La conferenza che ha visto protagonista la Professoressa Carrozza ed il suo libro “I Robot e noi” ci invita ad intraprendere un viaggio nelle novità del mondo della robotica. Un percorso indispensabile per capire il nostro presente ed i cambiamenti che investiranno, ancor più nel prossimo futuro, le nostre società.
Che sia la Quarta rivoluzione o solo uno sviluppo impressionante della Terza lo valuteranno forse meglio, a posteriori, gli storici e gli scienziati. Ciò che conta capire ora è che i robot sono già tra di noi, nelle nostre case, nelle scuole, nei servizi pubblici e non più solo nell’ industria o nell’ ambito militare. Saranno nostri amici: la paura di molti verso questo futuro non ha ragion d’essere. Grandi ed affascinanti saranno le sfide che sorgeranno da questi cambiamenti, dei cui effetti sull’ economia e sulla società, oggi si può solo intuire la vastità.
Di esempi di alta ingegneria applicata a vari contesti, di nuovi metodi e dell’entusiasmante mondo della ricerca applicata il libro della Carrozza offre un’ampia descrizione e ci invita all’approfondimento ed alla discussione, seguendo una moderna e sempre più attuale concezione del ruolo sociale e culturale dello scienziato nella società contemporanea.
La sua visione, molto positiva, dell’apporto dei robot al progresso sociale ed economico delle nostre società rappresenta, in qualche modo, una sorta di “luce” tra le opinioni oggi in grande spolvero, legate al contrario ad una prospettiva molto più fosca e drammatica del domani, specie nel mondo del lavoro.
Chiaro, come detto anche dalla Carrozza, che determinante, ai fini della costruzione di un orizzonte migliore, sarà l’azione non solo degli operatori economici ma, soprattutto, dei poteri pubblici, chiamati a vigilare e a svolgere un ruolo propositivo e attivo.
Sicuramente, la sfida a cui noi giovani saremo chiamati a misurarci sarà quella di coniugare l’efficienza tecnologica ed economica, e quindi i robot, alle esigenze tipiche della comunità, favorendo un processo di sviluppo accettato e ben visto da tutti, così come accaduto in passato.
Affascinanti due spunti, proposti nel testo e discussi a Livorno:
Il primo riguarda l’orizzonte interdisciplinare (o addirittura antidisciplinare) che Carrozza ritiene indispensabile affrontare ritiene indispensabile per affrontare gli sviluppi della robotica.
“Nel prossimo futuro c’è una sfida enorme per le scienze umane e sociali, per capire e analizzare le trasformazioni sociali che stiamo vivendo. Una sfida in cui, come abbiamo visto, è cruciale l’antidisciplinarietà, proprio perché noi scienziati duri e ingegneri non abbiamo tutti gli strumenti culturali per capire ed affrontare le implicazioni umanistiche della rivoluzione industriale” (a pag. 48 del libro).
Una visione di impronta progressista, come la stessa Carrozza non ha timore di precisare nelle pagine conclusive, che riteniamo importante perché non offre spazi alla tentazione tecnocratica, una scorciatoia non di rado intravista e predicata (o temuta) da non pochi autori.
Il secondo attiene alla sfera, ampiamente trattata, in modo molto interessante, delle connessioni tra robotica e biologia, analizzando gli sviluppi della bioingegneria (la mano artificiale) e la bionica. Argomenti che aprono enormi possibilità di sviluppo della robotica, emerge il tema della bio-ispirazione della ricerca, sviluppata da Carrozza e dal suo maestro, il prof. Paolo Dario, ovvero un indirizzo che trae ispirazione dallo studio funzionale dei sistemi biologici come modello per la progettazione. Una appassionante prospettiva che affianca, su un piano di parità, ingegneria e biologia e ne lascia intravedere imprevisti quanto interessanti incroci.
Lamberto Frontera
Giulio Profeta
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