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SIRIA FOR DUMMIES – GUIDA AL CONFLITTO

Nota al lettore: se fate parte di quella vivace fauna che compone i commentatori-tipo de Il Giornale, vi prego di interrompere qui la lettura.

Lungi da me attrarre visitatori non interessati, paleso subito lo scopo di questo pezzo, dove si andrà a parare insomma: è una sinossi dei cinque anni di guerra in Siria, una sorta di “quel che c’è da sapere” prima di aprir bocca e commentare con toni belluini i link su Facebook come groupies di Bashar al-Assad.

Quindi se siete tra gli assadisti simpatizzanti della destra estrema che hanno fatto irruzione al Maxxi, o tra i nostalgici protosinistroidi che vedono in lui l’ultimo baluardo socialista in MO, chiudete pure la finestra, senza rancori.

Cerchiamo quindi, per racchiudere tutto lo scibile in poche righe, di procedere in modo pragmatico e porci le domande giuste:

Perché la guerra?” “Cosa è successo in questi cinque anni?” “Perché il mondo si sta schierando?” “Chi è Assad?” “È davvero la sua una lotta al terrorismo?

Sembrano domande scontate, ma non lo sono. E poiché tanti italici nostalgici a destra e a sinistra ammirano l’operato di Assad Jr e auspicherebbero un suo intervento ristabilente dell’ordine anche nel nostro Paese, andiamo a vedere perché l’idea di un patentino di voto non sia da scartare con troppa veemenza.

 

Non è possibile stabilire con precisione quando sia cominciata la guerra. Possiamo farla risalire più o meno al Marzo del 2011, quando il governo siriano reprime nel sangue la rivolta seguita all’arresto di due studenti per alcune scritte anti-regime su un muro.

Siamo nella cornice della Primavera Araba, il movimento espansosi dal 2010 in tutto il mondo arabo che si oppone alla sistematica violazione dei diritti umani e alle condizioni di vita intollerabili imposte dai governi nazionali, chiedendo una maggiore democrazia e  il rinnovamento della classe politica.

Nel Luglio dello stesso anno si svolge ad Hama (già teatro dell’insurrezione del 1982 repressa nel sangue da Assad Senior) un’imponente contestazione, sedata dall’esercito con le armi sebbene i dimostranti non avessero usato la forza.

Da quel momento un’ondata di rivolte scoppierà in tutto il Paese, represse nel sangue dal regime. Dalle manifestazioni in piazza si passa ad una vera e propria guerra civile.

❗In opposizione all’azione brutale del governo, nasce quindi il cosiddetto FSA (Free Syrian Army) l’esercito libero siriano, guidato dagli ufficiali disertori dell’esercito regolare e composto da ex militari, coscritti e civili.

L’opposizione assume i connotati di un vero e proprio esercito, che addestra ed arma il fronte dell’opposizione, il cui unico fine politico è la deposizione di Assad.

 

Nel 2012 perciò la situazione è questa:

➣ Assad risponde all’opposizione dei ribelli bombardando le zone da loro controllate, colpendo (come è facile immaginare) per lo più civili: ad Hūla vengono sganciati sulla città barili bomba, riempiti di esplosivo, carburante e frammenti di metallo, che uccidono cento civili, tra i quali cinquanta bambini.

Le vittime di Houla.

Indagini dell’ONU hanno stabilito che molte delle vittime sono state però causate dall’azione brutale degli shabīḥa, civili armati, un corpo paramilitare considerato ufficiosamente le Squadre d’Azione di Assad per combattere le milizie dell’opposizione, un modo per il dittatore per “esternalizzare” la lotta ai ribelli.

Per la maggioranza composti da sciiti alawiti (il ramo al quale appartiene Assad), ne farebbero parte però anche sunniti, e ciò rende ancor più plausibile la tesi per la quale questi agiscano da mercenari. Tuttavia, pare si nascondano tra le loro fila anche spie e membri delle forze di sicurezza. Le loro sono vere e proprie esecuzioni individuali, mediante colpi di pistola ma perlopiù con armi da taglio, con le quali sgozzano le vittime come carne halàl.

Il governo, da parte sua, nega qualsiasi responsabilità e affiliazione con i tagliagole, sbolognando la paternità delle esecuzioni ai ribelli stessi.

