27 Luglio 2024

IL CAUCUS DELL’IOWA

Lo scorso lunedì 1 Febbraio con il Caucus dell’Iowa è iniziata la lunga corsa elettorale delle primarie presidenziali americane.
Si è trattato di un ottimo inizio per il repubblicano Ted Cruz che è riuscito a sorpassare il front-runner Donald Trump.
In campo democratico si è avuto un “pareggio virtuale” o se vogliamo una “vittoria di Pirroper la democratica Hillary Clinton, che pur avendo ottenuto la maggioranza (anche se minima) dei delegati statali assegnabili, non è riuscita a conquistare la maggioranza assoluta dei delegati di contea. Domani è invece il turno del New Hampshire.

I REPUBBLICANI

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A sinistra il front-runner Donald Trump e, a destra, il vincitore del Caucus dell’Iowa Ted Cruz.

Ted Cruz, uno dei candidati più conservatori del GOP, è riuscito nell’impresa di sorpassare il front-runner Donald Trump. Infatti ha ottenuto 51666 voti (8 delegati), raggiungendo quota 27,7%, mentre Trump si è fermato a 45427 voti (24,3% e 7 delegati).


In particolare il Senatore del Texas è stato preferito da buona parte (circa il 30%) degli elettori non laureati, degli elettori delle zone rurali e di quelli evangelici, mentre il front-runner repubblicano è risultato il preferito (27%) solo tra gli elettori ultrasessantacinquenni.
Nonostante questa sconfitta l’eccentrico miliardario continua a guidare i sondaggi nazionali e statali con più del 30%, ma, specialmente in New Hampshire, si sta registrando un visibile ed innegabile calo.

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Il Senatore della Florida Marco Rubio.

Ruolo da protagonista anche per Marco Rubio, che ha ottenuto quasi gli stessi voti di Trump con un notevole 23,1% (43165 voti e 7 delegati) e che è risultato il candidato preferito tra gli elettori laureati e nelle zone maggiormente urbanizzate. Tra l’altro Rubio è salito nettamente nei sondaggi relativi allo step elettorale di domani, le primarie del New Hampshire, superando Ted Cruz e balzando al secondo posto dietro al front-runner Trump. Chissà che alla fine non sia proprio Rubio, piuttosto che Cruz, a giovare del “effetto Iowa” (di cui ho parlato qui).

Abbastanza bene sono andati anche Ben Carson e Rand Paul (rispettivamente con il 9,3% e 3 delegati e con il 4,5% e 1 delegato), mentre assolutamente deludenti sono stati i risultati dei candidati più moderati, come Jeb Bush (2,8% e 1 delegato), John Kasich (1,9% e 1 delegato) e Chris Christie (1,8% e nessun delegato).
Comunque i tre candidati moderati hanno buone speranze di farsi notare nelle prossime tappe elettorali.

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A sinistra il Governatore dell’Ohio John Kasich, al centro il Governatore del New Jersey Chris Christie e a destra l’ex-Governatore della Florida Jeb Bush. Sono considerati i tre candidati repubblicani più moderati.

In particolare, stando ai sondaggi, in New Hampshire John Kasich potrebbe scippare il podio a Ted Cruz o quantomeno ottenere un quarto posto poco distanziato. Sarebbe per lui un risultato importantissimo, visto che i sondaggi non lo vedono messo molto bene né in South Carolina né in Nevada (prossimi step di Febbraio).
Anche Jeb Bush potrebbe raggiungere il 10% in New Hampshire e a differenza di Kasich sembrerebbe avere buone possibilità anche nei due successivi stati.
Sembrerebbe invece improbabile un risultato a due cifre per Chris Christie.
Ben Carson potrebbe invece andar meglio in South Carolina e in Nevada, ma si preannuncia un pessimo risultato per lui in New Hampshire.

 

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Il Senatore del Kentucky Rand Paul.

