26 Luglio 2024

Certosa_di_calci_pisa

O beata solitudo, o sola beatitudo”.
Queste parole sono scolpite nel frontespizio rettangolare sulla facciata della Certosa di Pisa, situata nel comune di Calci; la scritta è sormontata dalla statua di San Bruno, istitutore dell’Ordine dei Certosini. L’atto di fondazione risale al 1366 e fu autorizzato dall’Arcivescovo di Pisa, Francesco Moricotti. Si tratta di un complesso architettonico monumentale, sul quale sono stati messi in atto più interventi nel corso dei secoli, soprattutto nel corso del 1700, e che attualmente appare come barocco. L’edificio cinge un ampio cortile interno, che si apre allo sguardo di chi supera l’ingresso. Di fronte, sul verde vivo del prato, si staglia come una visione onirica il prospetto della chiesa, ambiente affrescato e suddiviso in due spazi: uno dedicato ai Padri, l’altro ai Conversi (i primi erano chierici, gli altri laici). Oltre alla chiesa, innumerevoli sono gli aspetti interessanti del complesso: tra di essi si ricordano il salone granducale, la farmacia, il refettorio – magnificamente affrescato dal Poccetti alla fine del ‘500 – e soprattutto il chiostro grande, attorno al quale sono collocate le spoglie celle dei Padri. Esso costituiva l’ambiente ideale per meditare e dedicarsi alle attività di preghiera: qui, il silenzio regna anche adesso, non turbato dal caos cittadino e dalla frenesia. L’intera costruzione, infatti, è adagiata come un’isola nel mare degli ulivi della Valle Graziosa, cornice di rara bellezza.
Come sottolinea Mario Ermolao Martini nella sua celebre opera “Storia di Calci”, l’attività di carità svolta dai monaci durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale fu fondamentale. I frati, infatti, non solo accolsero coloro che fuggivano dai bombardamenti, dando loro ospitalità, ma ebbero anche un ruolo culturale: nel convento furono ammassate opere d’arte provenienti sia da Pisa che da Livorno. Persino i Quattro Mori furono salvati grazie all’intervento dei Padri. Lo studio, specialmente quello delle sacre scritture, era una parte integrante dell’attività quotidiana del certosino, poiché era considerato nutrimento dell’animo, ed i frati svolsero anche ruolo di amanuensi e tipografi.
Dal 1973 il monastero è stato abbandonato, gli ultimi frati sono morti e la sua struttura ha cominciato a mostrare i segni di un lento ma costante degrado, soprattutto a causa delle infiltrazioni d’acqua, che minacciano l’integrità degli affreschi e, più in generale, delle innumerevoli opere artistiche ospitate dalla Certosa. Ad oggi, una parte dell’edificio accoglie il Museo Nazionale della Certosa monumentale: è possibile dunque visitare, accompagnati da una guida, numerose cappelle, celle e gallerie ben conservate.

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Nel 1986, poi, si completò il trasferimento nell’ala Ovest del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università di Pisa: attualmente sono visibili collezioni zoologiche, paleontologiche e mineralogiche. I singolari reperti provenienti da tutto il mondo – animali impagliati, cere, diorami – rievocano un’atmosfera tipicamente vittoriana, suscitando l’attenzione e la curiosità di tutti i visitatori, adulti e bambini. Particolarmente nota è la sala dedicata ai cetacei, una delle più grandi d’Europa, nella quale sono ricostruiti imponenti scheletri di balene, orche e delfini. Spesso, inoltre, vengono allestite coinvolgenti mostre di grande rilievo storico e scientifico, come quella – intitolata “Abissi, terra aliena” – che permarrà fino alla fine di Settembre.
Da ricordare sono infine i vari percorsi organizzati a beneficio delle scuole, che permettono agli insegnanti di supportare con materiale concreto le nozioni apprese in classe dai ragazzi.
Questo monumento è dunque, a tutt’oggi, un centro culturale fondamentale non solo per il territorio, ma anche a livello internazionale: si inserisce infatti in un ampio percorso che collega e studia la storia delle Certose europee, dalla loro fondazione fino ad oggi. Il F.A.I. di Pisa ha quindi deciso di attivarsi organizzando, quest’anno, una raccolta di firme che permetta di ottenere i finanziamenti necessari al restauro e alla conservazione di questo bene di inestimabile valore.


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Alessandra Marsi

Non so chi sono adesso, ma nella mia vita passata ero un gatto. Mi interesso di arte, luoghi abbandonati e adoro ascoltare musica rock, leggere e pasticciare con i carboncini (ma non tutto insieme). I miei autori preferiti sono Douglas Preston e Lincoln Child, Stephen King e Carlos Ruiz Zafón. Per contattarmi: alexmarsi.am@gmail.com

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