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“Inferno da camera”, Dante in 3D – Recensione

 

O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;

o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,

qui si parrà la tua nobilitate.  (Inf. – II)

 

 

E’ben difficile in effetti ricordare tutte le emozioni suscitate da Luigi Maio nel suo Inferno da camera, definito dal noto latinista Casaretto come “Dante in 3D”.

In un’atmosfera ottocentesca, definita dalle arie litziane, il “Musicattore®” – attore, musicista, autore, cantante – ci introduce in questo “inferno paradisiaco”, facendoci fruire il divin poeta in maniera tutt’altro che canonica.

Attraverso diavolesche smorfie, rauche tonalità e un linguaggio plurimo, questo Virgilio contemporaneo ci accompagna alla scoperta di un Dante completamente rinnovato nel suo essere poeta, autore, scrittore e, soprattutto, drammaturgo.

La pluralità di linguaggi, da quello musicale a quello grafico, da quello didattico a quello teatrale, si coniuga ad un’impostazione di base tesa al coinvolgimento del pubblico a 360°. Attraverso i disegni e l’accompagnamento musicale del Trio Malebranche (Francesco Bagnasco -violino, Luigi Tedone -fagotto, Enrico Grillotti -pianoforte), Maio riesce a creare un notevole clima di apprendimento, confermato anche dalla partecipazione di numerosi giovani e studenti.

Così, intervallati dalle terzine dell’Inferno si apprendono anche nozioni utili alla dinamica dello spettacolo, quali “la rossa bocca scenica”, “l’arlecchino scenico”, ed espressioni di uso comune quali “fare il diavolo a quattro” o “petardo”. Questa rilettura dinamica ci ricorda quanto contemporanei siano in realtà gli atteggiamenti e le tematiche alla sua base: l’invidia, la vendetta, la follia, l’immaginazione quasi paranoica e, infine, la più contemporanea di tutti, l’astrazione. E come non pensarci, ad un mondo astratto e digitale, contemporaneo al “nuovo Medioevo” che stiamo vivendo?

Luigi Maio ce lo ricorda attraverso suoni quali la Mephisto Polka o la Faust Symphonie, introducendo nel discorso anche temi forti ed attuali quali la necessità della cultura, di una buona scuola, di una giusta democrazia e l’orgoglio del “Made in Italy”.

Dante e Virgilio traghettati da Caron demonio (Dante Alighieri – La Divine Comedie illustrata da Gustave Dore, 1861).

“Il così detto ‘Melodramma’ che ci consente di sentir parlare italiano anche nei luoghi più lontani, basta che ci sia un teatro dell’opera”

Questo inferno “paradisiaco” sembra quindi fare da volano a stimoli che vanno ben oltre il piacere della fruizione teatrale, e si radicano nello spettatore, perché la “cultura è un atto democratico, che permette di trasformare le mosche in api … attraverso le sue armi, che sono quelle del bello, non quelle del commerciale!”

Quindi anche noi, al pari di questo superbo “Musicattore®”, ci auguriamo di diventare sempre più ronzanti api laboriose e non fastidiose mosche parassite!

 

 


Inferno da camera è una fantasia teatral cameristica che vede Luigi Maio, impegnato nelle personali vesti di Musicattore, dialogare con un agguerrito Trio d’eccellenza: Enrico Grillotti al pianoforte, Francesco Bagnasco al violino e Luigi Tedone al fagotto. Ad essi Maio affida una partitura dove, alla recitazione di alcuni suggestivi passi dell’Inferno dantesco, alterna brani da lui composti in stile lisztiano/paganiniano e citazioni originali delle opere più emblematiche di Franz Liszt, di cui Maio ha curato la riscrittura per trio: alla “bufera infernal che mai non resta”, farà eco il turbinio cromatico della “Dante Symphonie”. Alle malizie di Malebranche e Barattieri risponderanno gli sberleffi dell’Allegro scherzando del Concerto N° 1 o della Mephisto Polka. Ai sospiri di Ulisse si uniranno i singhiozzi dell’incipit del Concerto N° 2. Al ghigno di Vanni Fucci, l’ironico fugato del terzo movimento della “Faust Symphonie”. Le grida rabbiose del “mal seme d’Adamo” cozzeranno contro la solennità della Totentanz. Sarà concessa anche qualche ironica ‘intrusione’: una Barcarola in minore à la Offenbach accompagnerà la remata di Caronte, mentre quel ‘folletto’ di Gianni Schicchi, avvezzo ad azzannare rabbioso i compagni di pena, addolcirà un po’ il suo mordente nelle pagine dell’omonima opera di Puccini, di cui il genovese Musicattore ne canterà l’aria unendo la sua voce baritonale alla personale riduzione strumentale del brano pucciniano… in cui Liszt fa quasi le veci di Virgilio e dove la poesia dell’Alighieri si sposa alle note di un artista romantico in perpetua oscillazione tra Dante, Goethe e Paganini.

Per Inferno da Camera Luigi Maio è stato ospite all’Ambasciata Italiana a Londra in rappresentanza dell’Arte e della Cultura del nostro Paese (con i quali ricavati ha istituito borse di studio sul teatro a Cambridge), ha ricevuto il premio dell’Istituto Internazionale di Studi Italiani di Villa Durazzo, nonché la definizione di «primo Dante in “3D”» del noto mediolatinista Francesco Mosetti Casaretto, per la capacità del Musicattore Maio di «restituire tridimensionalità a ogni personaggio dantesco, grazie al trasformismo della sua voce e della sua mimica».

LUIGI MAIO: Musicattore® per sua definizione, è attore, musicista, autore e regista. Porta in scena i suoi spettacoli con i Solisti della Scala, Virtuosi Italiani, FORM e ORT, Orchestra del Regio di Parma, Orchestra del Carlo Felice, Virtuosi Italiani, Windkraft Ensemble, Roma Sinfonietta, etc. Dal Piccolo di Milano all’Argentina di Roma, dal Teatro alla Scala al Petruzzelli di Bari, Maio ha collaborato con solisti e direttori come Donato Renzetti, Bruno Canino, Marcello Panni, Mario Ancillotti, Francesco D’Orazio, Mario Brunello, Massimiliano Caldi, Alessandro Ferrari, Michele Mariotti, Alberto Martini, Kasper De Roo, Giorgio Bernasconi, Danilo Marchello, Alessandro Cadario, Tonino Battista, Sergio Pellegrini, Francesco Lanzillotta, etc. Ospite a Uno Mattina e Striscia la Notizia, Maio riceve il Premio dei Critici di Teatro (quale innovatore del Teatro da Camera e codificatore del “Teatro Sinfonico”©) e il Premio Ettore Petrolini. È Testimonial UNICEF nell’avvicinare i giovani al Teatro e alla Musica. I suoi successi comprendono classici di repertorio e opere da lui scritte e musicate: Histoire du Soldat, Pierino e il Lupo, Façade, Peer Gynt, Un piccolo flauto magico, Gli elisir di Dulcamara, etc. E’ rappresentante in Italia della Fondation Igor Stravinsky di Ginevra, presieduta da Marie Stravinsky, quale massimo interprete del Soldat. Ha curato la voce “Histoire du Soldat” per il Dizionario Stravinskiano edito dalla Fondazione ginevrina. Per il Tenore Francesco Meli, compone un Sonetto per canto e pianoforte, eseguito con successo alla Scala di Milano. 

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