27 Aprile 2024

Quando pensiamo a Dante, ci immaginiamo subito la selva oscura, i gironi infernali, Virgilio, ma esiste anche un altro Dante, un giovane 25enne innamorato di una ragazza e della poesia. Ed è a questi due amori che è dedicata la Vita Nova, una sorta di autobiografia esistenziale e poetica. Poco viene studiata a scuola, ancora meno viene letta dopo, ma l’opera è breve, scorrevole e alterna piacevolmente prosa e poesia.

Di pagina in pagina il lettore potrà seguire il filo della maturazione di Dante poeta che si intreccia indissolubilmente con il filo della storia d’amore con Beatrice. Particolare è il momento della scrittura: soltanto dopo aver attraversato il travaglio poetico, spirituale e emotivo, Dante si siede allo scrittoio e cerca di mettere ordine, di dare un significato a ciò che ha vissuto. Come Renzo e Lucia che alla fine dei Promessi sposi cercano di spiegarsi il perché delle loro sofferenze, come tutti noi che leggiamo e rileggiamo la nostra vita passata alla luce della presente, così Dante ci regala un meraviglioso racconto retrospettivo della sua giovinezza poetica.


Inizialmente lo scrittore più famoso di tutti i tempi è solo un ragazzo che si confonde nella massa dei poeti dell’epoca, tra cliché cortesi e poesia d’occasione, arrivando finanche a imitare l’amico Guido Cavalcanti. La storia è identica a quella di ogni poeta duecentesco: lui la ama, lei gli si nega, lui si dispera. Con un sonetto sublime Dante ci fa toccare con mano la bellezza ma anche la limitatezza della poesia cavalcantiana. Dante stesso ammette di aver avuto la tentazione di tacere per sempre dopo questa serie di sonetti disperati per l’amore non corrisposto.

Ma ecco il primo punto di svolta: per essere felice un amore ha bisogno di essere ricambiato? E quale poesia può descrivere un amore così disinteressato? Dante riprende la penna in mano, non può tacere, e ricomincia: Donne ch’avete intelletto d’amore….

La rivoluzione poetica però non è ancora completa. Al capitolo 19 accade l’irreparabile: è il nono giorno del nono mese del 1290 e Beatrice muore.

“Quomodo sedet civitas plena populo!”

Dante non ha paura di essere blasfemo, non esita a comparare Firenze dopo la morte di Beatrice a Gerusalemme dopo la morte di Cristo. In seguito al funesto evento, la poesia dantesca sprofonderà in un grave momento di crisi. Se la poesia era così intrinsecamente legata alla figura di Beatrice, come potrà continuare ad esistere in sua assenza? Dante è tentato: innamorarsi ancora? Scrivere poesie per un nuovo amore?  Il cuore e l’anima dialogano in una battaglia di pensieri, la vista di una “donna pietosa” lo fa vacillare.

Poi la svolta finale: la visione gloriosa di Beatrice illumina la mente e il cuore di Dante che si scopre capace di amare la giovane anche al di là della sua stessa esistenza. Eccola la Vita Nova di Dante, una vita rinnovata e irrorata da un amore diverso che necessita di nuove parole. Bruscamente e inaspettatamente il libro si interrompe, Dante ammette di non poter più parlare di lei finché non potrà farlo degnamente:

“io spero di dire di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”.

Forse la nostra amata Commedia era già nei suoi pensieri?


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Federica Parlanti

Classe 1994, laureata in lettere classiche, specializzata in letteratura italiana, insegno nei licei di Livorno e provincia. Avida divoratrice di romanzi e di gelati, inguaribile romantica, sono appassionata di politica, libri, viaggi e cultura.

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