19 Aprile 2024

Prova a leggermi  è la giusta occasione per poter consigliare un libro che mi ha colpito in modo particolare, cercherò di spiegarvi il perché.

La lucina di Atestolucinantonio Moresco è una lettura ideale per queste prime giornate autunnali. Favorisce quella riflessione tipica dell’imbrunire, quando ci ritroviamo soli con noi stessi, in pausa da tutto.


Il romanzo è uscito nel 2013 e mi ha colpito subito per l’incipit, significativo: è la storia in prima persona di un uomo che si è ritirato in un borgo abbandonato, sui monti, per sparire. Per sparire da cosa? Non ce lo dice, come non ci dice il proprio nome né quello di tutti gli altri (pochi) personaggi. Apprendiamo, quindi, da subito che il protagonista è una persona poco socievole, un uomo introverso, che passa le giornate in completa solitudine contemplando la natura rigogliosa di quei boschi sperduti.

Ci rende partecipi di riflessioni profonde sulla condizione umana, di come questa si trovi soggiogata dalla natura niente affatto idillica, che sovrasta su tutto, tra silenzi angoscianti che la caratterizzano e tutto ciò, senza il minimo contatto con altre persone. L’uomo, infatti, giusto ogni tanto, si vede costretto a recarsi in paese per comprare qualcosa da mangiare, per tutto il resto del tempo è in completa solitudine.

Una sera, accade qualcosa. Dal crinale del monte di fronte riesce a intravedere una minuscola lucina. Piccola, misteriosa, lontana. Che cos’è? Rimane sorpreso perché sa benissimo di essere l’unico abitante di quelle parti, perciò comincia ad interrogarsi e a fantasticare su cosa possa essere, probabilmente un vecchio lampione a cui non aveva mai fatto caso prima. Si accorge di questa lucina ogni sera, ed ogni sera si pone le solite domande fino a che non decide di chiedere ad altri del paese se da quelle parti abiti qualcuno. Andando a controllare di persona, trova una casetta, dimessa, piccola e vecchia. Ci abita un bambino, completamente solo. Il bambino è molto riservato e, noncurante dell’uomo sulla soglia di casa, continua a cucinare e a pulire: è indaffarato. Il protagonista rimane stupito dal fatto che un ragazzino così piccolo possa vivere in quel posto sperduto, da solo, e riuscire a provvedere a se stesso. Ed è lui che la notte, per paura del buio, tiene accesa la lucina. Un fatto insolito, senza dubbio.

Tra loro nasce una sorta di amicizia, non nel senso convenzionale del termine: spesso il nostro protagonista va nella casetta sperduta a trovare il bambino, ma non si dicono molte cose, i loro incontri sono perlopiù fatti di silenzi, come se la cosa veramente importante non fossero i dialoghi ma lo stare insieme, uniti nella solitudine che entrambi accomuna. I due sono affini. Man mano che la storia prosegue, saltano fuori particolari sul bambino, particolari sorprendenti. Il tutto è raccontato proprio come una fiaba, una parabola. Il finale, poi, è decisamente poetico.

Moresco è uno degli autori più sfaccettati e complessi del nostro panorama letterario. Dà sempre vita a spunti interessanti, sia letterari che filosofici. Ho apprezzato molto l’apparente semplicità della trama contrapposta alla quantità di sensazioni e sentimenti che è riuscito a suscitare in me.  Ho provato un senso di nostalgia durante tutto il corso della lettura. Il suo stile è brillante, preciso, efficace, arriva dritto al lettore senza mezzi termini. Molti altri suoi romanzi disorientano, ma in positivo. E’ un grande maestro della scrittura e in ogni opera cogliamo i suoi temi peculiari. La solitudine è un aspetto importante di La lucina, anzi, forse quello predominante di tutta la vicenda. Ogni essere incontrato finora è solo: l’uomo, il bambino, i vari animali del bosco, le persone del paese, sono tutti irrimediabilmente colti nella propria emarginazione, messi a nudo davanti alla cruda realtà dei fatti, soli e inutili in mezzo alla natura che si sviluppa, cresce e inghiotte a poco a poco tutti quanti, perché lei agisce e si sviluppa all’infinito, è inesorabile e inarrestabile. All’ essere umano dunque resta ben poco da fare, l’essere umano è solo, nel caos.

Sembra scontato puntualizzare che, per riuscire ad entrare pienamente nel libro, e riuscire ad apprezzarlo al meglio, sia necessario il silenzio. Però è così, ritengo che La lucina, più di altri libri, sia da leggere nei momenti di calma, di pausa da tutto il resto. Moresco, infatti, crea l’atmosfera perfetta per riflettere e meditare.


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Eleonora Simeone

Passo il mio tempo libero tra pagine di carta. Chissà, magari un giorno lo farò anche di mestiere. Preferisco lasciar parlare i libri al posto mio, almeno vi evito un mare di insensatezze.

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