27 Luglio 2024

Una grave perdita per il Museo Civico di Castelvecchio di Verona dovuta alla scomparsa di ben 17 opere d’arte. Un durissimo colpo per il collezionismo e il patrimonio artistico italiano.

Lo scorso 19 novembre a tarda sera, prima della chiusura del museo, tre uomini armati e a volto coperto hanno immobilizzato cassiera e vigilante, trafugando i dipinti per un valore di oltre 15 milioni di euro. Un colpo durissimo che lascia profonda amarezza e delusione. Probabilmente il colpo è a opera di professionisti che hanno agito su commissione.


I dipinti facevano parte del nostro patrimonio da molto tempo ed erano di estrema importanza e pregio. Questa settimana con la rubrica #weekendalmuseo voglio raccontarvene alcuni, i più affascinanti, in tutta la loro bellezza.

 

  • Pisanello (1395 circa-1455 circa), Madonna della Quaglia, 1420 ca, tempera su tavola, cm 50×33.Madonna_of_the_Quail

Attribuita con certezza agli anni giovanili dell’artista Antonio Pisano (detto Pisanello), l’opera raffigura l’iconografia della Madonna col Bambino incoronata da due angeli in volo e seduta in un giardino di rose. Ai loro piedi si trova una piccola quaglia (che da il titolo al dipinto) ed altri uccellini tutti intorno, come a creare uno scenario idilliaco, su uno sfondo dorato. Lo stile del dipinto è tardogotico – di cui Pisanello fu tra i più noti protagonisti – che a Verona ha senz’altro vissuto una stagione rosea. Sono riscontrabili, infatti, alcuni particolari significati tipici di questo periodo che rimandano alla Sacra Bibbia: il roseto, ad esempio, è un riferimento alla Madonna stessa, mentre la quaglia rappresenta l’umiltà. Inoltre la Vergine, dai lineamenti delicati e morbidi e dall’atteggiamento reverenziale e umile, ricorda la pittura di Gentile da Fabriano e Stefano da Verona.

 

  • Andrea Mantegna (1431-1506), Sacra famiglia con una santa, 1495-1505, tempera su tela, 76×55,5 cm.Andrea-Mantegna-Sacra-Famiglia-con-una-santa-tempera-su-tela-cm-76x555

La curiosità di questa tela è che si è incerti sulla sua paternità per quanto riguarda la stesura pittorica, ma il disegno sottostante, eseguito in punta d’argento, è senza dubbio attribuibile al maestro rinascimentale.

L’opera rappresenta la Sacra famiglia, composta dalla Vergine Maria che tiene in braccio il Bambin Gesù, San Giuseppe e l’aggiunta di un’altra santa di dubbia identificazione (forse Maria Maddalena).  Le figure occupano tutto lo spazio a loro disposizione, i volti sono rivolti verso gli spettatori e lo sfondo è scuro, per concentrare l’attenzione sui veri protagonisti del dipinto. L’espressione malinconica dei personaggi è molto significativa e prefigura il doloroso e tragico destino del Bambino.

 

  • Jacopo Bellini, San Girolamo penitente, 1450-1465 ca, olio su tavola, 96×64 cm.Jacopo-Bellini-San-Girolamo-penitente-tempera-su-tavola-cm-95x65

Padre del celebre artista Giovanni Bellini, in questa tavola raffigura il santo romano Girolamo, inginocchiato in preghiera nel deserto della Calcide, dove si ritirò per qualche anno. Il corpo è diretto verso un grande crocifisso posto di fronte a lui, accanto un libro aperto e un leone, i simboli che lo contraddistinguono iconograficamente. Il libro, infatti, simboleggia il suo esser stato un assiduo studioso, avendo tradotto la Bibbia (e altre opere) dal greco e dall’ebraico al latino, mentre il leone simboleggia la gratitudine dell’animale verso il santo per avergli tolto una spina dalla zampa ferita. Vi sono anche altri animali tra cui un drago e delle volpi. I dettagli rocciosi delle montagne sono molto curati, mentre non si riesce immediatamente a distinguere i loro colori da quelli del personaggio.

Lo stile del Bellini in quest’opera si trova a cavallo tra il tardo gotico e quello rinascimentale: si nota un’attenzione verso la prospettiva e i dettagli, anche se sono ancora resi con schemi piuttosto semplici e con tratti talvolta piatti.


 

  • Peter Paul Rubens (1577-1640), Dama delle Licnidi, 1602, olio su tela, 76×60 cm.

Peter-Paul-Rubens-Dama-delle-licnidi-olio-su-tela-cm-76x60Questa era senz’altro una notevole opera per il Museo, attribuita al famoso artista belga che tutti noi conosciamo e apprezziamo. Non si ha la certezza che il quadro sia stato eseguito da Rubens in persona, poiché non è presente nessuna firma, ma dopo il restauro è stato possibile rintracciare una data che coincide con quello che ci dicono le fonti, ossia che l’artista in quegli anni era ospite presso la corte di Mantova. Si ipotizza, inoltre, confrontando altri dipinti che la raffigurano, che la donna rappresentata sia l’infanta di Spagna Isabella Clara Eugenia, figlia di Filippo II il Grande, protettore di Rubens. La donna, infatti, dallo sguardo deciso e diretto verso lo spettatore, indossa i tipici abiti della corte e la gorgiera – che fece la sua comparsa a partire dalla metà del ‘500 – finemente ricamata. Sul suo capo, una corona di fiori intrecciati, le licnidi, che danno nome al dipinto.

 

  • Jacopo Tintoretto, Madonna allattante, olio su tela, 89×76 cm.

Jacopo-Tintoretto-Madonna-allattante-olio-su-tela-cm-89x76

 

Come gran finale, voglio proporvi l’opera di uno dei più importanti artisti veneti, Tintoretto. L’iconografia è quella della cosiddetta Madonna del latte, dove la Vergine allatta il Bambin Gesù. Si notano subito i forti contrasti di luce adottati dall’artista, che si serve dello sfondo nero e vi aggiunge improvvisi guizzi luminosi e coloristici, che coinvolgono lo spettatore sul piano emozionale. Il tutto è arricchito dall’estrema dolcezza di Maria, che guarda al suo Bambino con amore e tenerezza, mentre questi appoggia delicatamente le mani sul seno della madre per nutrirsi.

 

 

Bastano anche queste poche opere per capire la bellezza e la straordinaria vastità e varietà delle collezioni del Museo di Castelvecchio e non solo, di tutti i musei del nostro territorio. Questo furto rappresenta sicuramente un lutto per il mondo dell’arte, se si pensa anche alla premeditazione dell’atto e alla possibilità di vendita delle opere al mercato nero. Tutti noi confidiamo certamente che ciò non possa ripetersi più in futuro. Purtroppo adesso queste opere rimarranno apprezzabili solo sui libri e sulle pagine web a loro dedicate.

 

 

Annalisa Castagnoli

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Annalisa Castagnoli

Laureata in Storia dell'Arte Contemporanea (Università di Pisa) mi piace raccontare storie e scrivere le mie "impressioni" su tutto ciò che vedo o ascolto. I libri sono il mio rifugio sicuro, con loro mi sento sempre a casa!
Oltre a UIN collaboro anche per Exibart.

E-mail: annalisa.castagnoli15@gmail.com

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