27 Luglio 2024

Recensione di Frank 

“Un prodotto delicato, sensibile e critico verso il mondo della musica, mossa sempre meno dalla passione e costantemente più vicina al business”


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Un aspirante musicista si unisce a una band guidata dall’ombroso Frank, leader carismatico. Il giovane crede di avere una chance che potrebbe cambiargli la vita, ma ci metterà un po’ di tempo prima di capire in che guaio si è cacciato.

Recensione 

Un giovane inglese ambizioso, nato e cresciuto in periferia, continuamente propenso a scrivere testi musicali, che piano piano prendono forma nella sua mente basandosi su qualunque cosa i suoi occhi scorgano, viene catapultato nell’universo di Frank, un uomo, un cantante, un genio che dietro al testone di cartapesta cerca, assieme alla sua band, di creare il miglior album musicale immaginabile.

Una pellicola indipendente come poche, ecco cosa è Frank, il primo film di Lenny Abrahamson che dietro alle direttive di Jon Ronson, qui alla sceneggiatura, confeziona un prodotto estremamente valido che in tutta la sua indipendenza e micro esistenza si dimostra già da ora essere un vero e proprio cult. Ronson, qui in veste di sceneggiatore, è indubbiamente un elemento essenziale nell’economia del film poiché la figura di Frank è strettamente legata al suo passato, al suo gruppo di musicisti chiamato (non a caso) Frank Sidebottom e a Christopher Sievey un tempo lui il vero possessore della grande testa protagonista indiscussa del film. Sebbene, in fin dei conti, la pellicola non si riveli una biografia, né ripercorra o alteri il passato dell’ex tastierista o della intera band prima citata, il tema principale del tutto rimane sempre e costantemente la musica, vissuta e interpretata dalle persone. 680x478

Non è un caso che la prima fatica di Abrahamson sia non solo una sorta di viaggio di introspezione dei personaggi, ma anche e sopratutto una sorta di ricerca estrema della musica, non quella fatta per il successo, ma tutto ciò che lega essa all’arte, sublimandola e immortalandola attraverso una cristallina espressione dimostrandosi, a sua volta, essere un nitido specchio delle personalità presenti sullo schermo. Dietro infatti a tutto ciò che viene mostrato vi è Frank che si rivela essere l’elemento necessario capace di mettere in continuazione in moto il motore della narrazione, invitando sempre tutti noi a far parte, passo dopo passo, del suo mondo, tanto strambo quanto affascinante. Ma se pensate di avere tra le mani un classico biopic o una storia capace di girare intorno solo alle note di un piano vi sbagliate di grosso poiché questo lungometraggio ha al suo interno tutta una serie di sottili critiche e sfumature nei confronti della società contemporanea su cui è davvero impossibile soprassedere.frank-film-02-636-380


Dopo il tanto acclamato The Social Network di David Fincher pochi lavori erano riusciti a mettere in luce l’importanza dei media, dei computer e dei social al giorno d’oggi. Frank, attraverso il volto del giovane protagonista Jon (interpretato da Domhnall Gleeson), si prende il disturbo di servire su un piatto d’argento tutti i nuovi procedimenti, nonché illusioni, che costellano la genesi e le formazioni delle varie band musicali al giorno d’oggi; perché questo film è essenzialmente un’opera basata sull’illusione, quella che crea il mondo virtuale, quella che vediamo tutti i giorni, fatta di tanti tormentoni che prendono vita in rete e che poi, da un giorno all’altro, finiscono. Perché il successo, al contrario di quel che si crede, non lo si fa con le visualizzazioni su youtube o sul web e nemmeno, purtroppo con la musica, quella vera.frank-movie

Per questo motivo Frank è una grande dichiarazione di sogni infranti, di vedute tanto diverse quanto lecite, il più delle volte, un pregevole lavoro che sembra voler dire che non è la musica ad essere importante o magnifica, ma le persone che la scrivono, creano o suonano; questo film sussurra alle nostre orecchie che se vi è passione e impegno persino cantare di “birre, bagni, sigarette e mura sporche” può essere meraviglioso e profondo. Il vero problema ormai sembra essere, però, essenzialmente i soldi e le ambizioni materiali dei molti, che consapevoli dell’importanza di essere continuamente alla moda, lasciano da parte testi e note per salire sul palco e cantare ciò che il pubblico vuole, non quello che davvero questi vogliono suonare per loro, il tutto per non apparire impopolari o essere scacciati via a suon di pomodori volanti e urla. frank-michael-fassbender

Commento Finale 

Frank è una perla rara, un film delicato come il suo protagonista, dal quale prende il nome, ma anche e sopratutto la natura e la sensibilità, un personaggio che dietro al faccione abbastanza inquietante cela il viso di un Michael Fassbender che continua ad ammaliare per la sua bravura, anche quando gli viene chiesto di recitare solo con la voce o con il corpo, privato di una qualsiasi espressione facciale. Un lungometraggio che porta al limite estremo musica e musicisti, curato sotto i minimi dettagli e suggestivo, che ci porta a pensare che talvolta bisogna rasentare quasi la pazzia per assaporare davvero i migliori suoni o creare le migliori canzoni, anche se poi, a credere che siano tali, si è sopratutto noi, mentre gli altri, coloro che vogliono fare solo soldi e successo, che non assecondano i nostri gusti o non guardano le cose con la stessa prospettiva, dirigono i propri desideri verso orizzonti musicali più commerciali e privi animo stringendo patti col diavolo o vivendo nell’illusione.

Claudio Fedele

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Claudio Fedele

Nato il 6 Febbraio 1993, residente a Livorno. Appassionato di Libri, Videogiochi, Arte e Film. Sostenitore del progetto Uninfonews e gran seguace della corrente dedita al Bunburysmo. Amante della buona musica e finto conoscitore di dipinti Pre-Raffaelliti.
Grande fan di: Stephen King, J.R.R. Tolkien, Wu Ming, J.K. Rowling, Charles Dickens e Peter Jackson.

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