estroverso, mi piace scrivere.
Ho voluto accettare la sfida postami da “Uni Info News”, mettermi alla prova e scrivere quello che penso con l’intenzione di potermi confrontare con tutti quelli che ci leggono.

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4 thoughts on “Evoluzione(?): da nazisti ad animalisti o viceversa?

  1. Taccola,

    dire che il suo pezzo non sia originale credo sia poco. Riduttivo è davvero poco. Vi si trovano tutti quei luoghi comuni sentiti e riascoltati ad libitum nella maggioranza degli specisti. Per amor di logica tuttavia è importante farne una disamina accurata.

    Le contesto in primo luogo la strategia, accostare il nemico del momento al “male assoluto” dogmatico, ossia il Nazismo (o razzismo, violenza ecc….), è un trucco vecchio, anche se purtroppo di facile e immediato effetto presso menti semplici e disinformate. Strategia intellettualmente assai vile che sarebbe del resto facile ritorcere contro il mittente, come segue:

    1.
    – lei ha espresso la speranza che “Dio si porti via quei maldestri figuranti e quel triste teatrino”; in pratica il desiderio di far sparire (morire?) gli animalisti che manifestano. utilizzando la sua stessa “arma” sarebbe molto semplice per me paragonarla quindi agli stessi nazisti che proclamavano “Gott mit uns”, nella speranza che li aiutasse a “liberarsi” da “giudei”, “inferiori”, “zingari”, ecc… ecc…. Ognuno invoca un dio che lo liberi dal nemico.

    Ma non lo farò. proprio perché non condivido una retorica vile e superficiale tesa a demonizzare l’avversario. Resta il fatto che la strategia non le fa onore. Basterebbe l’esemio di Tolstoj per smentire l’equazione animalisti=nazisti, falsa e non esaustiva dell’insieme.

    Al massimo i nazisti potevano condividere alcune prese di posizione, ma questa “intersezione” degli insiemi è ben altro che una dimostrazione della loro identità.

    2. Lei è bugiardo o perlomeno disinformato quando afferma che gli animalisti definirebbero l’uomo come “bestia”, posso confermarle che la grandissima parte degli animalisti che conosco per coerenza rifiutano questa equazione, anzi, ritengono l’uomo (e io fra questi) peggiore di qualsivoglia bestia. Falso è quindi questo suo assunto.

    3. Sul Beccaria ha ragione, personalmente ad esempio dissento e trovo che certi soggetti meritino qualcosa per cui il bravo Beccaria si sarebbe tranquillamente irritato. Questo è l’unico punto su cui mi sento di concordare grosso modo con la sua analisi. Peraltro non trovo affatto obbligatorio che si debbano avere gli stessi standard in materia di pietà. Libero di sentire ciò come espressione di barbara imbecillità. Sarebbe ricambiato da un punto di vista altrettanto libero e opposto che trova barbarico garantire pietà a chi la nega nel modo più radicale. Punti d vista semplicemente inconciliabili.

    4. Ma è proprio qui che lei si procura il secondo inciampo logico. Degli Illuministi (Beccaria incluso) si potrebbe asserire che perlomeno postularono la limitazione della libertà al nuocere al prossimo – banalmente “la mia libertà finisce dove comincia la tua, dove non danneggio l’altro negli stessi diritti”. Si può essere secondo me o non essere d’accordo con questo assunto, ma se lei è d’accordo, come afferma, la sua libertà di uccidere per nutrirsi confligge evidentemente con la libertà dell’animale di vivere. Chi rifiuta – per animalismo, scelta o diosacosa – di nutrirsi perlomeno di esseri viventi complessi commette per principio molto meno male e ferisce molte meno libertà di chi specista si nutre di carne. Matematicamente: se mi nutro di verdure uccido un tot di esseri viventi privi di sistema nervoso centrale, se mi nutro di carne uccido sia l’animale che l’erba di cui si è nutrito (accompagnandolo con altre verdure), moltiplicando – è matematica e non opinione – le vittime e il dolore esponenzialmente. Tra le due scelte “obtorto collo” illuministicamente vincerebbe quella del minor danno possibile (scelta vegan e animalista). Sui numeri.

    5. Se facciamo una gara a chi è più razzista lo è di certo lo specista, che postula l’uso di esseri inferiori come cibo e cavie dell’animalista che allarga il cerchio dell’ampatia a più esseri comunque. Qui non ci piove, a meno che non si voglia stravolgere il senso delle parole e della logica.

