19 Aprile 2024

Qui su Uni Info News, il mercoledì è dedicato agli scrittori: con cadenza settimanale, verranno pubblicati racconti e poesie di giovani autori da tutta Italia, selezionati dalla nostra redazione! Oggi ancora un racconto del nostro Filippo Puddu, sempre all’insegna del sovrannaturale e, questa volta, intitolato O.V.N.I. Buona lettura!

Scrivi poesie o racconti brevi? Contattaci all’indirizzo giulia.pedonese@uninfonews.it e pubblica con noi!


O.V.N.I.

di Filippo Puddu

Savona

— Io… sono… l’uomo pipistrello!
L’urlo gelò l’avvocato Ubaldini, che fece cadere la cartella a terra e sollevò lo sguardo in direzione della voce. In un altro contesto quello che vide l’avrebbe fatto sganasciare dalle risate, ma in quel momento la maschera di Batman lo fece sprofondare nel panico. Avrebbe voluto mettersi a correre, fuggire via da quel vicolo buio e desolato, fino alla sicurezza domestica, alle braccia accoglienti della moglie; ma non ne ebbe il tempo. La lama scintillò nella mano dell’uomo mascherato, che si lanciò dalla finestra del primo piano e cadde sull’abito da mille euro dell’avvocato. Nel cuore della notte solo un vecchio barbone vide la scena, ma era troppo ubriaco per poter trasformarsi in un testimone attendibile. L’uomo non si rialzò più dal marciapiede bagnato, il pugnale conficcato nel petto come una solitaria antenna avrebbe fatto impazzire gli investigatori liguri.

 

Silì

Sandro inspirò forte l’aria fresca della sera di fine estate. Mani in tasca, contemplava quel cielo che fondendo l’azzurrino con il rosa si colorava del solito e intenso indaco.
— Oh Ghiz…
La grande palla solare andava ormai a scomparire all’orizzonte, dietro i vicoli e le basse case. Davanti a quell’improvviso accorciarsi delle giornate i suoi pensieri tornavano alle avventure di un’estate ormai andata.
— Oh Ghiz, cazzo!
Questa volta l’amico gli diede una spinta che, oltre a fargli compiere qualche passo sbilanciato in avanti, lo riscosse dal torpore.
— Bellu, ma che ti sei rincoglionito?
— E non rompere, Gianni. — gli rispose, battendogli la mano sulla spalla. — Fammi fare un tiro, piuttosto.
L’amico gli passò la sigaretta, Sandro assaporò quel fumo corrosivo e con aria vissuta, alla faccia dei suoi vent’anni, disse: — Ma ti immagini se potessimo fermare il tempo, calcare il tasto stop… e tornare indietro…
— Oh… sì… — Il coetaneo rispose con aria sognante.
— Ibiza, torna da me!
— Ohi Ghiz, ma perché al posto di sognare queste stronzate, non ci torniamo anche subito? Faccio una telefonata a Tito!
— Sei scemo? Me la paghi tu la gita?
Gianni assunse una faccia colpevole, si grattò la rada barba sotto il mento, e disse: — Beh… possiamo viaggiare a scrocco.
— Ma vattene a fan… — Il telefono di Sandro squillò alto. — Oh ma’, sì sono quasi arrivato. Eja, metti a scaldare la pasta. Cia’ — Passò quindi il mozzicone all’amico. — Ci becchiamo domani per l’O.V.N.I? Mando un messaggio a Tito dopo…
Gianni diede uno sguardo a quel che restava della sigaretta. — Certo… a domani, Ghiz. — Lo osservò per un attimo andare via, poi scuotendo la testa gettò la cicca per terra. — Filosofo del cazzo.

Sandro lasciò l’amico all’angolo e imboccò la lunga e familiare via. Il candido mattone crudo delle case già rifletteva la calda luce dei lampioni che, come al solito, erano accesi a intermittenza. Il ragazzo camminava scanzonato, la testa piegata a scrutare il cielo sempre più scuro. Le stelle uscivano dal loro nascondiglio. Sandro amava contemplarle, anche se in realtà non aveva mai avuto la benché minima conoscenza astronomica. Così lontane ma così vicine, fece appena in tempo a pensare, prima che la via cadesse nel buio più profondo. Le luci si spensero e l’aria attorno parve agitarsi, dei cani iniziarono ad abbaiare forsennati da un cortile vicino. E all’improvviso tutto tacque. Sandro si fermò, un brivido gelido gli percorse tutta la schiena e l’angoscia lo colse impreparato. Istintivamente si portò la mano sulla nuca: si mise a contare i prorompenti nei, sempre ben nascosti dai folti ricci. Era un tic che si ripresentava sempre nelle occasioni di maggiore stress.
— Uno, due… tre.
Un lampo squarciò il cielo, uno stridio assordante annullò tutti i sensi del ragazzo e un violento fascio di luce lo avvolse. In quel momento, tutto si fermò.