Per la prima volta la vicenda giunge all’attenzione della comunità internazionale, provocando lo sdegno di UE e USA, che prendono posizione a favore dei ribelli, inasprendo l’embargo sulla Siria e fornendo finanziamenti ed equipaggiamento militare ai ribelli dell’FSA.

Dall’altra parte Russia e Iran inviano invece sostegno materiale al governo di Assad.

❗Il 19 luglio 2012 ha inizio la Battaglia di Aleppo, che si concluderà solo a Natale di quest’anno. Questi quattro anni di guerra saranno una guerra di posizione infinita, un continuo avanzamento dei ribelli con recupero della posizione da parte dei lealisti.

 

All’inizio dell’anno successivo la situazione comincia a consolidarsi: le forze lealiste di Assad ricevono l’appoggio esterno dei libanesi di Hezbollah e dell’Iran, al quale la Siria aveva concesso nel 2009 il nulla osta per la costruzione della pipeline che avrebbe attraversato il Paese.

L’FSA comincia a spaccarsi: si infiltrano al suo interno frange sunnite estremiste, soprattutto nelle regioni orientali del Paese, dove trovano terreno fertile tra le tribù islamiste locali. Queste cominciano ad agire con sempre maggiore autonomia, anche al di fuori delle zone di controllo dell’FSA.

Al-Nusra riesce a prendere il comando della base militare di Taftanaz, con il conseguente accesso all’intero armamento militare, e ottiene il controllo di Raqqa, arrivando a controllare così buona parte della zona centrale del Paese.

Il crescente aumento della componente jihadista tra i ribelli (finanziati da Arabia Saudita e Qatar) spinge l’Iran a rafforzare il sostegno al governo regolare siriano e ai miliziani di Hezbollah, che controlla praticamente l’intero confine libano-siriano.

➣ Questo perché l’Iran è un Paese a maggioranza sciita, e la caduta di Assad porterebbe ad una rottura della cosiddetta “Mezzaluna crescente sciita” in MO.

Intanto l’ISIS sotto il comando di Al-Baghdadi avanza nelle zone lasciate sguarnite dall’opposizione, grazie soprattutto al supporto dei colleghi dell’ISIL dall’Iraq.

❗Ad Agosto Assad attacca la città di Goutha servendosi di armi chimiche e causando 1400 morti. Ciò provoca l’intervento degli USA e la distruzione dell’arsenale chimico di Assad sotto il controllo internazionale, con l’adesione della Siria alla Convenzione sulle armi chimiche.

Alla fine dell’anno i morti sono 100’000, l’IS è avanzato arrivando a controllare le zone del SE del Paese e a Nord i curdi del YPG proclamano un governo indipendente sotto la loro amministrazione, nel territorio del Rojava.

È l’anno della rielezione di Assad, nominato per la terza volta Presidente della Siria, con una maggioranza schiacciante del quasi 90% dei voti.

Le elezioni sono le prime a svolgersi dopo la modifica della Costituzione nel 2012, che permette la presenza di più candidati e di altri partiti oltre al Ba’th (il Partito Arabo Socialista al potere in Siria da quasi cinquant’anni), che però non possono avere natura religiosa o etnica, e devono ottenere per la formazione il preventivo assenso del Governo.

I seggi piazzati nelle sole aree sotto il controllo governativo e la seria probabilità che gli oppositori fossero solo “fantocci” spinge la comunità internazionale (pro-ribelli moderati) a parlare di “farsa costruita nel sangue”. Russia, Cina, Iran, Cuba e Venezuela, solo cinque tra 30 stati totali, riconosceranno invece la legittimità della nomina.

❗Nello stesso anno l’IS proclamerà il Califfato, arrivando a prendere il controllo di zone consistenti, anche al centro e al nord del Paese, raggiungendo Kobane (controllata dai curdi) e Palmira.

E mentre i curdi respingono i jihadisti recuperando terreno, le forze governative sono in difficoltà, e sull’asse russo-siriano la Russia di Putin – che prima di allora aveva sostenuto il governo solo economicamente e con la formazione e le forniture militari – comincia ad attaccare direttamente, colpendo indiscriminatamente con i raid tutti quelli che sono gli oppositori di Assad. Che siano opposizione moderata o feroci jihadisti poco importa.