    6. La fiaba dell’umanizzazione: gli animalisti seri potrebbero fornirle migliaia di esempi in cui si provano consapevoli della specificità animale e della sua non-umanizzazione. Certo fa più pro prendere il mucchietto di disinformati e superficiali per passare per vera un’asserzione falsa. Un po’ come dire che tutte le donne sono puttane false per aver preso un due di picche e poco gentile dalla prima stronza che passa.

    7. Sul fastidio che gli specisti “non danno” ai vegetariani/vegan/aniumalisti…. Per lei le credo. Le confermo purtroppo che al contrario, sia per esperienza personale, che indiretta, se elencassi i motti di spirito, battutacce, insulti, cattiverie gratuite, esibizionismi porchettari di cui gli omnivori/specisti hanno fatto bersaglio gli animalisti in netta minoranza numerica (perciò colpevoli dell’aggravante della viltà data da un’aggressione di massa….) beh: le getterei davanti agli occhi una dozzina di elenchi telefonici. Il che se mi costringe a complimentarmi con lei per non aver fatto il Mercuzio con le melanzane…. mi porta anche a credere che lei sia vissuto in una bolla di vetro, perché di Mercuzi melanzananti e porchettari oscenamente orgogliosi e esibizionisti – incluso un mio parente cacciatore che si dilettava di raccontare della triste fuga di un cinghiale sbudellato… – è pieno. Il mondo è strapieno.

    augurandomi che per una sola cosa Hitler sia stato profeta lucido, statisticamente anche il peggiore ci acchiappa…, la saluto con arguzia e riguardi.

  2. Innanzitutto La ringrazio perchè ha aperto un interessante incontro-scontro culturale, civile, in cui lei, devo ammettere, dialetticamente superiore nella forma e nei contenuti mi ha sorpreso nel voler non sbrigativamente chiudere la pratica di questo articolo.
    Le riconosco il merito di un’approfondita analisi che sicuramente arrichisce me e mi farà trovare più pronto nel prossimo articolo che intendo scrivere e che spero Lei legga e controribatta come ha fatto con questo.
    Cerco, quando possibile, di risponderLe punto per punto, nell’intenzione di essere il più preciso possibile:
    1-“Dio si porti via quei maldestri figuranti e quel triste teatrino”; in pratica il desiderio di far sparire (morire?) gli animalisti che manifestano. utilizzando la sua stessa “arma” sarebbe molto semplice per me paragonarla quindi agli stessi nazisti che proclamavano “Gott mit uns”, nella speranza che li aiutasse a “liberarsi” da “giudei”, “inferiori”, “zingari”, ecc… ecc…. Ognuno invoca un dio che lo liberi dal nemico.
    La mia affermazione non intende di certo descrivere una chissà quale la preghiera rivolta a una divinità superiore che uccida delle persone, altrimenti il nazista come ha ben più che approfonditamento spiegato Lei sarei io e che ipocrita allo stesso tempo nell’indicare un paragone fra una categoria di persone che prendo in esame e i nazisti se poi il nazista fossi proprio io, tutt’al più la deve intendere come sparire, ma non c’èra animosità in quella frase.
    Le faccio un esempio chiarificatore: quando al teatro vede un dramma interpetato orribilmente spera solo che tutto ciò finisca al più presto, non vuole certo la morte delle comparse o dell’intera compagnia, quel Dio è solo un’invocazione.

    2-Sul secondo punto mi è dispiaciuto essere definito bugiardo, questo mai, non è nel mio stile, non sarebbe nemmeno fruttuoso per un qualsivoglia dialogo civile, Le posso assicurare però che molti che si professano animalisti definiscono l’uomo cito testuali parole: “La vera bestia”.
    Si apre qui in realtà un complesso discorso fra coloro che si definiscono animalisti e nei fatti non lo sono e coloro che lo sono e pervicacemente abbondano nell’errore.

    3-Non posso certo ribattere. Ognuno ha una propria sensibilità.

    4-Qui inizia forse lo scontro più interessante e spero in una sua risposta e spiegazione civile, come Lei è sempre stato, riporto il Suo testo per collegarmi meglio: “Degli Illuministi (Beccaria incluso) si potrebbe asserire che perlomeno postularono la limitazione della libertà al nuocere al prossimo – banalmente “la mia libertà finisce dove comincia la tua, dove non danneggio l’altro negli stessi diritti”. Si può essere secondo me o non essere d’accordo con questo assunto, ma se lei è d’accordo, come afferma, la sua libertà di uccidere per nutrirsi confligge evidentemente con la libertà dell’animale di vivere.” Nei confronti di un animale ho la massima libertà,(anche se io stesso non compierei certe azioni), perchè dove l’uomo ha delle libertà le stesse libertà un animale non le può avere poichè lo stesso non le ha nè richieste, nè conquistate, io non posso danneggiare un animale perchè l’animale non ha i miei stessi diritti positivamente parlando, almeno che lei non sia un giusnaturalista e se ciò è vero il discorso si snoderebbe su posizioni assai diverse.

