19 Aprile 2024

Recensione di Frankenweenie 

huhuDopo la morte del fedele cane Sparky, il piccolo e solitario Victor, amante dei film horror e della scienza, lo riporta in vita usando uno strano macchinario. L’esperimento riesce, ma Sparky va tenuto nascosto per non spaventare il vicinato. Il simpatico cagnolino però fugge, provocando la curiosità di Edgar, il ragazzino gobbo del quartiere, che supplica Victor di insegnargli a resuscitare i morti. I due riprovano il miracolo con un pesce rosso, che si rianima ma diventa invisibile…


Nel parlare di Frankenweenie potremmo dire, molto sinceramente, che quest’ultimo segna, per certi aspetti, un ritorno alle origini, non solo dal punto di vista dell’impostazione attraverso la quale Burton decide di mettere in scena la pellicola: il sto-motion; ma anche e sopratutto per via della casa produttrice cinematografica, la Disney, che anni addietro, proprio per il suo corto omonimo decise di licenziarlo. Troppe scene poco adatte ad un pubblico giovanile e una storia eticamente eccessivamente in bilico con forti tinte “dark”.Eppure, anni dopo, il regista di numerose opere che hanno segnato la storia del cinema recente come Edward Mani di Forbici o Big Fish, è tornato negli studios di Topolino e Paperino per mettere la parola fine ad un lavoro che era stato scartato e ritenuto banale dai dirigenti dell’epoca.

Frankenweenie è un film di animazione come pochi, un lavoro encomiabile, sublime, curato e ben fatto nonché prova della inesauribile fonte di idee e di fantasia di Burton, il quale è riuscito a dirigere una pellicola che se analizzata come tale, ovvero come film per ragazzi fatto interamente al computer, riesce quasi a catalogarsi come un vero e proprio capolavoro. FRANKENWEENIEGuardatevi attorno con estrema attenzione e siate sinceri con voi stessi poiché, da qui a quattro anni, la Pixar non riesce più a sfornare i prodotti di un tempo (dopo il magnifico Wall.e e Up) e la concorrenza di oggi di certo non può arrivare a competere con Frankenweenie, che si rivela essere senza vergogna un lungometraggio tanto indirizzato ai più piccoli quanto profondo ed interessante per gli adulti.

L’elemento più lodevole è che Burton non si è dovuto adattare al target a cui era destinato il film, ma ha fatto si che quest’ultimo si adattasse e si modellasse secondo le sue tematiche e la sua visione del mondo, ciò è possibile comprenderlo già dalla messa in scena, tipicamente Burtoniana e dalla fotografia: un bianco e nero che omaggia i film dell’orrore del passato come quelli di Bava, al quale il regista più volte si è ispirato per numerose scene e sequenze, oppure a quelli con protagonista il grande Christopher Lee nelle vesti di Dracula!

Dietro, quindi, ad una storia semplice e ricca di buoni sentimenti e buoni propositi si dipanano tutta una serie di critiche e messaggi coerenti con l’ottica del regista di Sleepy Hollow, a partire dalla rappresentazione di gfuna cittadina bigotta e ignorante che crede ad occhi aperti alla superstizione ma non pone fiducia nella scienza, ma che anzi in essa vede una acerrima nemica e della quale nutre una terribile paura. Proprio sull’elemento etico e scientifico la storia di Sparkly vuole andare, per certi aspetti, a parare servendo su un piatto d’argento, e mostrandosi come una intelligente (non) parodia del Frankenstein di Shelley, il problema etico e morale a cui uno scienziato deve fare appello ogni qual volta si decida di voler compiere un preciso esperimento. Victor, il giovane protagonista, è in questo senso spinto a compiere un gesto estremo e inumano, sfidando le leggi della natura e non prendendo in considerazione le potenziali conseguenze che scaturiranno dalle proprie azioni.

Per quanto riguarda la regia la pellicola è impeccabile, piena di ammiccamenti, omaggi, citazioni e inquadrature studiate fin nei minimi dettagli, il tutto poi è accompagnato ancora una volta dalle suggestive quanto ben dirette musiche dello storico compositore di Burton, Danny Elfman che di tanto in tanto sa regalare alle orecchie degli spettatori alcuni motivi davvero ben riusciti. Ottime anche le animazioni, curate, particolareggiate e naturali in ogni momento.vv

Frankenweenie in definitiva è un nuovo capolavoro dell’animazione, capace di unire un pubblico di grandi e piccoli sfornando tematiche interessanti e profonde in modo semplice e delicato, la riprova che il talento di Tim Burton non solo non vuole decidersi a diminuire con il tempo, ma soprattutto che riesce sempre a riciclare con innovazione storie e temi a lui cari a cui ci ha abituati ormai da molti anni senza apparire banale o dare la sensazione di vedere sempre al cinema la stessa trama. La “triste” storia di Sparkly, un po’ come i migliori film Pixar di una volta, deve assolutamente essere vista da chi professa di amare il cinema, non solo dai fan di Burton o da coloro che amano il suo stile; Frankenweenie è un lungometraggio che ha tutte le carte in regola per brillare di una luce propria e non scemare accanto ai colossi del genere poiché anche Victor ed il suo amato cane, di fatto, sono una delle coppie più belle che si siano viste al cinema negli ultimi anni, messi al centro di una avventura magicamente indimenticabile!


Claudio Fedele

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Frankenweenie, Tim Burton,
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Claudio Fedele

Nato il 6 Febbraio 1993, residente a Livorno. Appassionato di Libri, Videogiochi, Arte e Film. Sostenitore del progetto Uninfonews e gran seguace della corrente dedita al Bunburysmo. Amante della buona musica e finto conoscitore di dipinti Pre-Raffaelliti.
Grande fan di: Stephen King, J.R.R. Tolkien, Wu Ming, J.K. Rowling, Charles Dickens e Peter Jackson.

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