25 Aprile 2024

Simone Bartoli, classe ’74, da giovane fu eletto segretario provinciale del Partito dei Comunisti Italiani. Ha militato sempre a sinistra diventando anche assessore provinciale di Giorgio Kutufà. Adesso è militante all’interno di Articolo Uno.

Ci accoglie nella sua “Brasserie Ribello Gallo” poco prima del dibattito “Adesso parliamo noi!” fra candidati under 30 al consiglio comunale, organizzato proprio da Uni Info News nel suo locale.


Partiamo subito chiedendoti il tuo ruolo all’interno di Articolo Uno

Articolo Uno è un’organizzazione ancora abbastanza semplice dal punto di vista della struttura. Abbiamo un’assemblea degli iscritti, che comprende tutti coloro i quali sono iscritti al partito; poi abbiamo un comitato direttivo provinciale e un coordinatore. La struttura è su questi tre livelli e io faccio parte del comitato direttivo.

Come funzionavano le cose quando c’era ancora Liberi e Uguali?

Liberi e Uguali in realtà è un progetto che non è mai decollato, nel senso che non ha mai avuto delle strutture comuni. Era composto da Articolo Uno, Sinistra Italiana e Possibile. Questi tre gruppi non hanno mai avuto organismi comuni, ognuno è rimasto sé stesso e Liberi e Uguali è diventato sostanzialmente solo una lista elettorale.

Quindi perché il progetto di Liberi e Uguali non è andato a buon fine?

Il motivo per cui non ha funzionato è che non siamo riusciti, forse anche per volontà di qualcuno, a passare da una lista elettorale a un’organizzazione comune. Il risultato elettorale sotto le aspettative del marzo scorso forse non ha spinto verso questa soluzione, che a parer mio sarebbe stata invece positiva.


Articolo Uno nasce da una scissione. Quanto trovi coerente, in virtù di questo, l’alleanza elettorale con il Partito Democratico a livello locale?

Si, è vero che Articolo Uno nasce nel momento in cui una parte considerevole del gruppo dirigente del PD ha deciso di uscire. Però ricordo di un’assemblea estremamente partecipata al cinema Aurora e fin da quel momento Articolo Uno a Livorno ha sempre guardato non solo ad essere una parte scissionista del PD, ma a recuperare una parte di elettorato di sinistra che da anni non militava più. Io stesso sono uscito dal PD non in quel momento, ma qualche anno prima. Per questo dico che limitare Articolo Uno come movimento scissionista del PD è un po’ riduttivo. Anche perché l’ambizione è quella di ricostruire una forza organizzata della sinistra e non trovo che questo sia in contraddizione con l’appoggio a livello locale a Luca Salvetti.

Le due gambe sulle quali è costruito Articolo Uno sono quelle dell’autonomia e dell’unità. Quindi un’autonomia forte dal punto di vista organizzativo ma anche dal punto di vista ideale e dell’elaborazione politica, insieme ad una forte volontà unitaria rispetto alla necessità di portare la sinistra al governo sia del Paese che delle città. Purtroppo, in questo Paese, la sinistra è sempre stata minoritaria. Questo lo dico con dispiacere, ma se dobbiamo fare politica dobbiamo anche registrare i dati di fatto. In realtà siamo riusciti a governare il Paese solo in momenti particolari dovuti o alla divisione del campo avversario, o comunque quando la nostra proposta si allargava fino al centro, come nel caso di Prodi, che era appunto un uomo di centro.

Con la consapevolezza che la sinistra da sola non riuscirà a governare, credo che lo spirito unitario significhi questo, cioè portare idee e valori della sinistra in un processo di confronto con una coalizione di alleati che abbia la possibilità concreta di vincere.

Quindi non giudichi costruttiva la presenza di così tante liste civiche di sinistra?

No.

La critica che noi facciamo a queste esperienze locali è proprio questa. Su una serie di valori e di principi possiamo anche essere d’accordo, ma se la proposta rimane minoritaria rimangono solo belle parole che non si traducono in atti di governo. In modo particolare con Buongiorno Livorno abbiamo fatto un percorso prima della determinazione dell’assetto con cui la città si presenta all’elettorato. La nostra proposta è stata quella di incalzare l’esperienza di Buongiorno Livorno per portarla in una coalizione più ampia che vedesse tutta la sinistra e il centrosinistra, dal PD a Buongiorno Livorno. Con la consapevolezza che rispetto a quando loro sono nati, il quadro politico è profondamente cambiato.

 

In che cosa trovi cambiato il quadro politico?

