27 Luglio 2024

Martedì 18 febbraio è andato in scena al Teatro Goldoni, in uno dei consueti appuntamenti col teatro di prosa, lo spettacolo “The Deep Blue Sea“. Firmato dalla regia di Luca Zingaretti, con la partecipazione della moglie Luisa Ranieri, viene affrontato il tema dell’amore nelle sue sfaccettature più estreme e travolgenti.

La pièce è una trasposizione teatrale dell’omonimo testo di Terence Rattigan (1911-1977) dopo il suicidio del proprio amante. Omosessuale inquieto, outsider rispetto a quella nobiltà britannica da cui proveniva, Rattigan ambienta le sue opere in una “Upper middle class” che viveva di conflitti, fallimenti amorosi e repressioni nel West End di metà Novecento. Questo testo è considerato il suo capolavoro e contiene uno dei più grandi ruoli femminili mai concepiti nella drammaturgia contemporanea.


Foto di A. Camerlingo

La trama

La storia, che si svolge durante l’arco di un’unica giornata, ha inizio con la scoperta da parte della proprietaria di casa e dei vicini di appartamento del fallito tentativo di Hester Collyer (Luisa Ranieri) di togliersi la vita con il gas. La donna ha lasciato il marito, Sir William Collyer (Luciano Scarpa), facoltoso e influente giudice dell’Alta Corte, perché innamorata del giovane Freddie Page (Giovanni Anzaldo), un ex pilota della Raf ormai dedito all’alcool e al golf. Ma relazione tra i due, nata sull’onda della passione e della sensualità, si è col tempo raffreddata. Le difficoltà economiche, con Freddie da tempo disoccupato, e le differenze di età e di ceto hanno logorato il rapporto, lasciando Hester sfinita e disperata. A complicare le cose arriva la notizia che Freddie ha finalmente trovato lavoro come collaudatore di aerei: dovrà però trasferirsi in South Carolina. Grazie all’intercessione di Mr Miller (Aldo Ottobrino), ex dottore radiato dall’albo, Hester sarà costretta a fare una scelta definitiva per continuare a vivere. Ma dall’amicizia tra i due, che hanno in comune un destino fatto di emarginazione, nascerà un sentimento intriso di affetto e solidarietà.

The Deep Blue Sea: un dramma che scende in profondità, ma non troppo

Lo spettacolo è il ritratto di una donna al cospetto dei propri sentimenti. Un dramma che si pone come obiettivo quello di scandagliare il dolore femminile e la capacità di una donna di resistere ai dettami vincolanti della quotidianità e della grigia classe alto-borghese, lasciandosi andare con coraggio alle proprie emozioni e ai propri impulsi: un linguaggio certamente più ricco, complesso e profondo rispetto a quello piatto, prosaico e conformista della società bigotta e repressiva in cui questo personaggio femminile è costretto a vivere. Ma questa storia, seppur presenti spunti interessanti nell’esplorazione dell’animo umano, rischia di finire in una lunga schiera di storie che trattano tematiche simili: uno sfortunato matrimonio, la conseguente crisi e un nuovo amore. Nell’asfissia di una società che non ci rappresenta. Viene dipinto un personaggio che ha le caratteristiche di chi certamente viene impresso nell’immaginario collettivo. Ma in una letteratura intrisa di eroine devastate e ribelli, dalla Medea a Madame Bovary, una personalità femminile di questo tipo rischia di diventare una delle tante e di non aggiungere nessuna nuova cifra a un’identità già ampiamente esplorata e raccontata.

Foto A. Camerlingo

Il nuovo amore iniziato clandestinamente è arrivato ormai al capolinea e, sommato alle difficoltà economiche, le differenze di età, ceto e relazionali faranno crollare Hester in un profondo mare blu, il baratro della disperazione che può portare a gesti estremi, folli e irrazionali. Questo aspetto però, nonostante l’evidente bravura degli attori, è sfiorato solo superficialmente.

Una narrazione lineare, che prosegue senza particolari colpi di scena. E la regia di Zingaretti è fedele al testo, senza però prendersi nessun rischio. Peccato non abbia introdotto alcuni espedienti che avrebbero potuto amplificare il dramma della protagonista, rendendo il tutto abbastanza accademico e prevedibile. L’animo della povera Hester, delusa da un matrimonio fallito e sfinita da un amore non corrisposto, non emerge completamente lasciando solo flebili spunti di riflessione. Proprio perché si tratta pur sempre di un’opera che ha fatto la storia della drammaturgia inglese del xx secolo, si può pretendere di più. Anche un tocco e una visione personale del regista potrebbe funzionare e non essere ingombrante.

Foto A. Camerlingo

Colorano un po’ la scena i vicini di casa (Maddalena Amorini e Flavio Furno), più interessati al pettegolezzo che alla donna e la padrona di casa (Alessia Giuliani) buona d’animo e altruista, ma avvezza anche lei al pettegolezzo.

Degno di nota è il medico radiato dall’albo, interpretato da Aldo Ottobrino, cinico, ironico e schietto che, oltre a salvare la vita ad Hester la prima volta soccorrendola dopo il tentato suicidio, gliela salva una seconda, disincantandola da un amore finito. È un personaggio rassicurante che riesce a scuotere Hester ed a spronandola a prendere in mano la sua vita e dipingere nuovamente come quel quadro appeso realizzato all’età di 17 anni. Anche se è un personaggio che vive insieme a loro, è come un deus ex machina, con il suo carico di spontaneità riesce a condividere i propri ideali e donare a Hester un nuovo senso di pace.


“Non è mai troppo tardi per ricominciare”

Nicola Pomponio e Marta Sbranti

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Marta Sbranti

Marta Sbranti, classe 1989. Dopo il Diploma presso l'Istituto d'Arte Franco Russoli di Pisa mi sono laureata in Scienze dei Beni Culturali curricula storico-artistico. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, presso l'Università di Pisa. La mia tesi di laurea "Musei e Danza" unisce le mie due grandi passioni la danza e l'arte, che coltivo fin da piccola.
"Toccare, commuovere, ispirare: è questo il vero dono della danza".
(Aubrey Lynch)

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