Immaginifico, onirico, visionario e suggestivo. Questo, e non solo, è il primo quadro dello spettacolo Naturae. La Vita mancata, ultimo capitolo del progetto triennale della Compagnia della Fortezza, andato in scena nella Fortezza Medicea di Volterra dal 28 luglio al 2 agosto.
Gli attori detenuti guidati dal regista Armando Punzo, hanno intrapreso un viaggio verso un Nuovo Mondo, alla ricerca di inesplorati orizzonti, oltre i propri limiti. Un altrove dove favole, miti e leggende coesistono e si svelano davanti a noi avvolti da un’aura sacrale.
Dopo pochi passi ci ritroviamo immersi in uno spazio bianco, abitato da un divano e un albero rossi, intricati labirinti bianchi e neri e uno scultoreo Cristo velato in carne e ossa.
Una mela rossa posta ai piedi di un novello Prometeo incatenato, catalizza tutta l’attenzione. Solo quando essa sarà avidamente addentata da Punzo, la nuova Genesi avrà inizio.
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Accompagnati dalle acustiche note originali di Andrea Salvadori, ogni personaggio in scena compie piccoli rituali, come a voler plasmare un nuovo ordine di cose. Un etereo Pigmalione modella sapientemente una statua in argilla di un atleta, mentre il libro della vita viene minuziosamente rilegato a mano con un filo rosso da un anziano profeta.
Altri uomini, completamente dipinti di bianco, portano con sé delle scale rosse, alla ricerca di un collegamento tra la materia e lo spirito, tra la terra e il cielo.
“La vera bellezza risiede nell’invisibile”
Un albero della vita rosso e senza foglie si staglia in un angolo del cortile e funge da luogo d’incontro con la sacerdotessa che, con andamento sinusoide, canta angelicamente invocata da Punzo. Come l’Upupa artefice dell’incontro tra la Regina di Saba e Re Salomone, anche lei è messaggera d’amore in questa nuova vita.
“Si dice che fu per amore”
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Guidati da maestosi sacerdoti con delle grandi caravelle, navighiamo in terre nuove e inesplorate, dove un novello e imponente Prometeo è incatenato e trattenuto da sei uomini, mentre tenta costantemente di liberarsi. Alle sue spalle si districa un grande labirinto.
Dedalo è un uomo in rosso, dal cui petto partono e si diramano verso di noi numerosi fils rouges. Sorride ironicamente. Lui è la figura chiave di questo quadro, il detentore del filo di Arianna.
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“Si deve trattare di un evento universale come lo è stata la Guerra di Troia”
Achille fa il suo ingresso, con in mano l’elmo dorato. Ha già combattuto. La grande battaglia che divise l’Oriente e l’Occidente è solo un lontano ricordo.
Nessuno può restare estraneo a questo altrove. Tutti devono partecipare e così ci ritroviamo coinvolti nell’azione. Con delle grandi canne rosse puntate verso di noi, queste oniriche presenze ci spronano a partecipare.
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Attraverso lo sguardo siamo invitati a prendere coscienza di ciò che sta accadendo sulla scena: Prometeo, il ribelle incapace di accettare l’ordine imposto dagli dèi, si è liberato.
NATURAE. LA VALLE DELL’INNOCENZA. II QUADRO.
La seconda tappa di questo spettacolo è Naturae. La valle dell’innocenza, un site specific che si è tenuto nel Padiglione Nervi alle Saline di Volterra, l’8 e il 9 agosto.
Lo spazio onirico e sacrale è stato accentuato dalle cascate di sale al centro del padiglione e sugli ingranaggi ancora in funzione della salina. Il sale della vita è la costante di questa ricerca di un altrove nel quale continuano ad apparire figure mitologiche, leggendarie e storiche creando una polifonia di colori, gesti e parole. Prometeo non è più trattenuto da sei uomini. Qui combatte contro una montagna di sale. Accanto a lui svetta una grande mano bianca protesa verso l’alto posta ad accentuare l’idea che attraverso il tocco tutto può essere plasmato, lavorato, creato e distrutto.
La “valle” di sale ricopre la terra e noi, dal perimetro della scena, siamo testimoni di una nuova teatralità che supera i confini del mondo reale e si proietta dritta verso la nostra anima, dove risiedono esperienze, vissuti ed emozioni. Il nostro io più intimo.
“Lasciati essere, non sei solo”