27 Luglio 2024

Liberamente ispirata all’opera Madama Butterfly di Giacomo Puccini, i Kinkaleri hanno portato sul palcoscenico del Teatro Verdi di Pisa la loro Butterfly, il 5 aprile scorso.

Questo spettacolo è parte di uno studio della compagnia su tre opere di Puccini, Tosca, Turandot e Madama Butterfly, restituite attraverso la parola e il movimento, allo scopo di farle riscoprire ai più piccoli e non solo, attraverso l’utilizzo di chiavi di lettura contemporanee e semplificate.


 

Butterfly

La Butterfly è un’opera di tre atti molto lunga e difficile da concentrare in una sola ora. Eppure, i Kinkaleri hanno saputo restituirla attraverso un escamotage divertente e creativo. Il compito di raccontare gli snodi essenziali della storia è stato affidato al danzatore e attore Marco Mazzoni, il quale ha interpretato contemporaneamente tre personaggi essenziali della storia: Pinkerton (ufficiale americano della marina e sposo di Butterfly), Sharpless (il console) e Suzuki (la domestica di Butterfly), attraverso l’utilizzo di semplici maschere disegnate.

Al centro della scena Mazzoni ha disegnato su un tappeto nero la casa dei protagonisti, attraverso l’utilizzo dello scotch bianco. La sua azione coreografica con movimenti precisi e dettagli accurati, era ripresa da una telecamera fissa posta in alto, che ha ribaltato la visione bidimensionale del disegno, acquisendo una sua tridimensionalità grazie alla proiezione verticale sul fondale. Sdraiandosi a terra, tra i mobili disegnati, l’attore-danzatore ha interpretato vari ruoli, cambiando tonalità e accenti della voce a seconda della maschera indossata. Gli spettatori erano catturati dalla videoproiezione che, grazie a questo capovolgimento del punto di vista della scena, dava l’impressione di abitare la casa, sedendosi al tavolo o camminando nello spazio disegnato, come se i mobili e gli oggetti avessero una loro consistenza.

Madama Butterfly era interpretata dal soprano Yanmei Yang. In piedi sulla scena e vestita con kimono di diversi colori, Butterfly mostrava tutta la sua fragilità e ingenuità interpretando le arie più salienti dell’opera.

L’attesa..

Dopo il matrimonio con Pinkerton, per il quale aveva lasciato la sua famiglia e le sue tradizioni, Butterfly viene abbandonata, trascorrendo gli anni a seguire insieme alla sua domestica Suzuki, aspettando speranzosa il ritorno dell’amato.

In quel momento così tragico e carico di attese, Mazzoni, ha scelto una bambina dal pubblico chiedendole di aiuto nell’annunciare a Butterfly l’arrivo dell’amara lettera di Pinkerton. Suggerendole le frasi da dire, la bambina ha provato con impegno a dare la notizia che Pinkerton era tornato, ma accompagnato dalla moglie americana. L’innocente crudeltà delle parole recitate dalla bambina hanno creato tra il pubblico emozioni contrastanti, tra la tenerezza della “voce dell’innocenza” e l’amarezza per la tragedia imminente.

Questa lunga e struggente attesa è stata condensata in pochi minuti, durante i quali Butterfly ha cantato “Un bel dì vedremo”, sopra un tappeto azzurro sul quale ha adagiato un ramo di ciliegio mentre sul lato opposto è comparsa l’ombra di una nave.


Nel finale l’attore-danzatore ha costruito un altro spazio scenico suggestivo: un paesaggio fiabesco con alberi, colline, una casa ed un ponte, dando agli spettatori il tempo ludico per indovinare quale scenario sarebbe stato creato.

Poetica è stata la scelta di completare la figura di Butterfly con le braccia aperte con le ali bianche di una farfalla mosse da Mazzoni davanti alla telecamera fissa, come simbolo della sua ascensione e liberazione, dopo aver compito il gesto estremo dell’harakiri.

La messinscena essenziale e il racconto elementare asciugato di molti dettagli e sfumature, hanno conferito allo spettacolo un valore aggiunto, ludico e poetico, restituendo con grande semplicità un dramma senza tempo adatto a tutte le età.

 

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Marta Sbranti

Marta Sbranti, classe 1989. Dopo il Diploma presso l'Istituto d'Arte Franco Russoli di Pisa mi sono laureata in Scienze dei Beni Culturali curricula storico-artistico. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, presso l'Università di Pisa. La mia tesi di laurea "Musei e Danza" unisce le mie due grandi passioni la danza e l'arte, che coltivo fin da piccola.
"Toccare, commuovere, ispirare: è questo il vero dono della danza".
(Aubrey Lynch)

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