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Recensione di 22 Jump Street

Recensione di 22 Jump Street

“Hill e Tatum portano avanti il brand con un secondo capitolo scoppiettante e esilarante, capace di divertire e interessare”

Trama 

Dopo le peripezie alle scuole superiori (due volte), grandi cambiamenti attendono gli agenti Schmidt e Jenko quando prendono parte ad una missione in incognito presso un college locale. Ma dopo che Jenko entra nella squadra football e Schmidt si infiltra nella scena artistica bohemienne, iniziano ad avere dubbi sulla loro collaborazione. Ora non si tratta più soltanto di risolvere il caso – devono scoprire se sono in grado di avere una relazione più matura. Se questi due adolescenti troppo cresciuti possano trasformarsi da matricole in veri uomini, il college potrebbe rivelarsi l’occasione migliore che gli sia mai capitata.

Recensione 

Che dietro al demenziale talvolta si possa nascondere una qualche forma di potenzialità o addirittura di genio, è cosa nota e 22 Jump Street non fa altro che rimarcare questo nostro assioma mettendo in scena una storia tanto semplice quanto piacevole e ben orchestrata.

Il diretto seguito di 21 Jump Street, uscito nel 2012, vero e proprio conquistatore al box-office, riesce ad evitare quella che sembra essere ormai una condanna certa per alcuni franchising, riconducibile ad alcune scelte di produzione nella realizzazione di sequel e secondi capitoli di saghe varie. Ad eccezione di alcuni lungometraggi che sono stati capaci di mantenersi su ottimi livelli anche con i propri seguiti, un po’ come si diceva nello Scream di Craven anni or sono , un secondo capitolo deve avere per forza un numero maggiore di elementi del primo, per sorprendere e dosare in modo massiccio tutto ciò che è ipotizzabile mostrare su schermo. Ecco spiegato perché talvolta, guardate Jurassic Park, Transformers, Alien 3, Rocky II, i seguiti a malapena riescono ad essere all’altezza dei primi episodi.

Se c’è un merito che però va dato fin da subito a 22 Jump Street è quello di essere riuscito a mantenere una linea costante con il capitolo precedente aumentando, sì la spettacolarità, ma non cambiando né il proprio registro né stravolgendo la propria distorta natura.

Lord e Miller fanno affidamento su Jonah Hill e Channing Tatum, duo scoppiettante che a volte su schermo ci ricorda i Blues Brothers, i quali riescono a gestire in modo egregio sia la storia che i loro personaggi, portando avanti un plot con estrema naturalezza senza farlo apparire artificioso o noioso. Dopo un incipit ad alto tasso di spettacolarità, accompagnato sempre da una chiara parodia dei film di azione, che esploderà nelle battute finali mostrando a volte persino un senso dello humour politicamente scorretto, il lungometraggio mette in mostra il proprio potenziale attraverso una vicenda come tante che è nelle proprie sfumature e particolari a convincere grazie a dialoghi ispirati e non scontati. 

Ritornare al College per Tatum e Hill, rispettivamente nei ruoli di Greg e Morton, non è solo una questione di lavoro, ma diventa un momento chiave e al contempo una prova di rilevante importanza per le loro vite. I due poliziotti sotto copertura dovranno non a caso vedersela con i proprio demoni e la cruda realtà, quella che ogni universitario deve affrontare e comprendere, ovvero che le vecchie amicizie non durano per sempre e lasciate le superiori, entrare in un nuovo mondo scolastico porta inesorabilmente a lasciarsi alle spalle un qualcosa del vecchio.

Al di là dell’aspetto puramente thriller è infatti su i protagonisti che si concentra il tutto, mostrando i loro cambiamenti, le loro emozioni, portandoli a separarsi e a (non) condividere esperienze che al contrario di unirli, porteranno loro a dividersi del tutto evidenziando così le tante diversità tra i due, affrontando il topos cinematografico/televisivo dello studente americano in pieno cambiamento approdato nel mondo di “chi vuoi diventare davvero”. Tutte cose già viste, senza dubbio, ma qui, complice la copertura e le indagini, la storia e la natura del prodotto, l’interesse rimane alto e costante senza scadere nel banale.

A farla da padrone, inoltre, ci sono le tante citazioni e dialoghi che si rifanno non solo al genere action, ma toccano anche lungometraggi di altri categorie come ad esempio, il chiaro omaggio a Terminator, Alien di Scott o ai Batman di Nolan o Pulp Fiction di Tarantino.

Commento Finale 

22 Jump Street è una commedia, con delle sfumature thriller, che riesce a conquistare lo spettatore grazie alla sua semplicità e cura, un lavoro che ricorda vagamente Hot Fuzz di Edgar Wright con Peg e Frost, ma che lasciate le verdi colline inglesi, porta l’attenzione del pubblico sui college americani senza eccedere nella caricatura o nella farsa. Con quel costante senso di parodia, presa in giro e provocazione, il prodotto grazie alla coppia Hill -Tatum gode di vita propria capace di brillare e convincere in ogni momento, senza mai cadere nello scontato o mostrarsi di cattivo gusto e pur mettendo in secondo piano l’intero aspetto “giallo”, questa mostra ancora una volta su cosa si fonda l’intera vicenda, vale a dire i due protagonisti veri e propri Show Men capaci di condurre il tutto non stancando mai. Un lavoro tanto superficiale e esilarante quanto piacevole e di buona fattura che farà ridere e divertire senza essere costretti di vergognarsi troppo per essersi lasciati andare ad una battuta di cattivo gusto.

Claudio Fedele

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