La stagione di lirica 2017/2018 del Teatro Goldoni di Livorno si conclude con un’opera pucciniana a lieto fine: “La fanciulla del West”, tratta dal dramma “The Girl of the Golden West” di David Belasco. Una storia avvincente ambientata nella California di fine Ottocento, dove si ritrovano uomini da tutto il mondo in cerca di fortuna, animati da un’irresistibile febbre dell’oro.
L’intera vicenda, suddivisa in tre atti, narra le disavventure di un gruppo di minatori che si ritrovano abitualmente, dopo l’estenuante lavoro, alla locanda chiamata “la Polka”, dove si recano non solo per farsi confortare dal whisky e dal gioco d’azzardo, ma anche per ammirare la bella Minnie ed assistere alle sue lezioni. La vita apparentemente monotona che si svolge ai piedi della Sierra è sconvolta dalla banda di ladri di Ramerrez, che da tempo infestano la valle, inseguiti invano dallo sceriffo Jack Rance che tenta di catturarli.
Quest’opera, presentata da Giacomo Puccini per la prima volta nel 1910, è sempre attuale e degna di riflessione, in quanto analizza efficacemente la psiche umana dimostrando che per proteggere la persona
che si ama si è disposti a compiere qualunque scelleratezza, a rinnegare i propri valori e persino a barare. Come nel caso di Minnie, l’amica virtuosa dei minatori californiani, eroina indiscussa dell’opera, che per salvare il suo amato Ramerrez è pronta a sacrificare ogni cosa. Con il finale quasi fiabesco che rompe con i consueti canoni operistici solitamente tragici, “La fanciulla del West” è una vera e propria celebrazione dell’amore, che ancora una volta è la forza prorompente che anima la vita dell’uomo, ed è in grado di far redimere i malvagi (Ramerrez che si pente della sua attività illecita) e corrompere anche i cuori più aridi forgiati dal duro lavoro e dall’aspra vita montana.
Il triangolo amoroso inevitabilmente presente anche in quest’opera dal sapore americano e “moderno” trova una soluzione felice con la fuga amorosa dalla California di Ramerrez e Minnie, la risoluta fanciulla che riesce a respingere fino alla fine le avances dello sceriffo. L’amore proposto da Puccini è però un amore tout court non solo passionale ma anche filiale, dal momento che le arie del primo Atto rivelano la forte nostalgia di casa provata dai minatori, i quali avvertono soprattutto la mancanza della propria madre. Un tema davvero toccante che sottolinea un attaccamento molto forte alla patria di origine e alla famiglia lontana, per la quale si spezzano la schiena in cambio di qualche pepita d’oro da inviare oltreoceano.
La musica altisonante dell’opera si fonde mirabilmente con le note folkloristiche delle canzoni americane e con le melodie intonate al suono del bengio, che riportano i minatori con la mente alla patria lontana, nella quale forse non torneranno mai più. Per questo dobbiamo ringraziare l’Orchestra della Toscana diretta da James Meena e il Coro del Festival Pucciniano che hanno abilmente supportato ed affiancato le voci di un cast preparatissimo e specializzato nel repertorio del grande Lucchese. In particolare una menzione d’onore a : Svetla Vassileva (Minnie), Enrique Ferrer (Ramerrez), Enrico Marrucci (Jack Rance), Giovanni Guagliardo (Sonora), Alessandro Abis (Ashby), Gianluca Bocchino (Nick) e Marco Voleri (Harry).
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla figura di Minnie, dal suo carattere forte e deciso ma soprattutto dal suo coraggio, la dolce fanciulla solitaria riesce a far cambiare idea agli avventori della Polka riguardo all’impiccagione del suo amato bandito, manipolandoli la mente con una tale soavità da essere degna del mitico Orfeo, l’eroe greco che con il suono della sua cetra riusciva ad ammansire le bestie più feroci. “La fanciulla del West” chiude così il fortunato tour nella città labronica, regalando al pubblico del Teatro Goldoni uno spettacolo coinvolgente, frutto di un mirabile connubio tra tradizione, per quanto riguarda i costumi, ed innovazione, per quanto concerne invece le scenografie, il tutto curato con estrema cura dal grande Ivan Stefanutti.
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