27 Luglio 2024

 

Gabriele

Università, Politica e Impegno civile.
Sono queste le passioni di Gabriele Scognamillo, classe 1992, Coordinatore del Circolo Sud del Partito Democratico di Livorno e giovane stella della politica della città.
Gabriele ha acconsentito gentilmente a parlare con me di diverse tematiche, in questa prima parte dell’intervista ci concentreremo su Livorno, sulle sue potenzialità e sulle sue problematiche, nella seconda parte invece tratteremo di temi più vicini alla politica nazionale.
Che dire di più?
Cominciamo!

1)   Ciao Gabriele! Parlaci un po’ di te, quali sono i tuoi progetti futuri e come la politica ha influenzato la tua vita.


Ciao, al momento sto terminando il mio percorso di studi in Economia  e nonostante il momento difficile mi avvio verso il mondo del lavoro. Se penso al mio futuro  mi vedo all’interno di un’azienda come figura manageriale.

Penso di volermi specializzare nel campo delle risorse umane, in quanto ritengo che nonostante l’imponente sviluppo tecnologico che abbiamo vissuto e stiamo vivendo la ricerca e la cura delle risorse umane sia un punto fondamentale per il business dell’azienda. Senza persone valide e competenti non si può fare impresa.

Chiaramente sono sempre stato appassionato della politica, intesa nel suo modo più alto, appena ne ho avuto l’opportunità mi sono avvicinato al PD. La politica non è solo stipendi stratosferici e potere, la politica è anche quella che ti prende tempo e denaro. Chiaramente la politica ti cambia un po’ le abitudini ci sono molte più riunioni ed incontri, ma ovviamente il gioco vale la candela quando questa “Buona” politica riesce ad ottenere qualche risultato sui territori.

2)  In che modo ti sei avvicinato alla politica a Livorno? Politica e giovani sono oggi due termini in antitesi?

Parto dalla seconda domanda, per rispondere bisogna capire cosa si intende per politica: è politica quella di chi urla nelle piazze, è politica quella di chi persegue un interesse di parte?
Credo che solo rispondendo a queste e a molte altre domande si possa davvero definire che cosa sia la politica. Credo che in Italia, ma anche nel resto del mondo, ci siano tanti modi degenerati di fare politica. Per me politica è da intendersi come la programmazione della collettività, scelte della collettività, tramite i suoi rappresentanti nell’interesse della collettività.

Questa infatti è la parola chiave a mio avviso, senza una comunità pensante non c’è politica, senza collettività si scatena la dittatura che non necessariamente deve essere militare ma può essere anche psicologica. Per quello che ho visto ci sono giovani che si avvicinano alla politica anche se sembra che questa politica cerchi un po’ di tenerli lontani, e per questo anche i giovani che intendono la politica come sopra sentendosi esclusi dai partiti tradizionali si rivolgono a questi enti di bassa politica che si aprono a loro.


Credo quindi che il problema non sia se i giovani si interessano alla politica ma se la politica si interessa ai giovani e non solo come tematiche ma anche come strutture, una struttura radicata come quella del PD estremamente frammentata sui territori e molto tradizionale come metodo ti comunicazione male si presta alla condivisione dei giovani nella politica. Io credo che la politica non debba essere qualcosa lontana dai giovani e che i giovani non debbano essere lontani dalla politica, che non sono la stessa cosa.

Penso che i giovani debbano prendersi tutti gli spazi anche perché non è possibile che la generazione che ha creato questa crisi la possa risolvere annientando tutte le rendite da posizione, i giovani devono intervenire per creare un futuro che per ora non c’è.
Io mi sono avvicinato alla politica per questo, come molti altri voglio poter contribuire al cambiamento, voglio portare il mio contributo per la mia comunità e non c’è posto migliore per questo che la politica.

3) Per quanto riguarda la situazione di Livorno cosa va e cosa non va? 

La situazione di Livorno è abbastanza articolata e complessa, non possiamo pensare che il problema della città sia riconducibile solo alla crisi post 2008 , il problema di Livorno affonda infatti le radici in una crisi industriale mai risolta: il tessuto industriale della città si basava sostanzialmente, fino a qualche anno fa, su alcune realtà industriali rilevanti in grado di dare occupazione a decine di migliaia di lavoratori, su queste realtà industriali non è mai stato fatto un lavoro di consolidamento, di fornitura di servizi da parte della amministrazione pubblica, non si è mai incentivato l’ammodernamento delle strutture.
E’ stato fatto invece, e questo penso purtroppo sia un dato di fatto, un lavoro di coercizione di vari imprenditori per inserire soggetti assimilabili ad una certa idea politica. Credo inoltre sia necessaria una valutazione dell’operato delle aziende partecipate per verificare eventuali incongruenze sul loro rapporto territoriale.
Altro problema di Livorno è la mancanza di legame con i territori circostanti, abbiamo un interporto che è nato trent’anni dopo il suo progetto, nato quando era già inutile, abbiamo un porto in declino, che perderà sempre più lavoro e fatturato sia per l’interramento dello stesso ma, anche e soprattutto, per lo scarso spirito imprenditoriale di chi, all’interno del porto, ha le concessioni.

