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Freccero al Festival del Ridicolo: “il ridicolo è contro la casta.”

“La tivù non si misura sulla qualità, perché la qualità è sempre sottrazione”

LIVORNO – SABATO 26 SETTEMBRE 2015: E’ con questa frase che Carlo Freccero, già nel 1999, metteva in chiaro che cosa la tv stesse diventando; un luogo dove qualità ed auditel non possono stare sullo stesso lato della medaglia, un luogo dove per fare ascolti, e quindi profitto, è necessario produrre trasmissioni di massa e non di qualità.
Questa “legge” descrive bene chi sia Carlo Freccero, autore televisivo e grande esperto di comunicazione, che in tutti questi anni si è confermato essere una voce critica della televisione, rifiutando sempre di conformarsi al buonismo ed alle opinioni ottimiste sul ruolo sociale-culturale della televisione italiana.
Freccero, ex direttore dei palinsesti di Canale 5 ed Italia 1, ex direttore di Italia 1 e di Rai 2, nel 2008 ha fondato Rai 4, per poi nello scorso Agosto, in quota M5S, diventare membro del Consiglio d’Amministrazione della Rai.
Questa mattina doveva essere presente al Festival del Ridicolo, a Livorno, in occasione della seconda giornata di eventi, interventi e riflessioni sul significato della satira e dell’umorismo, per presentare un suo testo inedito sulla comicità. A causa di alcuni problemi familiari non è potuto essere presente. Le parti di Carlo Freccero, che ha intervistato se stesso in un testo inedito, sono state così interpretate da Marco Ardemagni, conduttore radiofonico di Rai Radio 2, e Stefano Bartezzaghi, giornalista e scrittore Italiano.
I temi trattati nel suo monologo sono stati molteplici. Ascoltiamo le sue parole:

 

L’attentato a Charlie Hebdo, la satira non è più satira
La riflessione sulla comicità è cambiata. Prima c’erano tante tipologie di comicità, diverse in ogni paese, ma sempre accomunate dall’intrattenere il pubblico; dopo Parigi l’opinione pubblica occidentale e la satira hanno cambiato forma ed hanno assunto un significato diverso. La comicità è diventato un valore Occidentale da difendere contro l’integralismo islamico.
La comicità si è così trasformata in una cosa seria, andando a mirare su contenuti che hanno una certa rilevanza politica e culturale. C’è da dire che l’integralismo è diverso dall’islam, come il cristianesimo di oggi è diverso dai periodi delle Crociate e delle Inquisizioni. La reazione, lo scontro e la guerra sono state anche legate alla comicità. Anche Umberto Eco, ne il “Nome della rosa”, si basò su questo. Tutti gli omicidi del romanzo erano legati ad un testo inedito sulla commedia e sul riso, ovvero l’ultima copia del secondo libro della “Poetica” di Aristotele, che a noi non c’è mai pervenuto. Forse questa parte del libro non è stata trascritta perché la comicità non fu ritenuta consona alla cultura di quei tempi.
L’integralismo caratterizza tutte le religioni monoteistiche, ma in Occidente esso si è trasformato ed è stato rimosso dalla cultura occidentale grazie all’Illuminismo. C’è da dire, tuttavia, che l’avversione al riso è similmente un’avversione nei confronti della satira. Queste avversioni si sono tradotte nelle sfera sociale con il conformismo e con il perbenismo sulla cultura dominante . La manifestazione comica, la lettura umoristica e l’ironia si tendono ora a vedere come elementi portanti ed istituzionali della nostra società. Questi sono così interpretabili in chiave eversiva, perché se la comicità è contro il potere diventa satira. La satira, a sua volta, diventa una valvola di sfogo della società verso il conformismo. Ma ora il potere è sempre più insofferente al riso.