Se 5 anni fa poteva avere un senso interrompere un governo di tanti anni che si riteneva ormai esaurito, oggi il quadro è completamente diverso. Abbiamo una destra che a livello nazionale e anche a Livorno continua ad aumentare i propri consensi. Un’amministrazione uscente su cui il nostro giudizio è profondamente negativo. Si trattava di mettere insieme soggetti diversi che in una nuova proposta di governo potessero confrontarsi. Se questo fosse successo oggi non staremmo qui a parlare di un eventuale ballottaggio e avremmo potuto ambire a vincere al primo turno.

E invece per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, la classe dirigente di articolo ha provato, a livello nazionale, a dialogare con il Movimento. Pensi che questo possa avere un peso a livello locale nel caso di un ballottaggio?

Il movimento 5 Stelle è un movimento senza connotazione politica. Questo non vuol dire che non sono né di destra né di sinistra. Significa semplicemente che il proprio elettore tipo non è collocabile. Io, per esempio, penso che all’indomani del marzo scorso, quando il risultato elettorale ci ha dato una situazione non gestibile se non con un accordo tra diversi, il PD ha commesso un errore madornale non dialogare con il Movimento 5 Stelle. Si sarebbe ribaltata la situazione di 5 anni prima, costringendo stavolta loro a venire a ragionare con noi.

Sul ballottaggio penso che Luca Salvetti ci arriverà e lo farà da primo. È molto probabile che il ballottaggio avverrà col centrodestra. In quel caso credo che l’elettore di sinistra che al primo turno ha fatto altre scelte, comunque individuerà Salvetti al secondo turno. Quindi non credo che siano necessari particolari appelli al voto. Quell’elettorato viene da sé.

E in caso di ballottaggio con Stella Sorgente o con Marco Bruciati?

In caso di ballottaggio col Movimento 5 Stelle, credo che anche in questo caso chi si ritiene di sinistra capisca che i 5 Stelle sono questo movimento amorfo che può ritrovarsi anche ad approvare le leggi di Salvini. Quindi anche in questo caso l’elettorato viene da sé.

Il ballottaggio con Bruciati francamente non lo ritengo possibile. Nonostante pensi che Bruciati otterrà un buon risultato, non penso che questo sia tale da portarlo al secondo turno. Anche perché questo significherebbe che Livorno sarebbe tornata ad essere una città con il 60/70% di elettorato di sinistra, cosa che peraltro mi farebbe piacere. Ma non credo che sia il caso in questione.

Tornando alla figura di Salvetti, credi che il suo nome sia stato fatto per cercare di distaccarsi un pochino a livello di immagine dal Partito Democratico?

Io credo che il PD abbia chiari i motivi della propria sconfitta di 5 anni fa. Questi motivi, che sono dovuti a errori di governo importanti…

Tipo?

L’amministrazione Cosimi è stata sostanzialmente un’amministrazione immobile. Cosimi ha governato per 10 anni in maniera abbastanza immobile la città.

E Salvetti quindi può essere, secondo te, la giusta rottura a ciò che c’era prima quindi?

Io penso che il PD consapevolmente abbia scelto di fare un passo indietro. La proposta nuova non può essere un ritorno a prima di 5 anni fa, e credo che abbiano provato a dimostrarlo. Salvetti è una persona autenticamente di sinistra. In questi mesi in cui ho avuto la possibilità di conoscerlo meglio, ho capito che ha sicuramente tantissimi punti in comune col mio modo di sentire e di pensare. O potrei dire col nostro modo di sentire e di pensare. Io credo che se Salvetti avrà la modestia di costruire una squadra per far fronte al suo punto debole, cioè al fatto di non avere esperienza amministrativa e politica, credo che ci siano delle persone in questa coalizione che insieme possano dare una proposta di governo positiva per questa città. Ecco Cosimi ricopriva la figura del comandante in capo, Salvetti non mi sembra.

Ora una domanda più personale. Perché non ha ritenuto necessario candidarti?

Perché non intendo la politica semplicemente come passaggio elettorale. Il gruppo dirigente di Articolo Uno a Livorno è composto anche da persone che hanno avuto incarichi amministrativi di primo piano. Abbiamo deciso che era più giusto presentare una squadra di facce nuove, anche se forse in termini elettorali si può scontare un po’ dal punto di vista del consenso. Però era importante fare questo passaggio.

Chi non è in questa lista può contribuire in molti modi all’interno del partito. Il partito non si esaurisce nel momento elettorale, ma l’ambizione è quella di vivere quotidianamente i problemi della città e cercare proposte per risolverli.

Visto che lei è anche un imprenditore, quanto è difficile fare impresa a Livorno?

In questo momento la città è in una fase estremamente negativa. Il fatto di avere un’economia basata sui traffici internazionali ha fatto sentire la crisi in maniera più forte di altre economie. A prescindere da questi fattori esterni, credo ci siano anche responsabilità della città. Mentre fino a un certo punto la classe dirigente della città è stata in grado di disegnare una visione portuale e industriale, creando su questo del benessere, non si è saputo trovare alternative quando questo settore è entrato in crisi. Non si è ancora trovata una visione di cosa la città debba campare da qui a 20/30 anni. Questo è stato l’errore centrale.

