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Trashopoli 7: Congresso PD e Procedura Infrazione, lo scontro come minimo comune denominatore

Amici delle manine (), la settimana appena trascorsa per cosa si è caratterizzata? Secondo noi per uno scontro generalizzato, ovvero per conflitti che si sono manifestati sia per argomenti di politica interna, che per argomenti economici ed internazionali. Per il primo, in merito al Partito Democratico, già all’inizio del suo Congresso (tanto per cambiare…) , si è assistito alle ribellioni degli outsiders Corallo (candidato alla segreteria) e della “Serracchiani 2.0” (alias) Katia Tarasconi (consigliera regionale semplice) con tanto di annessa polemica e trash politico, mentre, per i rapporti Italia-estero, per la prima volta nella storia dell’UE, il nostro Paese è sotto procedura infrazione per la crescita del suo rapporto debito pubblico – pil. Nonostante uno spread per i titoli a 10 anni sopra i 300 punti, l’umore non è mancato e, mentre Salvini festeggia il tutto con un post Facebook sulle foto dei gatti, tutto procede nell’ordinaria amministrazione. Ormai uno scontro, ovvero un’inedita bocciatura, non fa più notizia, il mondo e la politica italiana restano ferme con le solite polemiche spicciole. Vi diamo quindi benvenuti a Trashopoli 7: Congresso PD e Procedura Infrazione, lo scontro come minimo comune denominatore. 

Fatto Quotidiano, 20 novembre 2018

★★ – Emuli della Serracchiani cercasi, quando non si sa come cambiare un partito: All’assemblea nazionale del Pd di questa settimana si sono accesi i toni per l’invettiva mossa dal consigliere regionale di Piacenza Katia Tarasconi, subito ribattezza con l’epiteto di sapore caraibico “Pasionaria” (quasi fosse un’eroina del “Che”). La cui proposta di rinnovare la classe dirigente di partito viene registrata da tutte le fonti di informazione come rivoluzionaria tanto da attribuirle il soprannome già citato. Quello che appare ironico è che, nel suo intervento, anche a un’analisi superficiale, di sovversivo niente ci sia; piuttosto il tutto appare come una presa di coscienza logica, naturale, ovvia.
E’ disarmante constatare che un intervento di questa caratura politica faccia notizia pertanto, come disse Montanelli, delle due l’una: o i giornale tendono a fare notizia gonfiando un normalissimo contributo assembleare ideando la figura della giovane (non più tanto perché classe ’73) rivoluzionaria. Oppure, se questo è il meglio che è emerso da una assemblea nazionale di un partito che si reputa di sinistra, è chiaro che esso ha tradito la propria, ben nota, tradizione intellettuale; necessitando in conseguenza, se la Tarasconi consente il prelievo, un vero rinnovamento strutturale.

 – Comunisti clero con il rolex: Umiltà, pauperismo, partecipazione alle sofferenze degli ultimi: finalmente il nuovo San Francesco è giunto! Si chiama Gwann Sultana e, fresco di nomina come arcivescovo, festeggia sobriamente nella città di Żebbuġ, in Malta. No, non porta la tunica rattoppata e non si muove a piedi scalzi, preferisce un abito cremisi sgargiante e un mezzo di trasporto più adeguato al suo rango: una Porsche cabrio a trazione umana. Una cinquantina di bambini trascinano l’auto con due funi sotto la pioggia, con i genitori festanti che riprendono la scena e il prelato che saluta (VIDEO QUI). “È tradizione”, si difende questo probabile ammiratore del cardinal Bagnasco, che con il suo attico ha fatto scuola. “Sei un ameri’ano di lucca”, potrebbe obiettargli un livornese eccezionalmente mite, perché uno vero gli chiederebbe se gradisce anche la poco oxfordiana, classica fettina di ‘ulo coi pinoli.
Insomma, caro Papa Francesco, di lavoro da fare ne hai ancora tanto; per l’arcivescovo ormai è tardi, ma forse non lo è per quei volenterosi bambini: fai presto.

Repubblica, 21 novembre 2018

★★★★ – Calo delle temperature in vista? Ciò che è successo in Aula a Montecitorio nella serata di Martedi preannuncia momenti di freddo. Grande freddo. Armatevi di cappotti pesanti, cappelli, guanti e per chi vuole doposci perché l’inverno di questo esecutivo potrebbe essere iniziato. Mentre il ministro Alfonso Bonafede parlava difendendo i propri principi ed idee sulla prescrizione e sul ddl anti-corruzione, attaccando PD e Forza Italia, è avvenuto il congelamento. Al termine del suo discorso infatti, i deputati a cinque stelle hanno applaudito spellandosi le mani, mentre quelli della Lega sono rimasti composti, come al pranzo di Natale con i parenti. Il grande freddo arrivato dal Nord ha costretto gli uscieri di Montecitorio ad alzare i riscaldamenti perché sulla riforma della Giustizia c’è in ballo l’esistenza dell’intero Governo. Bonafede dovrà essere bravo a riscaldare la situazione, perché sta arrivando il grande inverno. Il ddl anticorruzione è stato approvato adesso alla Camera in cambio dell’approvazione del dl. sicurezza, peccato che questo dovrà essere nuovamente modificato dal Senato e poi approvato dalla Camera. Ma se il Governo non dovesse arrivare a mangiare il panettone cosa succederebbe all’agognato ddl anticorruzione?