A causa dei risultati insoddisfacenti hanno ritirato la propria candidatura sia Mike Huckabee (1,8%) che Rick Santorum (1%), il quale ha già dichiarato il proprio endorsement per Marco Rubio.
Sorprendentemente ha interrotto la propria campagna anche Rand Paul, nonostante il dignitoso risultato ottenuto. Probabilmente il Senatore del Kentucky è arrivato a questa decisione rendendosi conto di come il Tea Party (suo principale punto di riferimento elettorale) gli abbia preferito l’ultraconservatore Ted Cruz.
Altrettanto sorprendentemente ha deciso di proseguire la propria corsa, nonostante il disastroso risultato (12 voti), l’ex-Governatore della Virginia Jim Gilmore.
Tra l’altro anche nei sondaggi (che lo posizionano stabilmente allo 0%) non sembra avere buone possibilità di rimonta.

In ogni caso Gilmore non è stato invitato all’ultimo dibattito repubblicano, quello di sabato scorso, il che non preannuncia niente di buono per la sua campagna.

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Carly Fiorina, unica candidata donna in campo repubblicano. Non è stata invitata all’ultimo dibattito nonostante abbia ottenuto in Iowa un risultato migliore di altri candidati invitati.
 Ha suscitato polemiche l’esclusione dal dibattito anche di Carly Fiorina, unico candidato donna per il partito repubblicano, nonostante sia andata meglio (con quasi 3500 voti, quasi il 2% sul totale, e un delegato) sia di Kasich (1,9%, anche lui con un delegato) che di Christie (1,8% e nessun delegato), entrambi invitati al dibattito.

In effetti però, a differenza di Kasich e di Christie, la Fiorina non sembra avere molte speranze di rimonta nei prossimi stati in cui si vota a Febbraio.


Questi risultati mostrano un elettorato repubblicano che vira decisamente a destra e tale situazione potrebbe avvantaggiare la posizione di Marco Rubio nel caso in cui Bush, Kasich o Carson non riuscissero ad affermarsi come candidati moderati. Infatti, dovendo scegliere un “cavallo che possa vincere”, è probabile che tra Trump, Cruz e Rubio, sia proprio quest’ultimo ad essere scelto dagli elettori repubblicani più moderati.

I DEMOCRATICI

In campo democratico, se si guarda ai delegati di contea ottenuti, emerge chiaramente un pareggio, infatti Hillary ha raggiunto quota 49,85% (701), mentre Bernie è arrivato a quota 49,58% (697).
E’ invece rimasto indietro, molto distanziato, Martin O’Malley con solo lo 0,54% (8).
A seguito di questo risultato molto deludente il Governatore del Maryland ha deciso di interrompere la propria campagna, ma senza esprimere, per il momento, alcun endorsement.
In effetti il risultato di sostanziale parità non sorprende, essendo stato pre-annunciato dagli ultimi sondaggi che avevano visto la rimonta di Bernie Sanders (di cui ho parlato qui).

ABC NEWS - 12/19/15 - ABC News coverage of the Democratic Presidential debate from St. Anselm College in Manchester, NH, airing Saturday, Dec. 19, 2015 on the ABC Television Network and all ABC News platforms. (ABC/ Ida Mae Astute) BERNIE SANDERS, HILLARY CLINTON
La front-runner e vincitrice del Caucus dell’Iowa Hillary Clinton e il Senatore del Vermont, primo nei sondaggi relativi al New Hampshire, Bernie Sanders.

In realtà se guardiamo ai voti sembrerebbe (il Partito Democratico non ha reso pubblico il numero dei voti effettivamente ottenuti dai candidati), che l’ex Segretario di Stato abbia ottenuto più del 50% dei voti (secondo quanto risulta sommando i voti ottenuti per contea diffusi dall’Associated Press sarebbe il 50,3%) e vinto per circa un migliaio di voti.
D’altronde la cosa non stupisce se si tiene conto del fatto che Bernie ha vinto soltanto in 37 contee, mentre Hillary se ne è aggiudicate 59.

