27 Luglio 2024

Giovedì 21 dicembre il Teatro Verdi di Pisa ha inaugurato la nuova Stagione Danza 2017/2018 proponendo un evergreen del balletto classico, Lo Schiaccianoci, eseguito dal Balletto del Sud di Fredy Franzutti, in veste rinnovata.

Il balletto in due atti originario coreografato da Marius Petipa e, successivamente da Lev Ivanov, trae ispirazione dal racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann Lo Schiaccianoci e il re dei topi (1816). La partitura musicale di Pëtr Il’Ic Caikovskij, composta tra il 1891-’92 per la prima rappresentazione, è stata egregiamente eseguita dal vivo dall’Orchestra di Stato Ungherese Alba Regia Symphonic Orchestra diretta da Árpád Nagy.


Lo spettacolo ha evocato tratti della messinscena originaria, unita a un nuovo impianto drammaturgico ispirato al noto regista Tim Burton, citando molti dei suoi personaggi filmici, dal Cappellaio Matto di Alice in Wonderland (2010), a La Sposa cadavere (2005), senza rinunciare alle danze caratterizzanti di questo balletto, quali il valzer dei fiori o il gran pas de deux finale tra Clara ed il Principe Schiaccianoci.

C’era una volta…

Tanto tempo fa, in un regno lontano, due sovrani hanno dato alla luce una bella principessina di nome Pirlipat. Il giorno del battesimo tutti gli invitati portarono doni speciali alla bambina, quando apparve la cattiva Regina dei Topi. Con il suo seguito di Ratti le fece dono della “bruttezza”. All’istante la piccola si trasformò in una bambina mostruosa, ma l’alchimista, astronomo e orologiaio di corte, Drosselmeyer trovò la soluzione per rompere l’incantesimo: la principessa avrebbe dovuto mangiare la noce più dura al mondo, la noce Krakatuk, per questo era necessario trovare la noce ed un giovane impavido e nobile che fosse in grado di romperne il guscio con i denti, per donarne il gheriglio alla principessa. Drosselmeyer e suo nipote, giovane e valoroso capitano delle guardie del re, cercarono la noce per 13 anni. Insieme attraversarono Spagna, Cina, Russia e Arabia, guidati dalla buona Regina della Neve.

Alla fine del viaggio trovarono la noce, riuscirono a rompere il guscio e portare il gheriglio a Pirlipat. La cattiva Regina dei Topi allora maledì il giovane soldato tramutandolo in un orribile Schiaccianoci. Solo una ragazzina di tredici anni, come la principessa Pirlipat, se si affezionerà e amerà quest’oggetto orribile, potrà tramutarlo nuovamente in giovane soldato. La famiglia Drosselmeyer avrà l’incarico, generazione dopo generazione, di proteggere lo Schiaccianoci e di scegliere, viaggiando per il modo, la fanciulla che spezzerà l’incantesimo…

Uno Schiaccianoci tra gotico e onirico

La scenografia di Francesco Palma ha ripreso fedelmente i film gotici di Burton, con spirali disegnate sopra oggetti drammaturgici. Anche l’albero natalizio in scena presentava le palline con il volto di Jack Skeletron, il teschio protagonista del film d’animazione The Nightmare Before Christmas (1993). Non solo la citazione e l’omaggio al regista statunitense era visibile nella scenografia, ma anche nei costumi come lo stravagante ed eccentrico Drosselmeyer, che è stato impersonato da un novello Cappellaio Matto (Carlos Montalván).

La protagonista Clara (Martina Minniti), è un’adolescente trascurata dalla madre (Beatrice Bartolomei) sensuale e predominante. Durante la festa di Natale l’amico e fascinoso Drosselmeyer le farà dono dello Schiaccianoci, interpretato dal forte ed elegante Alexander Yakovlev. Da qui ha inizio la storia…

I danzatori del Balletto del Sud sembravano moltiplicarsi in scena, tra frequenti cambi d’abito e grandi corali. Il palco del Verdi è stato dominato con grande maestria da una coreografia che ha unito la danza classica alle danze popolari. La Regina dei Topi- Federica Resta, i fiocchi neve e l’immancabile gran pas de deux tra Clara e il Principe, hanno affascinato lo spettatore per tutto il ricco e variegato secondo atto. Grande attenzione e ricercatezza nelle danze spagnola, araba, cinese, russa, pastorale e circense. Ognuna con una propria caratterizzazione mimico-gestuale e scenografica, sono state molto applaudite e apprezzate.


Un finale che ha visto trasformarsi una giovane ragazza nella notte magica di Natale, in una giovane donna, sottolineato dal regalo della madre: un ricco abito in velluto.

Uno spettacolo che ha reinterpretato uno dei pilastri del balletto classico, attraverso trucchi, giochi d’ombra e scenografie ricche di rimandi, in un turbinio di emozioni, pirouette e tour en l’air. Applausi.

 

 

 

 

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Marta Sbranti

Marta Sbranti, classe 1989. Dopo il Diploma presso l'Istituto d'Arte Franco Russoli di Pisa mi sono laureata in Scienze dei Beni Culturali curricula storico-artistico. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, presso l'Università di Pisa. La mia tesi di laurea "Musei e Danza" unisce le mie due grandi passioni la danza e l'arte, che coltivo fin da piccola.
"Toccare, commuovere, ispirare: è questo il vero dono della danza".
(Aubrey Lynch)

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