Recensione di Carrie – Lo Sguardo di Satana
Era il 1974 quando Stephen King dette alle stampe il libro Carrie, manufatto che avrebbe dato il via alla più che prolifica attività di scrittore a colui che è, ancora oggi, considerato il maestro del genere Horror degli ultimi 30 anni. Brian De Palma, regista di film di grande impatto quali Scarface e Gli Intoccabili decise pochi anni dopo di girare un lungometraggio proprio sulla storia della giovane Carrie White, protagonista dell’omonimo romanzo. Nacque così un film ricco di tensione, denuncia, ribellione e tristezza, una pellicola che oggi è considerata (quasi) un cult a tutti gli effetti. Siamo nel 1976 e Carrie – Lo sguardo di Satana è il primo film tratto da un’opera del Re del brivido, che vogliamo ricordarlo, è uno degli scrittori dalle cui opere sono stati tratti il maggior numero di trasposizioni televisive e cinematografiche dopo Shakespeare.
Per quanto di impatto, la storia di Carrie non ha niente di speciale o innovativo, poiché tutto inizia in una cittadina (poco conosciuta) americana dove la giovane liceale viene presa di mira dalle sue compagne ed è vittima dei tanti atti di bullismo. La ragazza è inoltre figlia di una fanatica religiosa, che non riesce ad avere un rapporto lucido con la sua bambina, ma anzi vede quest’ultima in continuo pericolo e pronta a cedere alle tentazioni del male. La cattiveria a cui è sottoposta la povera Carrie arriverà al culmine al ballo della scuola e la sua vendetta sarà spietata.
L’intera storia di Carrie White è caratterizzata da quel senso di colpa e ribellione che con il passare dei minuti faranno partecipi anche lo spettatore, ma, tuttavia, dato che i fatti narrati non sono nuovi alle orecchie di tutti noi, il tutto potrebbe sapere di fin troppo scontato; bisogna considerare che la pellicola è del 1976 e che sia una delle prime opere a prendere a cuore tale problema. Il bullismo, fenomeno assai diffuso nelle scuole americane (e nel resto del mondo) viene mostrato nel lungometraggio in tutto il suo “splendore” e la dura e cruda realtà sarà messa davanti a gli occhi di tutti fin dalla prima scena, dove Carrie è ancora una volta il bersaglio preferito dalle sue compagne di ginnastica. Pian piano verrà messo in luce anche il rapporto tra la giovane liceale e la madre, una fanatica religiosa, che pensa di proteggere la figlia attraverso duri castighi e critiche, atteggiamenti che porteranno Carrie a ribellarsi. Brian De Palma unisce così (come aveva fatto anche King nell’omonimo libro) aspetti inquietanti ed a tratti horror ai più famosi luoghi comuni legati al mondo della scuola americana, denunciando, in un senso lato, i tanti atteggiamenti e scherzi fatti da coloro che vogliono solo prendersela con i più deboli. La ventiseienne Sissy Spacek si cala perfettamente nella parte e risulta essere perfetta per il ruolo, dato che a brillare in lei è senza dubbio il talento, non tanto la bellezza; non possiamo infatti definire la protagonista del film oggettivamente “bella”, ma in lei alberga un fascino oscuro e singolare che è capace di stregare coloro che seguiranno fino a fondo le sue vicende.
E’ un peccato, tuttavia, non aver approfondito la genesi dei poteri di Carrie ed il suo rapporto con la madre, ma De Palma ha voluto (giustamente) mettere in evidenza il rapporto tra la protagonista ed i suoi coetanei ed in questo riesce a fare centro, poiché alla fin fine, essere accettata da gli altri, è proprio quello a cui tiene la poveretta, la cui personalità viene messa in luce completamente. Molto buona la colonna sonora ed egregia la fotografia, specialmente quando si assistono a scene realizzate in spazi chiusi e ai dialoghi tra Carrie e sua madre. Non mancano infine i massacri, il sangue e non è casuale che questi due aspetti siano collegati alla tremenda vendetta che la povera liceale riserva per tutti coloro che l’hanno sempre derisa, quasi che i suoi poteri non siano altro che un mezzo attraverso il quale “aggiustare” i torti subiti, ma dopo tanti anni di scherzi persino Carrie è cambiata e così è cambiato il suo senso di giusto e sbagliato, ogni suo pensiero razionale e logico si perde tra l’ira dei suoi occhi assassini e la sua furia travolge ogni cosa.ù
Carrie – Lo sguardo di Satana è un film che gode di tanti aspetti positivi, in primis va fatto un accenno al cast che regala delle interpretazioni da manuale, tra cui spunta un giovane Travolta; la fotografia e regia (come la colonna sonora) sono molto curate e di ottimo livello e la pellicola, per quanto appartenente al genere horror/soprannaturale, gode non solo di una messa in scena di spessore, ma pone davanti a tutti noi dei momenti chiave e importanti della società americana, in special modo della vita scolastica e dell’aria che si respira in quelle scuole di quelle città poco conosciute e lontane dalle grandi metropoli. Violenza, vendetta e crudeltà per un finale tutto pieno dell’ira e della frustrazione di Carrie, accompagnato da una buona dose di horror che rendono per certi aspetti la pellicola di De Palma un vero e proprio cult. Rimane, tuttavia, un forte senso di angoscia e tristezza nell’assistere alla storia di questa povera ragazza e se il titolo italiano del film prende una posizione ben chiara riguardo all’anima di Carrie, lo spettatore può scegliere se condannare o meno quest’ultima, ma di certo non potrà non criticare in modo aspro il mondo in cui ella viveva.
Claudio Fedele
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