6 Dicembre 2024

Continua la nostra serie di articoli che ci avvicinano al TEDxLivorno. Stavolta a cogliere il nostro interesse è stato un video proiettato in occasione del primo di una serie di incontri riguardanti il lavoro nella quarta rivoluzione industriale, che ha visto come ospite Riccardo Maggiolo, autore del libro “Brucia il tuo CV. E trova davvero lavoro in 10 passi”. L’ospite in questione è anche fondatore del progetto JobClub Italia, ovvero un metodo di ricerca del lavoro che consiste in un gruppo di persone che si esercita e si aiuta a vicenda nella ricerca. Si capisce già che Maggiolo è un esperto di lavoro. Il suo intervento al TEDxAlessandria del 2016 è infatti ricco di spunti.

Viene subito individuata la sfida cruciale che, se superata, ci permetterà di vincere anche le più angoscianti e sentite questioni del nostro futuro, come il cambiamento climatico, le migrazioni e il terrorismo. Questa sfida è quella del cambiamento dall’impiego al lavoro ed è una sfida sia personale che sociale. L’impiego deriva appunto da “piegarsi”, quindi adattarsi al posto di lavoro che ci offre il mercato (come nella famosa immagine di Charlie Chaplin). Questo concetto è stato centrale nell’era dell’industrializzazione. Adesso è però in grande crisi per tre motivi: uno tecnologico, uno economico e uno sociale. Da un lato, l’intelligenza artificiale e i nuovi macchinari produttivi sono destinati a sostituire le persone in determinati posti di lavoro. Dall’altro, il concetto economico di produttività non è più esaustivo quando si parla di servizi e si è anche invertito il rapporto fra fatturato e dipendenti. Inoltre c’è un cambiamento sociale e culturale che riguarda la minor propensione delle persone a fare una vita da stacanovista.


I limiti dell’impiego si misurano anche nel momento in cui, secondo una serie di ricerche, una fetta compresa dal 50% all’80% delle persone non è soddisfatta del proprio lavoro. C’è inoltre una scala medica che mette in relazione la malattia con gli eventi traumatici non fisici. Al decimo posto troviamo la pensione. Questo vuol dire che un milione di persone, dopo aver fatto una cosa che detestano per tutta una vita, si ammala poco dopo la pensione. Una visione emotivamente terrificante.

Mettere al centro l’individuo, la persona, sembra il modo migliore per fare questo salto culturale da impiego a lavoro. Il lavoro è qualcosa che ci interessa, che non facciamo per semplice remunerazione. Il lavoro è passione, è energia vitale che si attiva per raggiungere un obiettivo di lungo periodo. E il lavoro non può essere separato dalla vita. Non sono due compartimenti stagni separati, ma sono strettamente collegati e interconnessi. Ma come si fa a mettere al centro la persona? Innanzitutto cambiando modo di educare, abbandonando l’idea di formazione, che implica un modellamento delle persone per farle entrare nei buchi nel mercato del lavoro. Bisogna dare più spazio alle vocazioni, alle passioni, lasciando che siano le persone a fare il mercato del lavoro. Per quanto riguarda l’ambiente di lavoro, bisogna far sì che ci sia estrema elasticità fra vita e lavoro, aumentando la flessibilità degli orari di lavoro senza far diminuire la produttività attraverso lo Smart Working. Diventa cruciale anche far sentire effettivamente parte integrante dei progetti le persone che ci lavorano, per esempio dando compartecipazione azionaria ai dipendenti. Ma la vera nota dolente è l’intermediazione avvilente, inefficace e deprimente del mercato del lavoro costituita dagli annunci e dai Curriculum Vitae. In questo modo la persona è totalmente alienata. Bisogna cercare lavoro attraverso veri rapporti fra persone.

Per definirci davvero in quanto persone, bisogna avere ben presente cosa siamo e quindi, in base a questo e come conseguenza di ciò, cosa facciamo. Proprio in questo consiste la differenza fra lavoro e impiego. Nel lavoro siamo, quindi facciamo; nell’impiego facciamo, quindi siamo. Mettere al primo posto noi stessi è decisivo per sentirci realizzati nella vita. Partendo da noi singolarmente, il processo di superamento del concetto di impiego può avvenire anche in ampia scala, a livello culturale e sociale.

Riccardo Maggiolo si rivela un vulcano di idee che riesce a far riflettere nell’intimo la nostra persona ma anche ad analizzare processi su ampia scala. Ciò che emerge è l’importanza di sentirsi personalmente realizzati e l’influenza che questo può avere su tutto ciò che ci circonda. Una botta di pragmatico entusiasmo che deve far riflettere e deve dare la forza ai giovani e non solo di essere fiduciosi e di non accontentarsi. Una testimonianza preziosa per Livorno e non solo, in un momento in cui quando si parla di lavoro, difficilmente lo si fa con così tanto entusiasmo.

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Rodolfo Ortolani

Studente livornese di Scienze Politiche all'Università di Pisa. Analisi e opinioni sulle mie due passioni: sport e politica.

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