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L’incubo del non ritorno

Quasi un anno fa analizzavo il possibile 2014 di Andy Murray, con le dovute premesse del ritorno da un’operazione alla schiena e considerando la mancanza per più di 3 mesi dal campo di gioco.

Mai avrei immaginato una simile annata. Dall’addio di Ivan Lendl, il coach con cui ha vinto i tornei più importanti della sua carriera (tra cui Wimbledon e US Open), alla scelta di Amelie Mauresmo come nuova allenatrice (un evento nel tennis maschile la scelta di una donna-coach), si sono susseguiti dei risultati imbarazzanti, con sconfitte improbabili al master di Madrid, a opera di Giraldo (chi???), e al Queen’s, capolavoro di Nonno Stepanek.

Negli Slam del 2014 nessuna vittoria, 3 quarti di finale e una semifinale al Roland Garros persa conquistando solo 6 games, risultato imbarazzante anche se di fronte hai una leggenda della terra rossa come Rafa Nadal. Andy riesce, nonostante sconfitte clamorose, a qualificarsi per le ATP World Tour Finals, dove neanche può immaginare la figuraccia che sta per fare. Perde per la prima volta in carriera da Nishikori, col punteggio di 6-4/6-4, poi batte la “pippa” più clamorosa del torneo, Milos “mi ritiro” Raonic, fino al giorno della verità. Deve battere Federer in 2 set per qualificarsi alle semifinali, o è fuori.

I media britannici lo incitano, gli scontri diretti dicono 11 pari, insomma, tutte le premesse per un match da non perdere. Era meglio perderlo… Federer vince 6-0/6-1, dominando Murray e mostrando un tennis di altissimo livello. A fine match le spiegazioni si sprecano, tra cui le “coincidenze astrali” di Ubaldo Scanagatta o l’evidente differenza tecnica supposta dai Federer’s fans, ma l’analisi da fare a mio parere ha un baricentro: la fiducia.

Mentre uno (Federer) è ritornato al top dopo un 2013 disastroso, l’altro (Murray) ha pagato psicologicamente i risultati sconfortanti del 2014, rispetto a un biennio che lo aveva proclamato ufficialmente un “Fab 4”; dunque, se di coincidenza si vuole parlare, è sulla base del divario psicologico creatosi tra i due quest’anno che si deve valutare la partita. Perché Murray sarà anche inferiore a Federer, ma 6-0/6-1 è una dura batosta, si spera anche l’ultima per un tennista col morale al tappeto come il britannico.

Il 2015 è alle porte, forse, ripeto FORSE, l’ultimo anno buono per Andy per dimostrare a tutti il suo valore.

C’mon!

 

 

 

 

 

 

 

Piergiorgio Romano

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