Corriere della Sera, 22 novembre 2018

★★★★ – Woowowo arriva la renna di Salvini, l’Italia bocciataEd alla fine la tanto attesa letterina della Commissione europea è arrivata: il debito italiano non è compatibile con i trattati dell’Unione Europea. Cosa succederà? Al momento nulla, se non il perdurare dello spread a 300. Questo perché l’iter è molto tortuoso e prevede un’interlocuzione ripetuta sia con tutti i governi dei paesi dell’Unione Europea che con la Commissione stessa. Insomma, si parla di un’eventuale multa che scatterà ad aprile prossimo e che potrebbe variare in moltissimi modi, da un blocco dei fondi per gli investimenti ad una sanzione economica commisurata al PIL italiano in percentuale variabile, ad altre decisioni molto più soft. Tutto ciò è stato gestito comunque forse con astuzia da Salvini, il quale conscio di ciò continua lo scontro con l’UE. L’unico pericolo è rappresentato dallo spread sopra 300, ormai a questi livelli da più di un mese. Le banche piccoline sono a rischio e la Banca Carige ha avviato una procedura di salvataggio con il fondo interbancario italiano. Detto questo, la risposta del “Capitano” è stata “ci manca la letterina di Babbo Natale”, quindi perché commentare così? Incoscienza dei rischi o coscienza di una partita che ancora crede di poter vincere? Speriamo per il nostro paese che Wooowow mr. Santa Clause Matteo Salvini non si sbagli.

La Nazione – Sabato 24 novembre 2018

★★★★★ Non passa lo stlanielo? Sfidare il dragone cinese, di questi tempi, è assai rischioso.
Ne sanno qualcosa gli invasori Dolce e Gabbana, costretti a fare un patetico quanto efficace video di scuse nei confronti dell’intero popolo cinese.

Il trash si svela con le immagini, e può creare conseguenza importanti.
In questo caso un video di scuse tutt’altro che trash, più inquietante semmai.
Ma l’intera vicenda oscilla tra il patetico e l’assurdo.

Tutto inizia il 17 novembre, 4 giorni prima del mega evento organizzato per Dolce e Gabbana a Shangai: tre spot di avvicinamento all’evento, in cui una cinese prova a mangiare con le bacchette una pizza, un cannolo e la pasta, aiutata dalla voce maschile fuori campo.
Niente di strano no?
Invece in Cina vedere una donna oca che si fa dare ordini da un uomo, incapace di inchinarsi alla modernità con le sue goffe bacchette, fa scandalo.
E poi la battuta sul cannolo -troppo grosso per te?- è la goccia che fa traboccare il vaso.
Milioni di commenti di cinesi infuriati rendono virale l’hashtag #BoycottDolce sul social cinese Weibo (in Cina Instagram è Facebook sono serenamente oscurati, c’è il social di stato, Weibo), e dall’account di Stefano Gabbana parte un’affondo durissimo nei confronti di tutti i cinesi -la Cina è un paese di merda-
Gomblotto.
A detta di Gabbana il profilo è stato hackerato………..
Ne approfitta la Ferragni. Arrabbiata per non aver ricevuto una borsa in edizione limitata di Dolce e Gabbana, sferza la scena con un commento sui social: “Karma”.
Il trash raggiunge il suo livello massimo ed è li che il grande dragone infuriato sfodera i suoi artigli: show cancellato dell’assessore alla cultura di Shanghai (in Cina), negozi online oscurati dal governo cinese che ha tenuto aperti i negozi solo perché in forte rimessa senza le vendite del business e dell’e-commmerce.

A quel punto Dolce e Gabbana si trovano costretti a un passo indietro, si cospargono il capo di cenere e recitano mea culpa davanti a una telecamera, in perfetto stile Isis, più macabro che trash: “faremo tesoro di questa esperienza e sicuramente non succederà mai più, anzi proveremo a fare di meglio, rispetteremo la cultura cinese in tutto e per tutto. Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa”

Poi scuse congiunte.

La Cina perdona.

Questi i fatti, resta il dubbio: è stata una dimostrazione di forza della Cina nei confronti di un grosso capitalista occidentale, a cui non è stato permesso provare a imporre il proprio modello culturale e che si è dimostrato impotente di reagire?

Oppure il capitale vince sempre ed è stata l’ennesima operazione di marketing?


Hanno contribuito all’articolo Enrico Raugi, Luigi Marri, Dario Baldi, Paolo Gambacciani e Giovanni Sofia.

 

 

 

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