    6-Lei ha perfettamente ragione nel voler specificare gli animalisti seri. Come posso capire se la mia asserzione è falsa? Prendiamo il caso in cui la maggior parte degli animalisti non sia seria, l’asserzione è vera, oppure no? Qual è il criterio che vuole scegliere perchè un’asserzione sia vera o meno? Assolutistico, maggioritario? Qualora vi sia un solo animalista serio che afferma di essere consapevole dello sbaglio dell’umanizzazione, ma tutti gli altri invece non ne avessero sentore? La mia asserzione sarebbe falsa? E se invece fossero 10, 100, 1000, ma la stragrande maggioranza non ne fosse consapevole dell’errore nell’umanizzare un animale?
    Ovviamente il ragionamento vale anche all’inverso.

    7- Sulle offese che i vari gruppi si lanciano non do nemmeno più di un grammo di importanza. Conosco la vicenda, forse non bene come Lei, ma ho amici di entrambi gli “schieramenti” Montecchi e Capuleti. Esperienze comunque.

    La ringrazio comunque ancora una volta per una risposta di alto contenuto in cui Lei senza uscire da schemi di buona creanza è riuscito a farmi riflettere.
    Riconosco le posizioni discordanti in cui ci troviamo, ma realmente, genuinamente apprezzo la sua analisi.

    Cordialmente La saluto,
    nella più che piacevole speranza di vederla commentare il prossimo articolo.

    Matteo Taccola.

    P.S. Merito in più la Sua firma, molti si nascondono oggi giorno dietro falsi nickname!

  3. Ciao, ci conosciamo di vista, e mi sembra di ricordare di aver avuto una volta una specie di mini-dibattito faccia a faccia con te (potrei sbagliarmi!).
    Da una parte ammiro la tua ostentazione di cultura. Dall’altra provo ribrezzo nel leggere per l’ennesima volta tante storture logiche, banalità, generalizzazioni accostate e condite da un “Il discorso, come la maggior parte delle persone di senno comprende, non si applica a tutti gli animalisti”.
    Gli esagitati, e ce ne sono parecchi fra gli animalisti, sono detestabili. Ricorrono alla violenza per combattere la violenza, ai luoghi comuni contro altri luoghi comuni, all’illegalità nelle sue sfaccettature più pericolose. Non mi allineerò mai con loro.
    Sono animalista: non per questo sono però sostenitrice della violenza, delle offese, dei melodrammi, della stupidità e di vanitosi sensi di superiorità.
    Nessun animalista lo è in quanto tale.
    Ribatterò al tuo articolo in maniera più diffusa e puntuale, se non altro perché la piccola percentuale di saccenza che è in me non mi permette di restare in silenzio.
    Nel frattempo una noticina, che in realtà secondo me non conta neppure più di tanto: Adolf Hitler non ha mai perseguito un’ideologia animalista e non era vegetariano. Per me può anche aver dichiarato il suo amore incontenibile per i paperotti, ma mi risulta che abbia dato inizio a guerre, invasioni, campi di concentramento per umani e sperimentazioni terrificanti su varie specie animali.

  4. Torno qui a replicare rapidamente alle osservazioni specifiche di Taccola.

    1. Recepisco la metafora del suo “Dio se li porti via…”. Ripeto a titolo di chiarezza che comunque non mi passa per la testa di darle del nazista a ogni modo,per sconfessarla, tutt’altro.

    2. Preciso la definizione. Non è assolutamente mia intenzione – non conoscendola – darle del bugiardo tout court, non oserei mai, in generale parlando; sullo specifico intanto le ho ovviamente concesso il beneficio del dubbio – disinformazione – altrimenti mi limitavo e mi limito ancora a dire che riguardo a questo punto, se non si tratta di cattive informazioni da parte sua, si tratta di una falsità. Si può mentire una volta senza essere per forza dei Pinocchio… alla peggio. Credo che a ogni modo il termine bestia sia usato in senso metaforico e spregiativo. Concordo con il pessimo uso del lemma, con lei. Come animalista considero il termine “bestia” merito, e “uomo” per lo più infamante, con rare eccezioni. Me compreso nell’infamia di essere un umano (la cosa mi spiace).