Molti dei soggetti operanti in porto infatti non sono spinti all’internazionalizzazione dei traffici e questo sta spingendo sempre più il nostro porto a diventare un porto di provincia e non uno dei porti più importanti del mediterraneo.
Non tutto è però da buttare, io credo che Livorno abbia comunque grandissime potenzialità dal punto di vista territoriale, tecnologico, umano.
La città è in una collocazione ottima per i commerci marittimi sia di merci sia di persone, ha la possibilità di portare i turisti in tutta la Toscana oltre che nel suo centro storico, ha la possibilità di espandere il suo commercio di merci sia per la grandissima area retro-portuale non utilizzata.

C’è da capire, e lo deve fare al momento il PD nella sua classe dirigente, che non si devono mandare avanti gli imprenditori da poter controllare, si devono mandare avanti quelli che portano i soldi, quelli che investono, quelli che vogliono venire sui territori per guadagnarci, nessun imprenditore apre una attività per rimetterci i soldi, ma se riesce a guadagnare significa che è in grado di dare lavoro, che su quel territorio ricade parte del suo guadagno ed è per questo fondamentale che Livorno sia in grado di attrarre investimenti.
Ti fornisco un esempio: l’Ikea, caso illuminante ma drammatico nel suo complesso, per spiegare quanto detto prima.
Pisa ha dato una indicazione, ha cambiato tramite l’aiuto della Regione Toscana la vocazione di quell’area per costruire l’Ikea e in pochissimo tempo ha dato la possibilità all’azienda di costruire.
Livorno con Collesalvetti, Cecina e Rosignano ha indicato quattro aree senza alcuna garanzie per la società e questa è andata ovviamente a Pisa.

Occorre in secondo luogo anche rimodulare la mentalità nella assunzione dei lavoratori.
Si pensava di chiedere all’Ikea, o meglio di imporre all’Ikea, le assunzioni.Qua non ci siamo, questo vuol dire non aver capito come funziona il mondo.

Io credo che una azienda privata abbia il diritto e il dovere di selezionare il suo personale scegliendo quello che ritenga più adatto alle sue esigenze, non è possibile pensare che una società  assuma chi gli viene indicato da altri.

 4)E cosa si può fare per la disoccupazione giovanile arrivata oramai al 33%?

Per la disoccupazione giovanile penso che sia il frutto di tutto questo, di una città che vive di pensionati e lavoratori pubblici, di una mentalità sbagliata fondata sul non volersi spostare e non voler crescere.
Questo, in particolar modo a Livorno, penso che sia frutto di cosa ci abbia insegnato la generazione dei nostri genitori secondo cui basta avere un pezzo di carta in mano per ottenere qualcosa.
In realtà oggi il diploma o la laurea sono solo la base di partenza su cui bisogna costruire conoscenze tecnologiche, conoscenze linguistiche, esperienze, molto più importanti di una vuoto attestato di merito.
Io credo che si possa fare molto per la disoccupazione giovanile attraverso la nuova impresa, attraverso i giovani che devono fare impresa, attraverso i canali del turismo, dell’alta tecnologia, dell’utilizzo dell’energia rinnovabile, della cura ambientale, tutti i settori che hanno una espansione stratosferica e necessitano di forze giovani, qualificate, presenti a Livorno, e anche di personale meno qualificato il quale può comunque beneficiare di godere di un posto di lavoro.

 

5)Quali possono essere secondo te delle proposte concrete per migliorare la città?

 

Le proposte concrete per migliorare la città credo ci si debba spostare su almeno tre piani:

1) La cura urbana a Livorno è una città cresciuta male perché siamo cresciuti senza un piano regolatore, sono stati costruiti quartieri interi senza di esso, la città ha bisogno di fermare questa ondata di costruzioni, riqualificando su tutta una serie di zone, manto stradale compreso, problema comune a tutte le città ma che raggiunge da noi picchi di degrado assoluti; c’è quindi la necessità di una riqualificazione urbana a 360 gradi, una educazione della popolazione alla cura urbana ad esempio mi viene in mente che in molte altre città associazioni o esercizi commerciali si preoccupano di curare le rotatorie presenti sulle strade in cambio di un ritorno pubblicitario, ecco perché non farlo pure a Livorno?

