La stagione concertistica offertaci dal Teatro Goldoni si chiude simbolicamente con un ritorno. Un ritorno all’essenza, alla purezza, alla spontaneità e alla poeticità, pur con tutte le sue sofferenze e contraddizioni, del periodo con il quale si apre la vita di una persona: quello dell’infanzia e dell’adolescenza. Infanzia e adolescenza capaci di suscitare tenerezza e passione, nonchè nostalgia e malinconia, anche attraverso la musica. Ed Andrea Lucchesini, affermato pianista toscano di spiccate e pregevoli doti musicali, che suona in tutto il mondo con le orchestre più prestigiose e vincitore nel 1994 del Premio Internazionale Accademia Chigiana, si fa interprete di questo tema affascinante, passando attraverso quelle composizioni di Robert Schumann, Claude Debussy e Sergej Rachmaninov che hanno indagato ed esplorato il mondo e lo spirito dell’essere bambini, magico e semplice allo stesso tempo. Una ricerca che non si ferma solo nelle correnti musicali classiche, dal romanticismo di Schumann al simbolismo di Debussy, ma che si inoltra anche in periodi più recenti: dagli anni settanta e ottanta del secolo scorso, infatti, ricava quelle composizioni piano jazzistiche di Chic Corea che si accostano al mondo dei bambini.
Un binomio, quello tra musica e infanzia, che nel ha visto secolo scorso una grande produzione di repertorio
Una riflessione che continua con le sei Children’s songs di Chic Corea. E qui lo scenario muta completamente, perchè la scrittura jazzistica dell’autore rivendica e realizza un’estrema libertà espressiva. Ritmi e accenti inusuali, ripetizioni e ritornelli sono i modi che il giovane musicista può utilizzare per familiarizzare con un scrittura pianistica e musicale nuova, inconsueta e accattivante.
Successivamente, tornando indietro al primo novecento, Lucchesini volge il suo sguardo a Claude Debussy, eseguendo il capolavoro Children’s Corner, che quest’ultimo dedicò nel 1908 alla sua piccola Emma. Sei piccoli composizioni in cui la circostanza gioiosa della paternità e la tenerezza per una bambina di tre anni producono un perfetto equilibrio espressivo tra illustrazione del mondo infantile e ammiccamento adulto alle mode dell’epoca. Qui dall’immaginazione e dalla idealizzazione della fanciullezza di Schumann si passa a una personificazione del mondo infantile: è attraverso una bimba vera che vengono creati dei quadri preziosi, in un’atmosfera lieve e una scrittura tersa che si accende di improvvisi bagliori sonori e sfumature ritmiche come un quadro impressionista. Oggetti, giocattoli e situazioni apparentemente insignificanti, come l’elefante di pezza di “Jimbo’s Lullaby”, la bambola del “Serenade for the Doll”, la neve che fiocca, acquistano grande importanza, non solo divenendo i soggetti delle singole composizioni, ma in quanto assumono un valore importante e significativo per l’esistenza della bambina.
Ma non c’è solo l’infanzia nell’immaginario che Andrea Lucchesini vuole raccontare con la sua musica
Andrea Lucchesini si è così dimostrato non solo un raffinato interprete e un grande pianista, ma anche un uomo dotato di un’acuta sensibilità, musicale e umana. Un concerto che ha saputo suscitare nel pubblico, non molto numeroso (ma d’altronde è sempre più difficile conciliare bravura e fama), una forte partecipazione emotiva, come dimostrano lo scroscio di applausi e apprezzamenti che, meritatamente, si è guadagnato.