24 Aprile 2024

Recensione di Profondo Rosso 

“Opera magna che segna il passaggio dal Thriller all’Horror per Dario Argento”


PROFONDO ROSSO - Italian Poster 1E’ difficile valutare un capolavoro, talvolta il rischio è quello di scadere in discorsi già detti, frasi trite e ritrite da persone che in passato hanno avuto l’acume di veder subito in esso la grandezza insita in questi, oppure che l’hanno saputo analizzare con il passare del tempo ancor meglio mostrando tutti quegli elementi chiave per una lettura approfondita e capace di evidenziare a puntino tutti gli elementi presenti da tenere in grande considerazione. Per questo motivo sarebbe stupido oggigiorno chiedersi quanto “valga” Profondo Rosso, ma piuttosto sarebbe più logico domandarsi quali sono gli elementi che hanno fatto di questo lavoro di Dario Argento l’apice del suo Cinema, la punta di diamante che nemmeno lui stesso (forse) è mai più riuscito a raggiungere.

Con una storia semplice ed abbastanza comune, priva di grandi stravolgimenti o straordinari eventi legati alla trama, seguendo inizialmente le orme di un giallo come tanti altri, il regista di Suspiria qui fa quello che per molti fu definito il “cambiamento totale” da parte di Argento, che dal “thriller” passò al genere “Horror”, non senza però modificare il suo stile in un cambio repentino o impersonale. Sia chiaro a tutti, il Cinema di D.A. resta un tipo di cinema che solo questi riesce a fare, sebbene di emulatori proprio in quegli anni, per seguire la scia del successo, ce ne furono ed alcuni raggiunsero persino una discreta fama e plausi. Le riprese, le atmosfere, i personaggi ed i tanti scorci oscuri ed inquietanti, claustrofobici e silenziosi, che il regista offre allo spettatore erano e restano tutt’ora un marchio indelebile che attanaglia profondo_rossola mente del pubblico portandola in un vortice di mistero ed orrore umano senza precedenti.

I parallelismi presenti in Profondo Rosso con il suo primo lavoro “L’Uccello dalle Piume di Cristallo” sono considerevoli, non a caso anche in questa sede si assiste ad un efferato omicidio sia noi (spettatori) che il protagonista, che inerme, in questa occasione, vede la sua vicina di casa uccisa brutalmente.

Marc Daly (David Hemmings), pianista inglese che ha preso soggiorno a Roma, è così invischiato in una storia di sangue ed atroci uccisioni, una presenza non smette mai di seguire i suoi passi e più quest’ultimo, tra un indizio e l’altro, grazie anche alla collaborazione della giornalista Gianna Brezzi, cercherà di arrivare alla soluzione del caso, più le profondo1minacce ed i pericoli aumenteranno, sfociando, infine, in un epilogo drammatico ed inaspettato.

C’è una forte autoironia nel cinema di Argento quando si parla di Profondo Rosso, poiché si riprende esattamente un discorso iniziato nel 1970, cinque anni prima del rilascio e distribuzione di questa pellicola, dato che noi tutti, se volessimo, potremmo benissimo arrivare a risolvere il “caso” proposto sin dai primi minuti. La telecamera mossa con grande maestria dal film-maker italiano ci mette in modo obbiettivo, senza filtri né scusanti, davanti alla verità, così come viene messo il protagonista stesso, ma a sfalsare quest’ultima siamo proprio noi che in fondo siamo ciechi e non riusciamo a scorgere la vera realtà dei fatti. Non ci sono trucchi in Profondo Rosso, ancor meno che nell’opera prima di Argento, l’assassino è esattamente (se non addirittura palesemente) mostrato allo spettatore, il quale però, grazie ad una fastosa ed eccelsa messa in scena, è così rapito dalla storia da non accorgersi di tutti gli elementi che i corridoi delle case che il regista riprende propongono e mostrano. Forse siamo proprio noi stessi, per il gusto stesso di assaporare uno straordinario prodotto a renderci ciechi e negare l’evidenza dei fatti per lasciarci trasportare in un lungometraggio che si vede e si assapora, profondo-rossoin tutte le sue sfaccettature, sempre ai giorni nostri come un qualcosa di puramente inedito e originale.