Quindi fare impresa in questo momento è estremamente complesso.

E in che modo si può aiutare l’impresa a risollevarsi a Livorno?

Se parliamo ad esempio del mio settore, quello del commercio, che è comunque uno dei motori originali di Livorno, si può intervenire dal punto di vista della tassazione e del fisco. Oggi il piccolo commerciante è vessato da una tassa sui rifiuti che è fra le più alte d’Italia e che, su una struttura di piccole dimensioni, va ad incidere in una percentuale altissima del proprio fatturato. Da questo punto di vista la proposta nel programma di Salvetti della rimodulazione della Tari su il rifiuto effettivamente prodotto e non sui metri quadri, sposta la tassazione su un elemento di giustizia e sarebbe una boccata d’aria enorme per i piccoli commercianti.

Quali sono le altre linee guida principali che ti piacciono di più del programma di Salvetti?

La prima è la volontà di far tornare il porto di Livorno ai livelli passati, facendo tutto ciò che un’amministrazione può fare per realizzare la Darsena Europa e le altre infrastrutture portuali in tempi rapidissimi.

Poi l’altro è un investimento importante nel settore del turismo. Io dico sempre che il turismo a Livorno è capitato. Credo che a un certo punto, con lo sviluppo del turismo mondiale, ci siamo accorti di essere la porta d’accesso al territorio turistico più ambito al mondo: la Toscana. Naturalmente questa città non sarà mai Firenze, ma ciò non vuol dire che non possiamo valorizzare il patrimonio turistico che abbiamo. In primo luogo, con una riqualificazione urbana, soprattutto nel centro cittadino. Poi sfruttando la potenzialità enorme di tre strutture in particolare: Fortezza Nuova, Fortezza Vecchia e Mercato Centrale. Inoltre bisognerebbe dare rilievo al quartiere Venezia e ai fossi.

Usciamo dall’idea che settore industriale e settore turistico debbano essere in conflitto. Anzi un’economia forte spesso è un’economia diversificata, perché riesce a far fronte alle crisi di settore grazie ad altri settori di sviluppo.

 

I due argomenti più chiacchierati della campagna elettorale sono gli stalli blu e la raccolta porta a porta. Cosa ne pensi?

Io non sono certo che questi siano gli argomenti più interessanti. Sicuramente sono i più chiacchierati.

Sulla raccolta differenziata dico che bisogna proseguire su questa strada, perché viviamo in un mondo che ha nel cambiamento climatico uno dei suoi problemi principali. La raccolta differenziata è la prima parte del processo, poi c’è il riciclo e il riutilizzo dei materiali. Naturalmente, per come è organizzata qui a Livorno, la raccolta differenziata è uno schiaffo negli occhi a tutti i cittadini e a tutte le imprese. Bisognerà ripensare assolutamente questa modalità.

Per quanto riguarda gli stalli blu, credo che questa amministrazione sia intervenuta a pezzi e bocconi senza un disegno complessivo. Io credo che noi abbiamo bisogno di un piano urbano per la mobilità sostenibile che riguardi il trasporto pubblico, la pedonalizzazione di alcune zone della città e il riassetto dei parcheggi. Ci vuole tempo e ci vuole una visione complessiva, ma che credo nei 5 anni di amministrazione Salvetti, visto che siamo ottimisti, questo sia un obiettivo che deve essere realizzato, anche se non sarà possibile farlo nei primi 100 giorni. Nell’immediato credo che occorra sedersi e parlare con la società che gestisce i parcheggi e apportare delle modifiche alla convenzione perché così non si può andare avanti. Quello che si può modificare va modificato subito e se non si è d’accordo entrambi vuol dire che non ci sarà nessun rinnovo.

Hai detto che questi non sono gli argomenti più interessanti. Qual è allora secondo te l’argomento principale a Livorno?

Penso che il problema principale sia che una generazione di ragazzi non riesca a trovare lavoro. Io con il lavoro che faccio sono molto a contatto con i ragazzi dai 20 a i 30 anni. Spesso mi accorgo che molti non hanno idea di cosa faranno in futuro. Il problema è quindi individuare cosa vuole essere questa città in futuro per questi giovani. Questo dovrà stare necessariamente nel nuovo piano strutturale della città, perché quello che è stato approvato nell’ultimo consiglio comunale in una seduta semi deserta non rende giustizia a quello che è l’atto di governo più importante della città.  

Intervista realizzata da: Rodolfo Ortolani

 

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Rodolfo Ortolani

Studente livornese di Scienze Politiche all'Università di Pisa. Analisi e opinioni sulle mie due passioni: sport e politica.

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