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Recensione di Minions

Recensione di Minions 

Il ritorno in pompa magna dei Minions, dopo Cattivissimo Me e Cattivissimo Me 2, si rivela essere non solo uno spin-off con protagonisti i simpatici antagonisti di pelle gialla, ma un vero e proprio capitolo capace di fungere da prequel alle avventure sopra citate uscite negli anni scorsi.

Con un’introduzione capace di portare alla mente, per i colori e l’impostazione, quel Rayman videoludico nato dai creatori di Ubisoft, accompagnata dalla voce di Alberto Angela fuori campo, la storia dei Minions prende vita fin dalla loro genesi, quando non erano altro che esseri monocellulari, ma, al loro interno, già decisi a servire i cattivi, più cattivi, dell’intero globo.

I Minions, per quanto buffi, sono davvero crudeli, quasi cugini, alla lontana, dei cari Gremlins, che tuttavia, mantenendo sempre un’aspetto tenero ed impacciato, non vanno mai incontro ad un cambiamento o una dicotomia che accenda, in essi, un lato puramente malvagio ed uno estremamente benevolo, come accadeva per le creature di Joe Dante.

Il popolo giallo è un vero e proprio esercito nato per soddisfare i più oscuri bisogni dei cattivi di ogni sorta; che si parli di dinosauri, faraoni dell’antico Egitto, Napoleone o mostri marini, i Minions non perdono mai tempo nel prestare i propri servigi a coloro i quali reputano la quinta essenza del male.

Peccato, purtroppo, che il paradosso alberghi in loro costantemente, poiché sono tanto disattenti e eccitati all’idea di servire l’oscuro signore di turno, che finiscono irrimediabilmente per ucciderlo o farlo fuori in modo brutale. Così, i poveretti, sono costretti a spostarsi, come nomadi senza una casa, da una parte all’altra del globo, fino a quando, Kevin, Stuart e Bob, stanchi della vita monotona nella gelida Siberia, per salvare la propria specie dalla noia, decidono di partire per l’avventura, speranzosi di trovare un nuovo super cattivo a cui prestare i propri servigi.

Il terzo capitolo diretto da Pierre Coffin e Kyle Balda, è senza dubbio indirizzato ad un pubblico puramente giovanile, lo dimostra fin da subito un prologo portato avanti ad hoc per far innamorare i bambini dei tanti protagonisti occhialuti, ma al suo interno, i rimandi e le citazioni per un pubblico più colto, o quanto meno adulto, portano la pellicola a farsi apprezzare anche da coloro che, già da un pezzo, hanno superato l’adolescenza, grazie al frizzante linguaggio dei tre protagonisti, che mescolano frasi e parole di innumerevoli lingue ed alcune gustose citazioni cinematografiche.

Sia chiaro, Minions è un cartone di animazione che, se dal lato tecnico risulta impeccabile, dal punto di vista dei contenuti non offre poi molto su cui soffermarsi, se non un punto di vista interessante sul fatto che, i tre protagonisti, come il resto del loro popolo, siano sempre alla ricerca di un villain che, purtroppo, non riescono mai a soddisfare o servire nel modo giusto, riuscendo, al contrario, più volte ad eliminarlo o sconfiggerlo, quasi siano, a loro insaputa, più nobili d’animo di quanto possano credere.

Al contrario, dei molti eroi che popolano l’universo cinematografico delle animazioni, Kevin, Stuart e Bob non cercano assolutamente di apparire, agli occhi di tutti, come dei paladini, ma, e qui sta anche il bello della pellicola, le loro gesta, i loro errori, e la loro stupidità, li porterà, piano piano, a schierarsi, inconsciamente, dalla parte dei buoni. Non siamo di fronte, però, ad una redenzione o ad un atto di morale retorico ed atipico per la serie, i Minions, come è ben espresso nel finale, che si riallaccia ai capitoli precedenti, nutrono una vera e propria ostilità nei confronti di tutti gli abitanti della terra e continuano ad essere affascinati dal male, quello vero, puro e insolubile.

La pellicola, rimanendo attaccata esteticamente a Cattivissimo Me, è composta da innumerevoli siparietti divertenti, che aggirano i luoghi comuni dell’epoca (il film è ambientato negli anni ’60) e colorano l’avventura dei tre piccoli antagonisti con le sfumature e la musica dell’Inghilterra in piena era Beatles.

Il vero elemento, di fatto, che rende Minions un lavoro più che accettabile, è, al di là del reparto tecnico, l’aspetto legato alla colonna sonora, che non si vergogna di utilizzare pezzi pop-rock di quegli anni e vanta una tracklist davvero invidiabile. Il finale poi, con l’esibizione di Revolution è una vera chicca da vedere (e ri-vedere).

Dove il film viene meno è nel messaggio di fondo, quello su cui davvero verte l’intera storia, che, per fortuna, Kevin e compagnia sanno tenere sempre a galla sul lato dell’intrattenimento, ma che non raggiunge mai alte vette come solitamente fa la concorrenza (vedi la Pixar). Sarebbe ingiusto, tuttavia, bocciare il lungometraggio, poiché, amicizia, comicità, divertimento ed un po’ di stupidità, mai troppo gratuita, sono elementi sempre presenti e presi in grande considerazione, ed i Minions sono un popolo davvero affascinante e difficile da dimenticare, che vi siano piaciuti o che li odiate.

Minions è una pellicola ben costruita, in definitiva, non un capolavoro della settima arte, ma una forma di intrattenimento divertente e godibile, visivamente eccezionale, con trovate geniali e momenti comici che fanno della cattiveria quasi un pretesto per dare vita ad un caos generale esilarante, unito ad una messa in scena ben impostata ed una colonna sonora da urlo. Con i brani pop utilizzati, il film di Coffin e Balda farà breccia nei cuori dei bambini, ma anche degli adulti, non portandoli a rimpiangere di aver passato un’ora e mezzo in sala a veder tre piccoli mostri andare da una parte all’altra del globo alla ricerca di un cattivo che si rispetti. Minions è, per questo, un film consigliato, pur con tutti i suoi limiti ed una certa ed astratta ripetitività di fondo, ma a Kevin, Stuart e Bob questo, poi, non importa poi tanto, poiché niente conta quando dinnanzi a loro si materializza una “Banana!” e, una volta tanto, dei piccoli aspetti importanti, si può fare a meno anche noi.

Review Date
Reviewed Item
Minions, Sandra Bullock, Steve Carrell,
Author Rating
3
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