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TAKE OFF: quando l’amore ti salva

Take Off è un cortometraggio girato a Livorno nella primavera dello scorso anno e diretto da Andrea Capanna. Nonostante gli interpreti siano appena diciottenni, il film affronta tematiche importanti e complesse con delicatezza e raffinatezza. E’ una storia che parla d’amore, di coraggio e di speranza, offrendo delle risposte vere e sincere riguardo l’importanza di incontrarsi e capirsi.

Al centro c’è la storia di un ragazzo, Leo (interpretato da Simone Delucchi), che dopo aver visto annegare la propria madre affronta una drammatica lotta con sé stesso. Sentendosi responsabile, soffre tremendamente e comincia ad accusare pesanti disturbi alimentari, in un climax di rinuncia e dolore che desta la preoccupazione del padre (Luca Quaglierini). Eppure questi, lontano dal figlio, non riesce ad aiutarlo come vorrebbe.

Come un lampo, però, nella vita di Leo irrompe Chiara (Matilde Raddi), una giovane studentessa di teatro. Incarnazione delle più belle virtù, si avvicina al protagonista con gentilezza, ascoltandolo, riportandolo alla vita e offrendogli l’amore di cui aveva bisogno. Sarà poi con un atto di coraggio ed una scena d’azione che Leo avrà la sua “seconda occasione”, salvando Chiara e sé stesso.

Take Off è un film che si distoglie ed emerge nel panorama dei cortometraggi livornesi. Ciò grazie alla bontà del progetto, alla qualità di regia e recitazione (specialmente degli interpreti più giovani) ed alla umiltà e spensieratezza con affronta efficacemente temi così delicati, come la perdita di un proprio caro e le problematiche legate ai disturbi alimentari.

Per saperne di più sul film e sull’interpretazione della giovane co-protagonista, ho posto alcune domande proprio a colei che più mi ha colpito per spontaneità ed intensità: Matilde Raddi.

In una assolata mattina di inverno, mentre aspettiamo i due caffè che abbiamo ordinato, sorridente e curiosa come la Chiara del film, Matilde mi racconta come ha avuto origine Take Off: “tutto è nato per un progetto dell’Autorità Portuale. La volontà era quella di realizzare un cortometraggio sui disturbi alimentari, quindi Marco Conte (Teatro Vertigo) ha ideato, insieme al corso di scenografia e stesura testi, una trama che potesse adattarsi. Tutto ruota intorno alla possibilità che il protagonista riesca, grazie a delle relazioni interpersonali, a ritrovare la fiducia negli altri e in sé stesso”

Ma Chiara, così forte e gentile, così determinata e dolce, quanto ha a che fare con Matilde? “Sebbene non abbia collaborato alla stesura del copione, è un personaggio in cui mi sono facilmente riconosciuta. Forse io sono un po’ più sfrontata, Chiara è più timida ed introversa di me. Ma è un personaggio bellissimo, ha capito subito che Leo non stava bene ed ha cercato di aiutarlo”.

Stupito dalla maturità dell’interpretazione della mia interlocutrice, le chiedo in quanti altri film abbia recitato, scoprendo così che si trattava della “prima esperienza di cinema”.

Sicuro però che tanto talento fosse frutto di qualche esperienza, Matilde mi confessa che “dopo dieci anni di danza classica a livello professionale” tale da portarla fino alla Staatliche Ballettschule di Berlino, “sono stata costretta a lasciare per il troppo impegno a cui mi costringeva. Mi sono potuta dedicare così ad un’altra mia passione, quella per il cinema e sono approdata al Teatro Vertigo. Là dopo due anni di recitazione e di teatro, ho cominciato il vero e proprio corso di cinema, che ho seguito per un anno”. Purtroppo però, demolendo le mie speranze “è una passione che non potrò coltivare oltre, poiché i miei studi mi spingono in un’altra direzione, nonostante abbia amato far parte di quel gruppo”.

I caffè sono arrivati e a Matilde, che a soli diciotto anni ha già vissuto così tante esperienze artistiche, chiedo quale abbia preferito: “Sono diverse, esibirsi di fronte ad un pubblico è estremamente gratificante ed emozionante. Ma farlo di fronte ad una telecamera è più divertente e consente di esprimersi più liberamente”. In effetti penso alla scena girata al Gazebo della Terrazza Mascagni, alla dichiarazione d’amore in stile Grey’s Anatomy, che colpisce così tanto per intensità da far sembrare reale la relazione tra i due.

Ma Matilde, in effetti più audace di Chiara, in questo cortometraggio non si è mai tirata indietro, tuffandosi persino in quelle che sembrano le acque di fronte alla Fortezza Nuova: “No, non sono stata costretta a gettarmi nei fossi” mi risponde ridendo. “E’ stato davvero bravo Enrico Del Gamba, l’uomo dietro alla cinepresa, che con un montaggio accurato e delle inquadrature molto strette ha camuffato il vero sito del tuffo, avvenuto in mare. Nonostante questo le peripezie per girare quella scena sono state numerose e divertenti. Come partecipare a tutto il progetto, che tanto mi ha insegnato e altrettanto divertito”.

E come darle torto? Take Off è un piccolo gioiello nel panorama cinematografico cittadino. Sorprende, diverte ed emoziona. La narrazione della storia è efficace ed intensa, grazie anche ad una fotografia pulita e ad una regia fresca che si avvale di vari metodi di ripresa (dal grandangolo della GoPro in Mountain Bike, alle panoramiche girate con un drone). Così, tra le avventure dei protagonisti che hanno sullo sfondo gli scorci di quella Livorno che a tratti ricorda “Ovo Sodo” e la cura maniacale per i dettagli, posso soltanto consigliarvi di vederlo, invitandovi a farlo a questo link.

Take Off ci ricorda quanto sia bello amare.

Lamberto Frontera

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