19 Marzo 2024

Un evergreen del balletto classico, Il Lago dei Cigni, torna a incantare il pubblico del Teatro Goldoni di Livorno con il Russian Classical Ballet, diretto da Evgeniya Bespalova, nella veste originaria ideata da Marius Petipa e Lev Ivanonv (1895), su musiche di Pyotr Ilyich Čajkovskij, in scena lo scorso 14 gennaio.

La storia d’amore senza tempo

La trama, decisamente romantica, racconta la storia della principessa Odette trasformata in un magnifico cigno bianco dal malefico mago Rothbart. La maledizione potrà essere sconfitta soltanto da un giuramento d’amore. Intanto a corte il principe Siegfried è costretto dalla madre a cercare una nobildonna da sposare, ma durante una battuta di caccia si imbatte in Odette e se ne innamora all’istante promettendo di salvarla. Durante una festa a palazzo il mago Rothbart presenta al principe sua figlia che ha assunto le sembianze di Odette, Odile il cigno nero. Convinto di trovarsi al cospetto della sua amata, il principe le giura eterno amore. A quel punto il mago rivela la vera identità della fanciulla e Odette, destinata alla morte, scompare nelle acque del lago. Siegfried, disperato, decide di seguirla: è proprio questo suo gesto a rompere l’incantesimo consentendo ai due giovani innamorati di vivere per sempre felici.


Amore e virtuosismi

Una storia che unisce virtuosismi tecnici ad armoniose sfumature musicali che, in perfetta simbiosi, raccontano una delle più romantiche storie d’amore. L’eterna lotta tra bene e male è centrale in questo balletto basato sui dualismi: uomini-cigni, cigno bianco-cigno nero, il buono e il cattivo, l’amore e il rifiuto.

Il secondo ed il quarto atto, chiamati “atti bianchi”, rappresentano una vera e propria architettura di movimenti e gestualità, dove i gruppi di donne-cigno si incrociano e snodano, formando disegni geometrici simili a quelli degli stormi in volo. Diversa è invece l’atmosfera del primo e terzo atto, ambientati a corte e ricchi di danze di carattere e divertissement dove il virtuosismo tecnico ha un ruolo di rilievo.

Nascosta dietro il classico atteggiamento del cigno si cela una donna eroina e vittima per eccellenza, Odette, qui magistralmente interpretata con grande rigore. Ma è sicuramente in Odile che la danzatrice mostra grande forza e presenza scenica. La “belle dame sans merci” che con i suoi 32 fouettés en tournant del celebre assolo nel terzo atto, ha incantato la platea.

Degno di nota è sicuramente il Giullare di corte che, con la sua frizzante energia, ha saputo mantenere per tutto lo spettacolo una dinamica del movimento fluida e al contempo leggera con salti, tour en l’air e pirouettes senza incertezze.

Meno forte la presenza scenica del principe Siegrfried e del rivale Rothbart, che hanno colto in modo più superficiale le varie sfumature dei loro personaggi, lasciando alla tecnica, seppur molto buona, il difficile compito di colmare le eventuali lacune interpretative.

Un ensamble di danzatori tecnicamente molto valido ha accompagnato i danzatori principali durate lo spettacolo con grande sincronia, soprattutto nel celebre quartetto del secondo atto nel quale le danzatrici-cigni diventano un corpo solo, per dinamicità, ritmo e respiro.


“La scenografia, gli abiti, le luci e la musica si mixano molto bene, tanto da non far calare l’attenzione nemmeno allo spettatore meno esperto. Prepararsi allo spettacolo leggendo la trama della rappresentazione è imprescindibile: senza, si perderebbero molti dettagli delle diverse scene. La lettura non preannuncia però, per esempio, un ruolo così importante del giullare che, bene o male, si vede in tutte le scene” 

Veronica Tati, Uni Info News

Una fiaba struggente e romantica godibile sotto ogni punto di vista, grazie all’esecuzione fedele, delicata e magica, che sicuramente non ha disatteso le nostre aspettative.

 

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Marta Sbranti

Marta Sbranti, classe 1989. Dopo il Diploma presso l'Istituto d'Arte Franco Russoli di Pisa mi sono laureata in Scienze dei Beni Culturali curricula storico-artistico. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, presso l'Università di Pisa. La mia tesi di laurea "Musei e Danza" unisce le mie due grandi passioni la danza e l'arte, che coltivo fin da piccola.
"Toccare, commuovere, ispirare: è questo il vero dono della danza".
(Aubrey Lynch)

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