 

Chester’s Mill

Il chiasso del country club arrivava ovattato tra la folta vegetazione, gli alti alberi circondavano rigogliosi il capannone che risaltava nel mezzo della campagna come una lucciola nel buio più profondo. Quando la porta non veniva aperta, per fare uscire qualche falso cowboy desideroso di fumarsi una sigaretta al fresco della sera, il rumore armonioso del tomahawk, a cui abilmente l’uomo faceva fendere l’aria, era l’unica armonia a comandare i suoni della notte. L’indiano si avvicinava cauto al locale, silenzioso come solo i nativi americani di un tempo riuscivano a essere calcando la propria terra. Nascondeva le sue fattezze dietro le tinte rosso e nere, colori di guerra che gli solcavano l’intera faccia e il petto, ma che, nella cieca oscurità, non avevano altro effetto che mimetizzarlo ancora meglio. Agile nei calzari in pelle si avvicinò tanto da riuscire a cogliere i discorsi delle sue prede:
L’uomo dall’imponente pancetta: — E poi Ginny mi si è avvicinata e io, beh…
L’alto giovane dalla calvizie precoce: — E dai, non tenerci sulle spine!
Il soggetto dalla vescica debole: — Cazzo Tom, mi sto pisciando, muoviti!
Un ululato fece voltare i tre uomini verso la boscaglia.
— Maledetti coyote! — urlò Tom.
Un secondo ululato scatenò invece l’ilarità dell’amico ormai stufo di trattenere i propri bisogni: — Sai cosa ti dico? Io mi faccio una bella pisciata alla facciaccia di questi animali del cazzo: bevete questo nettare! — e così urlando si mise a urinare davanti agli altri uomini, troppo ubriachi per fermarlo. Ci pensò qualcun altro a punirlo. Il tomahawk sibilò nel vento e si conficcò nel petto dell’uomo. Il tonfo del corpo che cadde senza vita a terra si accompagnò alle urla sconnesse dei due amici increduli. Sopra ogni altro rumore, si impose l’urlo di battaglia del giovane indiano. Il guerriero si avventò sul corpo esanime e recuperò l’arma, con un rovescio lacerò la carotide del giovane calvo e con un fendente conficcò la lama tra le viscere dell’uomo grasso. Le urla da maiali scannati vivi attirarono l’attenzione di alcuni cowboy che uscivano dal locale: ancora in tempo per essere testimoni del massacro ma troppo in ritardo per rintracciare l’assassino. Tuttavia la sua firma rimase lì: il tomahawk si ergeva dal corpo supino di Tom come una solitaria antenna.

 

Silì

— Uno, due, tre… quattro.
Un lampo squarciò il cielo, e pochi istanti dopo venne seguito da un forte boato.
L’acqua si riversò per la strada nello stesso momento in cui i lampioni si rimisero in funzione. Sandro, in pochi secondi completamente zuppo da testa a piedi, si mise a correre a perdifiato. Percorrendo la breve distanza che lo separava da casa, venne colto da strani pensieri e immagini: un arciere in calzamaglia, un guerriero macedone e poi, come fotografie sempre più nitide, immaginò un giustiziere mascherato da uomo pipistrello e un indiano d’America impegnato a lottare per la sua terra. Sandro sorrise, desiderando in un impeto infantile di potersi trasformare in qualche valoroso personaggio.

OVNI Giacomo Morelli
Photo by Giacomo Morelli

Filippo 01 Filippo Puddu nasce a Terralba nel 1990. Studia Beni Culturali all’università di Cagliari. È cresciuto dando calci al pallone ma è finito per essere circondato da montagne di libri. Ama leggere e spazia dai Wu Ming a Stephen King.


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Giulia

Giulia Pedonese, classe 1992, ha cominciato a scrivere prima di sapere la grammatica e, visto che nessuno è riuscito a fermarla, studia lettere classiche all'università di Pisa. Ama cantare, non ricambiata, e nel frattempo si è data un nome d'arte con i baffi.

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