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NAMACIAS

Charles Regoli è un giovane artista italiano nato a Cusco in Perù da genitori biologici discendenti dagli Inca e, adottato poco dopo la nascita, è cresciuto a Lucca da genitori putativi toscani. Questo doppio rapporto convive armonicamente in lui che, durante i suoi lunghi viaggi in Sudamerica, ha ricercato orgogliosamente e studiato antropologicamente la sua duplice radice, quella biologica e quella educativa. Questa ricerca curiosa e libera emerge nella sua esperienza come indipendenza (testimoniata dai suoi studi e interessi multiformi, dalla varietà di amicizie e incontri, dalle avventure ricercate fino al surf, suo sport preferito) e si declina nella sua arte attraverso l’utilizzo di materiali poliedrici e linguaggi visivi differenti: dallo scotch all’alluminio e al filo bianco, dalla fotografia (suo primo amore) alla scultura e alle performance; spesso un’arte fugace, destinata a compiersi in uno scatto o in un’esecuzione, rivolta garbatamente a coloro che hanno voluto e saputo coglierla per portarne via con sé un’emozione o un significato.

Dopo le sue prime mostre collettive negli spazi LUM (sia in quello originario di via Cesare Battisti che nella rinnovata ex officina della latta) e a villa Bottini, con NAMACIAS debutta nella sua prima mostra personale. Curata da Nicole Claroni, Presidente del Lucca Underground Movement, e GianGuido M. Grassi, la performance indaga il tempo, la quarta dimensione, trasformando lo spazio espositivo in un piano cartesiano con quattro assi, e proietta al centro del grande salone un’immagine ridotta dello stesso grazie all’ausilio realizzativo di fili bianchi: in dialogo con le ricerche degli anni ’60 sull’arte cinetica e programmata, ne risulta un’opera sempre nuova per lo spettatore che, muovendosi e divertendosi così a ricercare la prospettiva a sé più corrispondente, la guarda.

Intervista

G: Poiché da amico conosco bene la tua introversione, espressa nella tua arte “garbata”, mi ha stupito la tua intraprendenza nel cercare questa prima mostra personale. Qual è stato il fattore propulsivo? Sei emozionato?
C: Ho un progetto che ben si collegava a quello che avevo fatto e quello che volevo fare e questo ha incontrato l’interesse della curatrice Nicol P. Claroni. Penso che la parola giusta sia “incontro” tra una voglia di coinvolgimento e la mia visione. Emozionato no, sono curioso di vederlo finito.

G: Hai studiato e ti sei formato come fotografo; la fotografia ha accompagnato il tuo percorso fino ad oggi con incontri (come con il Maestro Massimo Vitali) e viaggi negli happening di tutto il mondo. Come sei arrivato a questa performance, passando dal “click” istantaneo alla ricerca di un tempo in divenire?
C: L’uso di un unico linguaggio non si adatta bene a quello che al momento voglio esprimere, la scelta che ho fatto ne è la prova e il mezzo migliore per espormi nella personale non poteva che essere questo.

G: In questa costante e multiforme evoluzione, “cosa vuoi fare da grande”?
C: Voglio continuare a crescere come ho sempre fatto da quando ho iniziato, voglio raggiungere una visione più ampia di quella che ho ora. penso sia lo scopo e la sorte di tutti.

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