Livorno Generativa: il progetto sociale nato da alcune associazioni livornesi che stanno organizzando il primo Festival della Generatività della città – 15 e 16 Novembre.
Tutto è cominciato nel 2016 da uno studio condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna e dalla Fondazione Zancan di Padova, in collaborazione con la Caritas Diocesana di Livorno. La ricerca prevedeva un periodo di sei mesi durante i quali oltre trenta persone, seguite dai servizi della Caritas, sono state coinvolte in percorsi di riattivazione sociale. La logica che ha guidato questa sperimentazione è stata quella della generatività. E, proprio a partire da questa ricerca, la Caritas ha scelto di contattare varie associazioni livornesi di volontariato per “fare rete”, tentare di rigenerare il tessuto comunitario della città e scrivere insieme un manifesto della generatività per il territorio livornese. Nasce così il progetto Livorno Generativa, che si impegna a «Promuovere un nuovo modo di stare insieme, un paradigma di relazione che valorizzi i legami, le reti, l’orizzontalità, la circolarità, la responsabilità reciproca. Per dare un nome a questo paradigma abbiamo scelto la parola “generatività”».
Suor Raffaella Spiezio della Caritas racconta che questo progetto nasce grazie al grande contributo di Mauro Magatti –economista e sociologo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano– e grazie al suo libro: Generativi di tutto il mondo: Unitevi! Ma cosa intendiamo quando parliamo di generatività? Questa parola rimanda alla cultura dell’empowerment e della riattivazione delle risorse personali nel soggetto debole: così si supera sia la politica dell’austerity che il vecchio Stato sociale assistenzialista per approdare al social investment. Nel suo blog (dove sono raccolte tante esperienze, italiane e non, di realtà generative) Magatti spiega che il termine generatività indica:
«La via positiva al superamento della crisi ‘adolescenziale’ nella quale la società individualistica ha finito per ritrovarsi: l’Io narcisistico –a cui piace pensare che tutto il mondo gli ruoti attorno– rimane impigliato nella trappola di un desiderio che non riesce a colmare […] In questo senso, la generatività sociale è un modo per esercitare creativamente la libertà, portando il proprio originale contributo, insieme ad altri, al mondo e alla vita. Una via per andare al di là delle passioni tristi della società consumerista».
È a partire da queste riflessioni che vari volontari della Caritas di Livorno sono andati a conoscere sia le varie associazioni livornesi, sia gli esperimenti di generatività sociale condotti in varie città d’Italia che hanno portato frutti di speranza. Suor Raffaela racconta di essere stata anche in Polonia alla ricerca di progetti simili: lì ha trovato comunità solidali che hanno sviluppato percorsi virtuosi per difendersi dalla crisi e per ricostruire il tessuto sociale. Prossima tappa: Spagna, nel 2019.
Nel frattempo Livorno Generativa ha deciso di organizzare il Festival della Generatività, che si terrà al Museo di Storia Naturale di Via Roma il 15 e il 16 novembre (iscriversi qui). In programma ci saranno tanti ospiti illustri, tra cui il teologo Vito Mancuso e Mauro Magatti stesso, oltre che Adriano Fabris, docente di filosofia dell’Università di Pisa, e la psicopedagogista Stefania Guerra Lisi. Il programma del festival sarà arricchito da workshop e laboratori di partecipazione, con la presenza di banchetti e stand di realtà generative provenienti da tutta Italia. Tra questi, troviamo un atelier di pasticceria del Carcere di Padova, una cooperativa livornese che integra la disabilità mentale nel mondo dell’apicoltura, un progetto del Carcere di Venezia sul reinserimento lavorativo dei detenuti, varie realtà di Bologna e di Caserta che si occupano della protezione e dell’integrazione di donne straniere, e altre esperienze e progetti. La sera del 15 novembre si terrà lo spettacolo Il Martirio di Monsignor Romero, a un mese dalla canonizzazione dell’arcivescovo di El Salvador che tanto s’impegnò nel sociale e nella lotta contro la dittatura militare.
I volontari della Caritas che si sono occupati di contattare le associazioni mi raccontano dei primi tavoli d’incontro con le realtà. Tra le associazioni coinvolte nel progetto Livorno Generativa troviamo la Misericordia di Montenero, Jonas Livorno, Arci, SVS e altre realtà che in passato già avevano collaborato con la Caritas, quindi l’intesa non è mancata. Tuttavia, alcune associazioni inizialmente non hanno nascosto diffidenza per questo progetto, che subito ha lasciato il posto alla collaborazione e alla speranza.
Perché questa sfiducia iniziale? Di sperimenti di “rete sociale” tra associazioni ce ne sono stati altri in passato, e non sempre sono andati a buon fine. Secondo Andrea Raspanti (volto conosciuto nella politica livornese, nonché collaboratore della Caritas) le cause di questi fallimenti sono da ricercare nel fatto che la cultura della co-progettazione è di recente invenzione e ancora non ha maturato i suoi frutti; secondo Suor Raffaella l’approccio spesso “sulla difensiva” di molte realtà associative livornesi le ha portate spesso allo scontro. Alcuni volontari non nascondono dubbi e scetticismi (chi è abituato a lavorare nel volontariato sociale conosce tristemente la forza della sconfitta). Ma se ‘ottimista’ e ‘pessimista’ sono categorie retoriche che lasciano il tempo che trovano –dice Padre Francesco Gusmeroli, riprendendo Papa Francesco– siamo chiamati comunque ad essere “uomini e donne di speranza“. Anche perché –continua Raspanti– di successi ce ne sono stati, come per esempio il progetto del Binario Mobile: l’unità di strada e centro d’ascolto della Caritas che ha collaborato con altre associazioni impegnate nel sociale. Ed è con questa rinnovata carica di entusiasmo che Livorno Generativa si impegna nel preparare il Festival.
Tuttavia non basta fermarsi al convegno sulla Generatività del 15 e del 16 novembre, si vuole andare oltre! La sfida infatti è quella di costituire “Cantieri della generatività” a partire dagli workshop del Festival: laboratori che sappiano conservare questa spinta di entusiasmo e coniugarla con del sano pragmatismo. Senza demordere davanti alle sfide della crisi, del disagio sociale e delle politiche pubbliche spesso inefficaci. Tenendo sempre a mente che «Essere generativi vuol dire essere creativi, connessi, liberi e proprio per questo responsabili; vuol dire essere parte attiva di un processo connettivo plurale, aperto e rivolto al futuro: un processo di promozione, sviluppo e cura delle persone e della comunità». Livorno Generativa metterà radici nella società civili e nel tessuto comunitario solo se la città accoglierà questa proposta come alternativa alla crisi umana, relazionale, culturale e di pensiero oltre che economica. «Il nostro grande sogno –conclude un volontario– è che alla fine di questo cammino vi siano persone che scelgano di vivere la generatività come prassi quotidiana, come modalità di esistenza. La sfida è essere generativi là dove ci si trova, nella vita, nel lavoro, nelle relazioni».
Livorno Generativa è movimento.
È direzione in tempi di spaesamento.
Incontro, in tempi di vuoto e di isolamento.
Dialogo, in tempi di calcolo.
È una strada da tracciare e da percorrere. Insieme.
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