Altro problema connesso alla cura urbana è quello della mancanza di infrastrutture, la zona Sud è martoriata dall’incuria e la costruzione di decine di nuove palazzine senza alcun potenziamento o miglioramento alla viabilità urbana è solo un controsenso.

2)Riqualificazione turistica: c’è la necessità di riqualificare di concerto tra regione, provincia, comune e le associazioni di categorie un piano di riqualificazione delle varie zone storiche della città, ad esempio abbiamo un mercato centrale, edificio di una bellezza rara, frequentato al momento solo dai livornesi, aperto mezza giornata, trascurato da turisti e visitatori.

Ci sono molte altre zone da riqualificare e, una iniziativa di tal genere, aumenterebbe le possibilità di stimolare il turismo e un ritorno di tipo economico, in grado di dare una professione a molti giovani e disoccupati.

3)Lavoro: c’è la necessità di combattere la disoccupazione attraverso, ad esempio, la diffusione delle raccolta differenziate, in grado peraltro di diminuire gli sprechi,  di un nuovo modello lavorativo non basato sui business tradizionali come l’industria pesante, ma sull’alta tecnologia, sul manifatturiero e sulla produzione di qualità.

Possiamo anche sottolineare la necessità di aumentare i punti di aggregazione, assenti per giovani, per anziani e per associazioni, di potenziare l’aspetto della consapevolezza dei cittadini riguardo la città( se non ce l’hanno loro come  è possibile trasmetterla ai turisti?) o ancora di costruire un nuovo porticciolo per liberare i fossi medicei da tutte le imbarcazioni che ci sono, la costruzione di un nuovo ospedale e la riqualificazione di quello esistente trasferendoci uffici pubblici, insomma c’è la possibilità di effettuare ampi investimenti ma è necessario partire da questa base: Lavoro, Turismo e Cura Urbana.

 6)E per quanto riguarda il porto? Molti sottolineano un vero e proprio oligopolio di alcune famiglie dietro la gestione di questo spazio commerciale, te che ne pensi?

Riguardo al porto ti ho già risposto in parte prima, credo che purtroppo sia presente un oligopolio  di alcuni che non sanno e non hanno saputo rispondere al cambiamento avvenuto nella società degli ultimi trent’anni e che lo stanno riducendo in rovina a causa della mancata internazionalizzazione e delle loro scarse capacità nell’espandere il proprio core business, incentrato sul trasporto e movimentazione delle merci.
C’è quindi la necessità di ridistribuire le concessioni, preferendo optare su basi solide, ridisegnando la mappa portuale e dedicando alcune aree almeno per alcuni periodi dell’anno alle crociere; non è possibile pensare ad aree commerciali trasformate in poche ore in aree turistiche, questo è pericoloso per i turisti e per i lavoratori, evidentemente c’è un problema di sicurezza quando hai delle persone che si muovono sulle banchine adibite ordinariamente ai carichi, ed è quindi vitale individuare alcune aree da riservare almeno in determinati mesi dell’anno esclusivamente al trasporto civile.

Sarebbe d’aiuto inoltre espandere il porto attraverso la costruzione della Darsena Europa, di elettrificare la banchine esistenti, c’è la necessità di ampliare i collegamenti ferroviari all’interno del porto almeno nel collegamento con l’ interporto e di formare il personale affinché sia adatto agli standard di sicurezza e gestionale attraverso un ampliamento del supporto tecnologico.

In futuro vorrei vedere un percorso di avvicinamento alla situazione dei porti del nord Europa, dove ci sono dipendenti altamente qualificati e tutto viene gestito dai robot, questo magari è troppo futuristico nell’immediato però è quella la destinazione finale, con un personale più preparato e formato in grado di gestire tutti gli assetti possibili ed immaginabili.

Porto a Livorno

Ringraziamo Gabriele per la sua disponibilità e appuntamento alla prossima settimana!

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Giulio Profeta

Dottorando, abilitato alla professione forense, livornese.
Sono uno dei fondatori del progetto "Uni Info News", nonché attuale presidente dell'associazione; ho avuto l'idea di buttarmi in questa avventura per promuovere uno stile di vita attivo fra tanti miei coetanei, all'insegna del confronto come motore di crescita personale.

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