29 Aprile 2024

La vita culturale e politica di Livorno si anima grazie al dibattito organizzato lo scorso martedì 21 Marzo al centro culturale di Via delle Galere dalle Acli di Livorno, col titolo “il futuro dei progressisti”. Di futuro e di progresso si è parlato sotto varie sfumature grazie agli interventi e alle opinioni di Piero Fassino e Alessandro Cosimi fra gli altri. Assente il presidente regionale delle Acli Giacomo Martelli, che però ha partecipato all’incontro con un messaggio letto da Antonio Melani, presidente provinciale delle Acli e principale promotore del dibattito.

Spetta proprio a Melani il compito di introdurre i temi del confronto. Il presidente delle Acli livornesi mette a fuoco fin da subito due argomenti chiave collegati fra loro:il futuro e la politica. “Abbiamo un deficit di percezione del futuro, vivendo in un infinito presente ed esaurendo su noi stessi ogni tipo di tensione”- dice Melani, che poi continua- “Sempre più difficilmente si fa politica per la realizzazione di un progetto ma si fa politica contro qualcosa, con indignazione. E l’indignazione è la negazione del riformismo”. Melani afferma anche che per sanare l’indignazione è necessaria la progettualità, raggiungibile solo con un governo che abbia l’opportunità di governare effettivamente: “Il governo governa se ha la possibilità per farlo e il risultato del referendum del 4 Dicembre dà al Paese un eccesso di rappresentatività e un difetto di governabilità”. Infine, sull’obbiettivo del dibattito, Melani sottolinea la volontà costruttiva delle Acli: “Le Acli si sono poste l’obbiettivo di far partecipare i cittadini alla politica in maniera costruttiva e farli partecipare al processo riformatore”.


Interviene poi Matteo Vivoli, che si chiede cosa voglia dire veramente essere progressista:“La capacità di interpretare il presente per saper poi orientare il futuro è l’elemento caratterizzante del progressismo e il presente è il punto di partenza della nostra riflessione”. In seguito suggerisce l’importanza di dare risposte al disagio delle persone, al momento raccolto solo dalle forze populiste.

A questo punto prende parola Piero Fassino, l’ospite più atteso. L’ex sindaco di Torino analizza i problemi su scala globale per poi restringere il campo sempre di più occupandosi prima di Europa, poi di Italia ed infine del Partito Democratico. Il primo tema messo in campo da Fassino è quello della crisi, che ha contribuito a diffondere in una parte sempre più larga di opinione pubblica il senso di insicurezza e disagio. Questo, secondo Fassino, ha comportato una perdita di fiducia nelle istituzioni e di conseguenza ha fatto crescere i consensi dei partiti anti sistemici. Fassino però non è convinto dalle risposte che queste forze politiche danno al problema. Sono risposte difensive, di chiusura, che raccolgono consensi nel breve periodo ma che non guardano al futuro. La risposta progressista invece è più complicata da percorrere ma è una risposta vera: “Viviamo in un mondo che è globale in tutte le sue manifestazioni ma che continua ad essere governato dalle relazioni fra Stati”. La risposta di Fassino sta quindi nella sovranità globale, essenziale per governare una globalizzazione troppo grande per la sovranità di un qualsiasi Stato. Dopo aver sottolineato la debolezza delle istituzioni sovranazionali e le contraddizioni che una globalizzazione non regolata può creare, Fassino estende il tema anche su scala europea. Sottolinea l’importanza dei risultati dell’Unione Europea come i 70 anni di pace garantiti agli stati membri e i vantaggi economici e sociali dell’integrazione europea, ma evidenzia anche gli errori: “L’aver mantenuto una politica di equilibrio di bilancio anziché politiche espansive finalizzate al rilancio degli investimenti e alla creazione di lavoro ha radicato la percezione che l’Unione Europea sia un fardello”. Per fare i conti con la Cina e con gli altri paesi emergenti è però indispensabile un’Europa che faccia fattore comune e che sia sovrana. Questo è ostacolato dalla tendenza dei governi statali a prevalere sulle istituzioni europee. Passa poi alla situazione dell’Italia, il cui problema principale individuato da Fassino sta nella bassissima crescita: “Un Paese che non cresce è un Paese che non costruisce il futuro dei propri figli e questa è forse la principale inquietudine di molte famiglie”. Per far crescere il Paese bisogna però riformare la burocrazia e la giustizia, finanziare la ricerca e investire sulle opere di modernizzazione del Paese. Risolvere il problema del debito pubblico diventa fondamentale per sbloccare le risorse per costruire la crescita che garantisce il futuro ai figli. Per gestire riforme che incidano sul Paese c’è bisogno però di accompagnare queste riforme durante il loro processo. Ciò può essere fatto solo da partiti politici forti e al momento questa condizione è difficile da riscontrare a causa della crisi della democrazia rappresentativa e del sistema politico in generale. In questo Fassino denuncia il limite del Partito Democratico, che sta nel fatto di non aver fatto da filtro alle pulsioni del popolo, salvo poi rivendicare con forza le ragioni per cui è stato costituito e rilanciando la sfida per il futuro.