Si muovono anche le milizie sciite irachene e l’Iran, che invia le sue forze speciali, i Forza Quds.

➣ La Francia interviene a seguito del massacro del Bataclan bombardando Raqqa, avamposto dello Stato Islamico.

I morti non si contano neanche più, 11 milioni di persone sono state sfollate, di queste 4 milioni hanno cercato rifugio all’estero.

Dopo due tregue nel corso dell’ultimo anno, la città di Aleppo è dichiarata riconquistata dal regime di Damasco il 22 Dicembre scorso.

Libération commenta le immagini di giubilo della popolazione “liberata” definendola una commedia, amplificata e montata ad arte dal governo, totalmente distante dal sentimento della popolazione, sollevata sì dalla fine delle ostilità ma che interrogata nega: “non abbastanza da far festa nelle strade. Non dopo tutto quello che abbiamo passato..

✔ Cosa significa la presa di Aleppo? È per Assad un’importante conquista sul piano strategico, poiché ha ridimensionato notevolmente il peso dell’opposizione, sgomberando il campo di battaglia, sul quale emergono più nitide che mai due figure principali: Assad e lo Stato Islamico.

 

Bashar Hafiz al-Assad è sostanzialmente uno che è stato messo lì controvoglia e per forza.

Figlio di Hafiz al-Assad, “Presidente” del Paese per trent’anni dal 1971, che ha guidato la nazione con il sempreverde stabile ordine autoritario, lui voleva fare l’oftalmologo.

Bashar ha avuto un’educazione arabo-francese, è uno studente modello laureato in medicina con il massimo dei voti e specializzazione in oftalmologia conseguita a Londra. Ma un po’ come Fernandello, anche il piccolo Assad, a neanche trent’anni, viene forzatamente indirizzato dal padre a seguire le sue orme, dopo la tragica prematura morte del fratello Basil – l’erede designato – in un incidente d’auto.

➣ Persone a lui vicine negli anni hanno contribuito a delinearne una figura non proprio edificante, quella di un insicuro poco incline a ragionare con la propria testa, fortemente influenzabile (soprattutto dalla sorella Bashra, per molti il vero “cervello” del regime) e perciò terribilmente incostante. Sembra sempre immerso in una coltre ovattata Bashar, beat’a lui.

Quando Assad Jr è salito al potere nel 2000, a seguito della morte del padre, in realtà il popolo si aspettava da lui grandi cose, il giovane rampollo sembrava orientato verso una politica più aperta e meno repressiva, aveva addirittura portato il Wi-Fi nel Paese. Ma ci mette poco a dimostrare che si sbagliavano tutti.

Arresti, censure, rivolte silenziate nel sangue. Nel 2011 il Presidente (che ha dichiarato essere amante della navigazione in Internet) ha allentato le restrizioni precedentemente imposte sui social network e Youtube, ma è chiaro come questo sia solo un modo per controllare meglio la popolazione. A conferma di ciò il fatto che chiunque renda pubblica propaganda anti-regime viene arrestato e torturato.

❗Assad, così come suo padre, fa capo ad una minoranza sciita alauita, in un Paese nel quale gli sciiti sono appena il 13%, contro una maggioranza sunnita di più del 70%.

Per questo già nel 1982 ad Hama i sunniti radicali guidati dai Fratelli Musulmani si erano già sollevati contro il padre. Tuttavia Assad si è contornato di figure di fede sunnita, dai ministri ai vertici di esercito ed intelligence. Sua moglie stessa è sunnita.

Assad ha ereditato dal padre anche la carica di Segretario del Ba’th siriano, la cui ideologia politica è sintetizzabile nel motto “unità, libertà, socialismo”.

Ma cosa significa? Il pensiero del Ba’th siriano agglomera un insieme di concetti diversi tra loro, a volte addirittura antitetici, rielaborati tutti in chiave nazionalista.