    3. Le porrei una domanda precisa su questo punto. Prenda il caso banale A: un animale su cui l’uomo sperimenta un veleno. Caso B: un pedofilo acclarato su cui dei “nazisti” (uso le sue categorie) abbiano deciso di sperimentare. Le chiedo: posto che l’animale viene sic et simpliciter legato a un tavolo e usato come cavia senza che abbia commesso niente; posto che il pedofilo oltre ad aver fattivamente violentato una dozzina di fanciulli abbia avuto – lei studia giurisprudenza e capirà – il beneficio del: dubbio, di un dibattito, di un processo, di una difesa equa e attiva, di un giudizio di pari (posto che non sia un processo farsa o una sentenza ingiusta), le chiedo: fra i due casi chi è stato quello che ha avuto più possibilità eque di salvarsi. L’uomo o l’animale? Chi è stato trattato con più “umanità” o giustizia: l’uomo o l’animale? Secondo me la conclusione verte decisamente a favore del pedofilo che a differenza della bestia ha goduto non solo della possibilità di difendersi e argomentare, o impietosire i suoi giudici, ma anche di una verifica scrupolosa delle sue colpe. Di un procedimento legale. Trova ancora disumana la cosa? Se disumana è penso che sia assai più disumano fare questo a una bestia innocente e per giunta priva di processo! Ma vorrei sentire il suo parere: chii è stato trattatto peggio, A o B?

    4. Il punto è decisamente complesso e apre una discussione ardua e delicatissima. Le chiarisco in sintesi le mie posizioni.

    4.1 Non sono un giusnaturalista, penso molto semplicemente che non esista neppure un diritto positivo. Non esiste di fatto che questo semplice meccanismo: volontà e potere. Nietzscheianamente chi vuole si predispone a fare, potendo farlo. Il che non stabilisce né il bene né il male ma solo la possibilità di volere e poter fare qualcosa. Voglio salvare 1.000 lebbrosi? Posso farlo? Li salvo. Voglio ammazzare 1.000 bambine coi capelli rossi? Posso farlo? Le ammazzo. Non scenderà alcun diritto divino né alcuna mano dal cielo né alcuna legge di natura (giusnaturalismo) a fermarmi, nell’uno come nell’altro caso. Il che pone l’autonomia totale della scelta etica interamente nelle nostre mani. L’unico elemento su cui si può discutere è la coerenza con le proprie scelte. Questa sì è verificabile e questionabile. Brevemente non ho grossi problemi a capire – pur non condividendo – la posizione di chi, specista, ritiene gli animali inferiori e a uso libero e consumo della superiore specie umana. Ma se è questa la regola del gioco è lo stesso meccanismo dei nazisti – mutano solo i bersagli. Animali al posto di ebrei. Si può girare intorno mille volte alla questione, di peggio c’è che i nazisti sono stati specisti interspecie, concedo quindi una gravità più radicale, ma il meccanismo è il medesimo. Da superiore uso l’inferiore per i miei cazzi. Allora è proprio l’incoerenza che mi fa girare filosoficamente e umanamente le balle: non si può adottare la stessa logica dei nazisti (specismo) e dare del nazista a chi estenderebbe l’empatia oltre la specie. Si tratta di ipocrita incoerenza. Se si ammette questo accetto tranquillamente la diversità di vedute. Personalmente ho scelto l’animalismo perché mi va. Punto. Non ho bisogno di altro per avere conferme. Mi infastidisce ripeto più l’incoerenza che la mera, esplicita, professione di crudeltà.

    6. Lei ha sllevato un’obiezione valida e pressante. Mi obbliga a riformulare. Ammetto e riconosco che l’obiezione della serietà è filosoficamente debole. Un’argomentazione debole (in termini squisitamente filosofici). La mia esperienza tuttavia mi invita perlomeno a caldeggiare nell’animalismo posizioni coerenti con gli asunti di partenza. Il radicalismo secondo me è l’equivalente della sovrabbondanza di energia necessaria a vincere l’inerzia di una situazione. Si scontra con il reale, infine viviamo impastati nella realtà presente e le sue diecimila contraddizioni, ma credo che un radicalismo forte vada mantenuto per assicurarsi uno sforzo e un impegno capace di superare le contraddizioni. Non mi preoccupa il grammo di pesce mangiato dal vegano quanto l’abbuffata di chi rinfaccia al vegano al coerenza, coerentemente parlando penso si possa dire che il secondo è più incoerente fra i due. O sbaglio?

    Credo sia un piacere parlare con Lei. Cordiali saluti.

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