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La propaganda elettorale di Bernie Sanders. Fatta da giovani per i giovani.

Probabilmente la Clinton non ha ottenuto la maggioranza dei delegati di contea, oltreché per la presenza del terzo incomodo O’Malley, perché non ha vinto nelle contee più popolose (che assegnano più delegati), nelle quali ha invece dominato Sanders.
Se la Clinton è stata preferita dagli elettori di Des Moines (capitale dell’Iowa), Sanders ha vinto in tutte le altre principali città dello stato (Cedar Rapids, Davenport, Sioux City, Waterloo, Iowa City, Council Bluffs, Ames, ecc…) e nelle relative contee. Hillary ha invece stradominato nelle contee meno urbanizzate.
Ma il vero successo di Sanders sta nel consenso praticamente bulgaro (84%) ricevuto tra gli elettori più giovani e nell’ampio consenso (57%) ottenuto tra i meno abbienti (reddito inferiore a 30.000 dollari).
Hillary è stata invece ampiamente preferita tra gli elettori over-quarantacinquenni (58%) ed in particolare tra quelli over-sessantacinquenni (69%), tra gli elettori appartenenti alle minoranze etniche (58%) e tra gli elettori con reddito superiore a 100.000 dollari (55%, contro il 37% di Sanders).
A conti fatti Hillary si è comunque aggiudicata 23 (e quindi la maggioranza) dei 44 delegati statali aggiudicabili, mentre Bernie se ne è aggiudicati 21.
Degli 8 super-delegati dell’Iowa (“delegati di diritto” non eletti dal Caucus, ma che devono il loro status al fatto di ricoprire determinate cariche pubbliche o interne al partito), secondo quanto riportato da Green Papers, 6 sarebbero al momento orientati per sostenere la Clinton, mentre gli altri 2 sarebbero ancora indecisi.

I DIBATTITI POST-IOWA

Dopo il Caucus dell’Iowa sia democratici che repubblicani hanno tenuto un proprio dibattito.
Quello democratico ha avuto luogo il 4 Febbraio ed è stato organizzato da MSNBC, quello repubblicano invece si è tenuto il 6 ed è stato organizzato da abc News.
Non erano presenti tutti i candidati che hanno ritirato la propria candidatura a seguito del Caucus dell’Iowa (O’Malley, Paul, Huckabee, Santorum) e alcuni candidati repubblicani che, anche se ancora in corsa, non sono stati invitati (Fiorina e Gilmore).

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L’ex Segretario di Stato Hillary Clinton e il Senatore del Vermont Bernie Sanders al dibattito organizzato da MSNBC.

Il dibattito democratico si è focalizzato sulle differenze (delle quali ha già parlato qui Lamberto Frontera) tra i due candidati rimasti in corsa.
Per più di 40 minuti si è parlato del sistema di finanziamento dei partiti, di Wall Street e, più in generale, del diverso modo di pensare la politica dei due candidati.
Da un lato le proposte pragmatiche e certamente realizzabili della Clinton, dall’altro le soluzioni più radicali ed idealistiche di Sanders, che continua a chiamare gli elettori americani ad una vera e propriarivoluzione” del sistema politico statunitense.
Nella seconda parte del dibattito i toni sono stati meno accesi e si è parlato di politica estera, scandali personali (ma nessuno dei due candidati ha voluto strumentalizzarli), pena di morte (Hillary a favore solo in alcuni casi, Bernie assolutamente contrario) e del preoccupante caso di cronaca “Flint water crisis” (entrambi i candidati hanno condannato il Governatore repubblicano del Michigan, Rick Snyder, per le responsabilità della sua amministrazione nel mancato controllo dei livelli di tossicità delle acque pubbliche).

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I sette principali canidati repubblicani al dibattito organizzato da abc News. Da sinistra a destra: Chris Christie, Ben Carson, Ted Cruz, Donald Trump, Marco Rubio, Jeb Bush e John Kasich.