➣ Con unità si intende l’unità panaraba, sulla scia della RAU (Repubblica Araba Unita – tra Siria ed Egitto) che il fondatore ‘Aflaq era riuscito a creare, e che lo stesso Assad Senior aveva lottato per distruggere. Tutti i popoli arabi devono ricercare le comuni radici, i legami storici e culturali e fondare un’unica grande nazione.

➣ La libertà è intesa invece in senso sia politico-generale, che individuale: la nazione panaraba avrebbe dovuto liberarsi dalla dominazione delle potenze imperialistiche occidentali attraverso l’unico strumento possibile, la rivoluzione, e una volta ottenuto ciò, ogni individuo avrebbe dovuto liberarsi da ogni connotazione valoristica precedente, e ricercare i valori alla base della società araba, una sorta di rigenerazione spirituale.

➣ Con il termine socialismo invece le cose si fanno complicate. Sembra difficile far coesistere l’ateismo marxista con la forte connotazione islamista del Ba’th, eppure ci sono riusciti.

Il socialismo baathista si pone come una sorta di socialismo spirituale, dove la religione è l’aspetto preminente, dove si ripudia la lotta di classe (tutti gli arabi sono fratelli), viene assolutamente tutelato il diritto alla proprietà privata e all’eredità (pilastro della società coranica) e si protegge, anzi si favorisce, la libera iniziativa economica privata.

Ma Assad Jr con il baathismo ha ormai poco – se non niente – a che fare.

Il sogno di una grande nazione panaraba è stato ormai smentito dalla storia, e il Presidente si preoccupa più di ricercare appoggio per se stesso che per il partito, che sembra ormai solo un retaggio paterno che abbandonerebbe volentieri se non temesse conseguenze. Importante indizio della sua volontà di sganciarsi dal partito il fatto che la sua campagna elettorale nel 2012 è stata finanziata per lo più da magnati sunniti.

Il Giornale ha nei giorni scorsi riportato un’intervista rilasciata dal Presidente in cui egli – tra le nuvole, apparentemente inconsapevole del marasma generatosi fuori dalle sue residenze – attacca direttamente gli stati occidentali, colpevoli essi stessi del terrorismo in casa propria (e anche in casa di Assad).

L’Europa deve smetterla di supportare i terroristi e abbandonare l’embargo che ha spinto molti siriani a venire da voi. La loro fuga è stata determinata dall’embargo e non soltanto dal terrorismo, perché proprio a causa di queste proibizioni molti siriani non possono più vivere nella loro terra.

Tutto ciò è molto commovente, e gli assadisti italiani (ogni volta mi sorprendo di quanti siano) sicuramente saranno concordi con lui.

Ma quella di Assad è davvero una lotta al terrorismo?

Ovvero: tutti i morti causati da Assad sono veramente sacrifici necessari per vincere la lotta al terrore?

Il “Violation Documentation Center in Syria” ci riporta i dati delle percentuali di morti nel conflitto causati da ogni schieramento, che potremmo riassumere così:

Quello che occorre ricordare quindi, evitando di pensare per un attimo all’orrore che vediamo ogni giorno in televisione tra le strade di Aleppo, è che il governo regolare siriano non combatte solo contro i “terroristi. Così Assad identifica tutti coloro che si oppongono al regime, ma per noi osservatori terzi è ostensivamente chiaro quanto ciò sia falso.

Sul terreno siriano si combattono almeno tre guerre diverse:

  1. Quella di Assad contro i “ribelli”
  2. Quella dell’IS contro Assad contro i ribelli
  3. Quella della Turchia contro una parte speciale di questi ribelli: i curdi.

E i ribelli stessi sono frammentati in centinaia di spaccature.

Ognuna delle macro-fazioni n campo, se così possiamo chiamarle, controlla diverse porzioni di territorio:

Mappa aggiornata al 2 Gennaio 2016 – fonte https://syria.liveuamap.com

Quindi no, Assad non è il paladino di democrazia e libertà che vuole far credere e sì, è vero che la fazione ribelle è stata infettata dall’estremismo islamico, ma un’opposizione sana, un’opposizione moderata e libertaria, esiste eccome.

Per evitare che la guida diventi illeggibile per l’eccessiva lunghezza, alla prossima puntata con i “chi e perché”, ossia le cause della guerra e le parti in causa, con i motivi che le hanno spinte ad intervenire.

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