18 Marzo 2024

Ironica, comica e intensa è la rilettura in chiave moderna di Valerio Binasco, del testo goldoniano Arlecchino servitore di due padroni, del 1745, andato in scena al Teatro della Pergola di Firenze, dal 21 al 26 gennaio.

Chi si aspettava un Arlecchino frizzante, snello e con il celebre costume colorato a rombi, ne è rimasto sicuramente sorpreso nel vedere in scena un signore di mezza età, con qualche chilo in più e moderni abiti trasandati, interpretato splendidamente dall’attore comico Natalino Balasso.


Ph Bepi Caroli

Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, cinque volte premio Ubu, ha volontariamente rifiutato il confronto con il regista Giorgio Strehler, riuscendo invece a far emergere tutta l’umanità dei personaggi. L’amore, la vincente complicità tra donne e un patriarcato ingombrante hanno sicuramente portato lo spettatore a riflettere sulla modernità del testo goldoniano. Ne esce così Arlecchino divertente, ma anche a tratti agrodolce, grottesco e drammatico. Il protagonista è un uomo affamato, bugiardo, disperato e disposto per questo a servire due padroni contemporaneamente, complicando le loro vite con rocamboleschi e buffi equivoci. Le sue menzogne però sono presentate con totale ingenuità e tenerezza tanto che, alla fine, gli si perdona tutto.

La storia

Ambientato nell’Italia anni Sessanta Clarice, Elena Gigliotti, figlia del borghese autoritario Pantalone (Michele Di Mauro) deve ufficialmente e frettolosamente fidanzarsi con Silvio (Matteo Cremon) col quale convolare a nozze, giacché il promesso sposo, un tale Federigo Raspini, è morto in circostanze poco chiare. Silvio, personaggio tonto ed innamorato pazzamente di Clarice, è il figlio del dottore (Fabrizio Contri). La storia naturalmente si complica nel momento in cui compare lo stesso Raspini dato per morto che, con grande sorpresa, intriga la vicenda mandando tutto all’aria. In realtà l’uomo che si presenta è Beatrice (Elisabetta Mazzullo), la sorella di Raspini, sotto sue mentite spoglie, che giunge da Torino a Venezia per ritrovare l’amore perduto di Florindo (Gianmaria Martini). 

Ph Bepi Caroli

La commedia s’infittisce con colpi di scena, equivoci che fanno trepidare lo spettatore. Completano il cast Carolina Leporatti nei panni di Smeraldina, cameriera e serva di Clarice, Lucio De Francesco ed Ivan Zerbinati nei panni dei due servi.

In un equilibrato e attento alternarsi tra battute malinconiche e comicità, lo spettacolo mantiene viva l’attenzione del pubblico che applaude a scena aperta, tra i quali durante una battuta della domestica che rivendica la forza delle donne in un mondo che, allora come adesso, è ancora troppo “flebile”. 

Con grande realismo e credibilità, Binasco ha saputo restituire molte sfumature caratteriali dei personaggi, superando le maschere della Commedia all’Italiana. Apprezzato anche l’uso sapiente del linguaggio veneto-lombardo borghese goldoniano affiancato a sfumature dialettali contemporanee che hanno colorito il testo di ulteriori sketch comici. Applausi.

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Marta Sbranti

Marta Sbranti, classe 1989. Dopo il Diploma presso l'Istituto d'Arte Franco Russoli di Pisa mi sono laureata in Scienze dei Beni Culturali curricula storico-artistico. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, presso l'Università di Pisa. La mia tesi di laurea "Musei e Danza" unisce le mie due grandi passioni la danza e l'arte, che coltivo fin da piccola.
"Toccare, commuovere, ispirare: è questo il vero dono della danza".
(Aubrey Lynch)

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