5 Dicembre 2024

21 Dicembre 1882, si spense a Milano, all’età di 91 anni, uno dei protagonisti indiscussi, della corrente ottocentesca del Romanticismo: Francesco Hayez. Per commemorare i 133 anni trascorsi dalla sua dipartita, voglio mostrarvi le mie opere preferite di questo malinconico artista, caposcuola del Romanticismo italiano.

rev121510(1)-oriFrancesco Hayez nacque a Venezia il 10 Febbraio 1791 e fin da giovanissimo comprese la sua predisposizione per le arti e in particolare per la pittura. Nel 1809 vinse, infatti, il prestigioso Premio Roma, bandito dall’Accademia delle Belle Arti di Venezia, che gli permise di studiare nella Città Eterna e di conoscere illustri maestri del calibro di Canova, che lo aiutarono ad avviare la sua carriera artistica. In seguito alla sua formazione rigorosamente accademica, Hayez visse tra Venezia e Roma, stabilendosi nel 1823 definitivamente a Milano, dove venne a contatto con l’alta borghesia e con i circoli patriottici della città.


PIC1690ODal 1850 fu professore di Pittura all’Accademia di Brera, nonché prolifico e stimato artista. Hayez, nonostante la sua iniziale adesione al Neoclassicismo, decise di avvicinarsi al Romanticismo, perchè credeva negli ideali patriottici promossi da questo movimento artistico e intellettuale. Attraverso le sue tele, definite “pitture storiche”, denunciava i soprusi dei governanti stranieri nei confronti del popolo italiano, che proprio in quegli anni divenne protagonista di rivolte e guerre per l’indipendenza Nazionale. Ritrattista di eccezionale bravura, capace di cogliere l’essenza di ogni persona e di farla trasparire dal dipinto, ad Hayez dobbiamo l’unico ritratto di Camillo Benso Conte di Cavour.  La pesante censura, vigente all’epoca, impediva di divulgare opere che criticavano il potere costituito, pertanto, per ovviare il problema, Hayez ambientò tutti i soggetti dei suoi quadri nei secoli passati. 

250px-Francesco_Hayez_053L’ultimo addio di Romeo e Giulietta, realizzato nel 1823 e conservato a Villa Carlotta a Como, è solo apparentemente una trasposizione su tela, del famoso addio fra i giovani amanti, descritto da Shakespeare nella sua tragedia. Questo dipinto, infatti, ha inquadrato i due personaggi nel loro clima storico: il Medioevo, per metterne in risalto i valori, e criticare quelli della società ottocentesca, in particolar modo quelli della frammentaria realtà italiana. Il Romanticismo diede nuovo lustro al Medioevo, per secoli considerato un periodo buio della storia, esaltandone la forza e l’autonomia, ma soprattutto la nascita dei Comuni. Romeo e Giulietta stretti in un travolgente bacio di addio, si trovano nella camera della giovane, sorvegliati dalla balia, posta sullo sfondo a destra. Giulietta ha ancora la veste slacciata e a malincuore deve salutare il suo neosposo, costretto all’esilio dal Principe di Verona. L’interno dell’abitazione, magistralmente dipinto, così come le due figure, denotano chiaramente un’impostazione accademica dell’intera opera, che riesce comunque a suscitare dolcezza e pietà nell’osservatore.

Francesco_Hayez_BacioIl bacio, dipinto nel 1859 e conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano, è anch’esso un’opera allegorica, realizzata mentre si combatteva la Seconda Guerra d’Indipendenza. Questa che vi mostro è solo una delle tre versioni dello stesso soggetto, la mia preferita. Creazione iconica, dalla fama internazionale è sicuramente la tela più conosciuta e amata di Hayez. Il bacio dolce e nascosto, che si stanno scambiando i due giovani innamorati, venne subito interpretato come l’addio del soldato volontario alla sua amata, pronto a sacrificare la sua vita per liberare la Patria. Gli abiti e il contesto, nel quale sono immersi i due protagonisti invece, rimandano immediatamente al Medioevo, infatti la scena avviene all’interno di un castello gotico. Il vestito di seta della fanciulla ha un panneggio assolutamente realistico, di un celeste intenso e brillante, che rende l’intero quadro davvero tridimensionale e molto simile a una fotografia. Il giovane, dal viso celato, a causa del cappello, è coperto da un pesante mantello, segno che sta per compiere un lungo viaggio. Spia della sua partenze imminente: il piede sinistro, che poggia sul primo gradino della scalinata. Le figure dei due amanti si stagliano nitide contro la spoglia parete di pietra. E’ il loro amore il vero protagonista, un amore rubato, furtivo ma nitido e potente, che si percepisce da come la giovane stringe a sè il suo amato e di come lui, a sua volta, le prende dolcemente fra le mani il volto.

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Chiara Sabbatini

Nata a Livorno il 25/09/1995 e laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università di Pisa. Coltivo da sempre una passione per l'arte e la letteratura, amo il cinema e il teatro e scrivo poesie nel tempo libero. Viaggiare mi affascina e non perdo occasione di ampliare i miei orizzonti. Fare del mio diletto, la giornalista, una professione, sarebbe un sogno che si avvera. Spero di appassionarvi con i miei articoli legati al campo dell'Arte e della Cultura.

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