Washington D.C. – E’ proprio notizia di stamani, fonti Ansa, che il sostegno per la pena di morte negli U.S.A ha subito un’impennata fortissima; basti pensare che a metà degli anni ’90 addirittura l’80% della popolazione era favorevole alla pena capitale, oggi si attesta al 60%. Il sondaggio, portato avanti da Gallup, organo di informazione, dimostra che il drastico abbassamento del consenso è da collegarsi alla moratoria riguardante la pena di morte che è stata portata avanti in diversi Stati americani, iniziata intorno al 2000 dopo che diversi detenuti del braccio della morte erano stati riconosciuti innocenti.
E per questa uccisione? Nessuno pagherà.
– Sedia elettrica: il condannato viene legato alla sedia, mani e caviglie, vengono applicati elettrodi di rame al corpo e una calotta alla nuca, fra questa e la testa viene posizionata una spugna imbevuta di soluzione salina, questo per favorire la circolazione dell’elettricità. Il risultato: arresto cardiaco e blocco della respirazione;
– Camera a gas: il condannato viene rinchiuso in una stanza con pareti di acciaio a tenuta stagna e viene rilasciato cianuro nell’aria. Il risultato: morte per asfissia;
– Iniezione letale: immissione nelle vene del condannato di un veleno e di sostanza chimica che provoca la paralisi del muscolo. Il risultato: arresto cardiaco e paralisi del diaframma.
Fortunatamente la fucilazione e l’impiccagione sono ormai ritenuti metodi barbari e disumani, (come se gli altri invece fossero segni di benevolenza verso il condannato), in pratica ormai desueti. La camera a gas, venne presentato come un metodo moderno e fatto per evitare al condannato inutili sofferenze, (in tutto questo credo ci sia una falla logica, ma è una lieve sensazione), asserzione falsa e infondata, basti pensare al caso di Donald Hardind, in Arizona, che impiego 11 MINUTI PER MORIRE, inoltre molti si accorsero che era un metodo utilizzato dai nazisti…non c’è che dire…illuminante. La sedia elettrica era il metodo più utilizzato fino al 2000, considerato il meno crudele possibile, (su quali basi?), in realtà, infatti, il condannato era costretto ad aspettare in agonia il responso del dottore, prima di ricevere altre scariche che gli provocavano l’arresto cardiaco. C’è da aggiungere i vari guasti agli impianti elettrici e/o l’incompetenza degli addetti, non sono infrequenti i casi in cui i condannati BRUCIAVANO sulle sedie elettrice, cito il cado di Pedro Medina, in Florida. Ugualmente l’iniezione letale, per via degli errori sulle quantità di sostanza anestetizzante da iniettare prima del veleno, può lasciare l condannato paralizzato e cosciente per varie minuti, cito il caso di Thomas Smith, nell’Indiana, questi dovette aspettare 36 minuti prima che gli venisse iniettato il veleno letale.
Un’attesa lenta, fatta di rintocchi, da porte che si aprono, da cigolii, umide celle, detenuti, pianti, grida, soprusi, attese di anni, 20 o 30, impotenza, non serviranno le grida, i pianti, le mani battute, i pugni lacerati, non serviranno le grida al cielo, alla pietà, alla misericordia umana, in quei luoghi non esiste, l’occhio dell’umanità è pio e stanco e non guarda mai su quelle persone, morti che camminano, morti che camminano.
Misurano il vestito per la sepoltura, viene firmato il certificato di morte in anticipo, poi forse verrà la morte, ma non è detto, un imprevisto e il sadico gioco ricomincia.
Matteo Taccola
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