 

La direzione di Rai 2, la comicità autoreferenziale e la comicità come sorella minore.
In Rai 2 capii che il potere stesse diventando sempre più insofferente al riso. A Sanremo, per fare un esempio, la canzone comica arriva sempre seconda, c’è sempre una sorta d’interdetto del riso (come nel caso del secondo posto di Elio e Le Storie Tese) , perché la comicità è vista come una sorella minore della musica e della televisione. Anche la cultura occidentale ha bisogno di tempo, in Rai 2 abbiamo cercato di far entrare il riso dalla porta principale, realizzando un laboratorio sulla comicità permanente. Il comico come linea editoriale è stato rivoluzionario, come la comicità stessa che è critica argomentata. Rai 3 era sulla tv verità, mentre su Rai 2 la comicità era sull’autoreferenzialità, poiché guardava alla comicità in sè per poi declinarla nelle sue varie forme.
Perché comicità è anticonformismo? Il riso non può essere controllato, è una cosa involontaria, che a volte avviene senza un motivo apparente. Se lo straniamento presiede nell’opera d’arte, e quindi avviene automaticamente, anche il riso è suscettibile di automatismi; il riso è il contrasto tra meccanicità e vita, come pensava Bergson, poiché trasforma il corpo in puro oggetto. Oppure, come sostiene Freud, il riso proviene da contenuti inconsci da parte di chi fa e da parte di chi riceve la battuta. Sono stati così elaborati diversi pensieri sul significato del riso, ma la cosa certa è che esso avviene naturalmente.
L’editto Bulgaro, quando la comicità viene messa alla Berlina
La società si costruisce sul conformismo della maggioranza, la politica è “sondocratica” perché si fonda sulla maggioranza espressa dai sondaggi e la tv si basa sull’audience, che premia la quantità di pubblico. La tv premia il prodotto mediocre, il banale e l’elementare.
In questo contesto c’è il seguito del comico. Il comico seduce, è opinion leader e solo l’integralismo lo rifiuta. Con la programmazione di Rai 2 la comicità non aveva finalità politiche, ma allora perché fui epurato con l’editto Bulgaro?
Il servizio pubblico venne accusato di essere usato in maniera criminosa, ma la satira è smascheramento della propaganda di qualsiasi partito. Io ebbi più critiche dalla sinistra, ma l’opinione pubblica percepì che destra e sinistra fossero una sola cosa. Sinistra e destra vennero percepiti come un’unica classe politica dove l’unica opposizione a questo blocco era costituito dal comico. Il comico si stava trasformando in leader politico. Perché venni accusato di fare politica? Rai 2 fu la comicità e creò un nuovo modo di fare politica, una modalità fuori dalla logica dei partiti. Forse senza Luttazzi non ci sarebbe stato nemmeno Grillo. Dopo Reagan e Berlusconi, la politica è stata rivoluzionata. Senza ideologie, ma solo con leader-intrattenitori che scelgono i propri collaboratori in base alla fotogenia e all’immagine che essi sono in grado di dare. L’opposizione sparisce dalla scena politica, il leader è al centro della scena e domina i media. L’opposizione cerca solo di smontare il premier con discorsi complessi, il comico seppellisce invece il potere con la satira. Nella seconda Repubblica, il nemico smascherato dalla satira divenne la casta e l’italiano medio non si sentì più cittadino tra cittadini, ma si sentì parte in uno scontro tra poveri e ricchi, tra politici e cittadini. Così si è venuta a creare una dicotomia eterna e inattaccabile tra sfruttatori e sfruttati, o meglio, tra casta e popolo. Ma allora siamo tutti di sinistra? La sovrapposizione ideologica Destra-Sinistra è venuta meno, e quindi, l’italiano medio, che nel suo essere parte del popolo e quindi contro la casta dovrebbe essere di sinistra, in pratica non lo è. Invece di fare la rivoluzione, la comicità mette il potere alla Berlina.
Da questo modalità della cultura di massa di intendere la comicità e l’ironia vengono mosse delle critiche. Per esempio, lo scrittore statunitense David Forster Wallace sosteneva che l’ironia, in quanto modo di cattura l’attenzione del pubblico da parte dei mezzi di comunicazione, generasse un nuovo conformismo. E’ poi avvenuto ciò?

La censura e la comicità contro casta negli anni 80’ e 90’. Uso criminale della tv?
La comicità varia nel tempo. Drive in è stata la prima strumentalizzazione delle donne, ma esso è figlio della censura che venne meno in RAI del corpo femminile. Subito dopo esplose il nudo in tutte le trasmissioni televisive.
Negli anni 90 la censura investì l’informazione politica. Dall’informazione si andò verso l’infotaiment. Il vuoto d’informazione è stato rimpiazzato dalla critica verso destra e sinistra del comico. L’idea è che non c’è più destra e sinistra, ma solo casta e popolo.

 

Paolo Gambacciani e Nicola Pomponio

 

 

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