In seguito ci sono stati gli interventi di Riccardo Rossato, di Ivan Mach Di Palmstein, dell’ex sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, di Lorenzo Bacci e di Federico Bellandi, oltre che di due interventi dal pubblico presente al centro culturale. Le considerazioni di Cosimi in particolare sottolineano l’importanza di ritornare a discutere e a parlare di temi così importanti, elogiando l’iniziativa delle Acli e invitando la partecipazione di tutti coloro che possono dare un contributo alto a queste discussioni. I temi dai vari interventi alla sono stati ridiscussi da Fassino che si è espresso sulla post-verità e sulla difficoltà di controllare la comunicazione digitale, sull’importanza degli investimenti sul sapere, sull’istruzione e sulla cultura e di conseguenza sulla ricerca. Fassino parla poi della necessità di governabilità che può essere data esclusivamente da un sistema maggioritario, pur se a base proporzionale, che dia a chi vince la possibilità di governare per 5 anni. Evidenzia poi, sollecitato dai due interventi non previsti da un uomo e una donna dal pubblico, il tema della fiscalità europea e della politica previdenziale.

Il dibattito andato in scena, in definitiva, è stato spunto di molteplici riflessioni. La figura di Fassino è stata ovviamente centrale in quanto l’opinione di personaggi importanti e di grande rilevanza politica ed istituzionale può essere ancora più densa di significati. Ma degni di nota sono stati anche gli interventi spontanei delle persone presenti. La speranza è che le Acli continuino a impegnarsi in questo tipo di attività territoriali cercando di far avvicinare le persone a temi che riguardano tutti.

Alla fine dell’evento Piero Fassino si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande di Uni Info News:

“Signor Fassino, lei ha parlato dei minatori di carbone americani a cui Trump risponde con soluzioni non percorribili; La domanda è: quali sono in sostanza le soluzioni da dare ai lavoratori che sono stati penalizzati dalla globalizzazione?”


“La soluzione è fare investimenti in settori nuovi e mettere in campo percorsi di riallocazione di questi lavoratori in altri settori. Ciò significa un forte investimento nella riqualificazione professionale delle persone e quindi mettere in campo da un lato investimenti in settori che siano in grado di creare lavoro e assorbire occupazione e dall’altro di processi di riqualificazione per consentire a chi ha perso lavoro di accedere a questi nuovi lavori.”

“L’Unione Europea è l’esempio più vicino al concetto di sovranità globale, come lo giudica?”

“L’Unione Europea è un esempio positivo che però deve continuare perché abbiamo messo in comune la moneta, il mercato, la circolazione, ma ci sono altri settori nei quali continua ad esser prevalente la dimensione statale. Se vogliamo che l’Unione Europea sia in grado di offrire ai suoi cittadini benefici dal punto di vista del lavoro, del reddito, del futuro dei figli, abbiamo bisogno di mandare avanti l’integrazione europea anche in quei campi in cui non c’è stata o è stata insufficiente.”

“ Secondo lei è utopistico arrivare effettivamente a una sovranità globale oppure è possibile?”

“Non è utopistico ma è un percorso molto lungo. Gli Stati nazionali continueranno a esistere perché sono l’espressione di identità, cultura, storia e civiltà, però c’è bisogno sempre di più che crescano le istituzioni sovranazionali chiamate a gestire processi e fenomeni che hanno dimensioni globali, non governabili in modo adeguato solo sulla base delle politiche nazionali.”

“ Con delle forze politiche volte alla collaborazione non potrebbe garantire la governabilità anche un sistema proporzionale?”

“L’esperienza dimostra che i governi nati da sistemi puramente proporzionali sono governi fragili, esposti all’instabilità e all’insicurezza. Ne è la prova l’Italia che in 60 anni di regime elettorale proporzionale ha cambiato più di 60 governi. È evidente che un sistema elettorale deve avere una chiara base proporzionale, però bisogna accompagnare a un sistema proporzionale dei meccanismi premiari che consentano a chi ha vinto di avere un numero di seggi tale da garantire di avere una maggioranza autosufficiente per governare.”

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Rodolfo Ortolani

Studente livornese di Scienze Politiche all'Università di Pisa. Analisi e opinioni sulle mie due passioni: sport e politica.

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