Il dibattito repubblicano è stato decisamente meno affollato dei precedenti con “solo” i primi 7 candidati nei sondaggi nazionali.
Molta attenzione ha ricevuto Marco Rubio, probabilmente a causa del suo ottimo risultato in Iowa e della sua rimonta nei sondaggi del New Hampshire.
In particolare Chris Christie e Jeb Bush lo hanno attaccato affermando che non possiede l’esperienza necessaria per governare gli Stati Uniti. Cruz ha invece attaccato l’intero operato dell’amministrazione Obama.

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Il neurochirurgo Ben Carson, nonostante il buon risultato in Iowa e il suo buon posizionamento nei sondaggi nazionali, ha ricevuto pochissima attenzione nel dibattito di abc News a causa della brutta situazione che prospettano per lui gli ultimi sondaggi relativi al New Hampshire.

Trump, che pure ha fatto le sue solite sparate in tema di immigrazione ed in tema di tortura negli interrogatori dei terroristi, si è ritrovato ineditamente tra i “moderati” (insieme a Kasich e Christie) quando si è parlato di sistema sanitario, infatti, pur non difendendo l’Obamacare, ha affermato che è necessario un sistema che “non lasci morire la gente in mezzo alla strada, in nessuna città di questo paese”.
Kasich ha invitato a mettere da parte l’ideologia perché per vincere le elezioni generali il nominato repubblicano dovrà saper unire l’America e non solo il partito.
Pochissima attenzione è stata prestata a Ben Carson (probabilmente viste le scarse possibilità che ha il candidato in New Hampshire) che infatti ad un certo punto ha ironizzato “voglio dire qualcosa anch’io, perché non sono qui solo per arricchire la scenografia”.

PRONOSTICI PER IL NEW HAMPSHIRE

Domani, 9 Febbraio si terranno le primarie del New Hampshire.
Secondo i sondaggi aggregati relativi a tale stato, Trump, pur in vistoso calo, dovrebbe riuscire a mantenere il primo posto tra i repubblicani con circa il 32%, seguito al secondo posto da Marco Rubio al 16%, mentre si contenderebbero il 3° posto Cruz (12%) e Kasich (12%), rincorsi da Jeb Bush (9,5%).
Come ho anticipato, per Kasich si tratta di un’occasione decisiva per ottenere maggiore attenzione da parte dei media e risollevare la propria attuale posizione nei sondaggi nazionali. Qualora gli andasse male probabilmente si troverebbe costretto ad abbandonare la corsa.
Molto combattuti si preannunciano anche i prossimi step elettorali: le primarie del South Carolina (20 Febbraio) e il Caucus del Nevada (23 Febbraio).

In campo democratico la situazione sembra già ben definita con Bernie Sanders che guida i sondaggi ormai da diversi mesi (ma in calo negli ultimi giorni) e che sarebbe al 55%, mentre la Clinton, in forte rimonta, potrebbe attestarsi sul 40%. Importanti, ma probabilmente non decisivi, potrebbero rivelarsi i molti elettori indecisi.
Il calo di Sanders degli utlimi giorni probabilmente è dovuto al fatto che gli elettori possono partecipare alle primarie di un solo partito e forse molti indipendenti (tipici elettori di Bernie), visto il risultato dell’Iowa, stanno valutando di optare per le primarie repubblicane per sostenere i candidati moderati in difficoltà.

Comunque la Clinton avrà presto (27 Febbraio) la possibilità di rifarsi in South Carolina, dove una sua vittoria sembra molto probabile. Più combattuto si preannuncia invece il Caucus del Nevada (20 Febbraio).

(Ho inserito un Easter Egg, riuscite a trovarlo?)

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Fernando Petrolito

Siciliano, vivo a Pisa da 6 anni (con parentesi Erasmus a Sevilla), dove studio Giurisprudenza. Da sempre seguo con grande attenzione gli eventi politici che si verificano nelle varie parti del mondo, perché penso che anche ciò che accada nei più remoti angoli del pianeta ci riguardi tutti. Tutto il mondo è casa mia.

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