Dario A. scrisse la sceneggiatura di questo film nella sua casa di campagna, in una caldissima estate, ma insoddisfatto del proprio lavoro, insoddisfazione dovuta anche a qualche critica ricevuta dal padre di cui teneva sempre conto e dal fratello, decide di farsi aiutare da Bernardino Zapponi; così quel che abbiamo tra le mani è un lavoro a quattro mani, un progetto ambizioso e carico di aspettative, poiché Argento non è più un novellino, ha diretto ormai qualche pellicola e già in giro si sussurra che sia lui il nuovo Hitchcock.  Le tante aspettative non deludono gli spettatori, che accolgono favorevolmente la pellicola, ma cosa più importante è la critica ad elogiarlo tanto che ancor oggi è possibile andare nei più noti siti cinematografici di tutto il mondo (quali ad esempio il RottenTomatoes) profondo-rosso-6e scoprire che Deep Red ha un gradimento del 95%


Il vero successo di questo film lo si deve solo ed unicamente all’estro creativo del regista, che si immedesima in un demiurgo capace di plasmare l’arte a suo piacimento, regalando così una perla del genere horror (e non solo) destinata a fare la storia non solo in Italia, ma anche all’estero. Argento, esattamente come in una delle prime inquadrature ove le porte di un bellissimo teatro si aprono dinanzi allo spettatore, ci invita a prendere parte alla vicenda che si appresta a raccontare, un racconto sporco e lercio proprio come il bagno del grande teatro da dove tutto comincia.

Ci parla sempre attraverso i dolori e le perversioni dell’uomo, delle sue debolezze, della sua stoltezza e della sua instancabile curiosità, propone il tutto con una estetica che fa abuso di rosso e si allontana, in modo definitivo, dal genere “giallo” per arrivare a toccare l’horror e lo splatter attraverso scene di tortura, coltellate, decapitazioni e urla incessanti di dolore.

Tuttavia, tanti sono gli elementi, i tasselli del puzzle, che hanno reso Profondo Rosso un film eccezionale a cominciare dalla collaborazione di Carlo Rambaldi per la realizzazione degli effetti speciali, fino ad arrivare alla colonna sonora curata da Giorgio Gaslini e dai Goblin, gruppo rock italiano che tornerà a scrivere partiture musicali per altri film di D.A.. L’importanza delle musiche adoperate in questa produzione non si avverte solo da un punto di vista puramente tecnico, ma a riprova di quanto detto basti pensare che John Carpenter per “Halloween” commentary-rosso1realizzerà un tema molto simile a quello qui orchestrato.

Commento Finale

Profondo Rosso è un film che ha segnato un’epoca, che con il suo alone di paura, mistero e thriller ha avvicinato molti giovani al cinema ed al genere horror, che ha avuto un’importanza fondamentale anche per Dario Argento stesso, che dopo aver siglato la “trilogia degli animali” si ritrova a dirigere una pellicola che assume, in ultima analisi, quelli che sono i contorni più puri del genere horror dal quale in futuro non si allontanerà, se non per rare volte. Grazie ad una regia attenta, curata, sempre incentrata sul “nascondere”, ma al contempo “rivelare” una realtà innegabile alla quale noi stessi, per errore, disattenzione o volontà decidiamo di sottrarci, Profondo Rosso è ancora oggi un cult, un capolavoro, una pellicola da godere in tutte le sue tinte e sfumature ove ad una storia semplice ed in alcuni casi non proprio brillante dal punto di vista dei dialoghi, alterna una messa in scena, una colonna sonora ed un reparto di effetti speciali all’avanguardia e capaci tutt’ora di rimanere impressi in ogni appassionato di cinema.

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Claudio Fedele

Nato il 6 Febbraio 1993, residente a Livorno. Appassionato di Libri, Videogiochi, Arte e Film. Sostenitore del progetto Uninfonews e gran seguace della corrente dedita al Bunburysmo. Amante della buona musica e finto conoscitore di dipinti Pre-Raffaelliti.
Grande fan di: Stephen King, J.R.R. Tolkien, Wu Ming, J.K. Rowling, Charles Dickens e Peter Jackson.

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