27 Luglio 2024

La mafia è un sistema complesso di reati e relazioni volte ad arricchire in termini di potere economico, sociale e politico le società segrete e i clan, a discapito della cittadinanza.

La criminalità organizzata di stampo mafioso impedisce l’applicazione e l’esercizio del diritto alla vita, della libertà d’espressione, del diritto al voto, della libertà di stampa, del diritto allo studio, del diritto al lavoro, del diritto alla salute, della libertà di circolazione, del diritto di riunione ed associazione e del diritto alla tutela giurisdizionale.


L’antimafia sociale deve altrettanto essere un sistema di azioni e relazioni volte a difendere gli interessi e i diritti della collettività e tutelare i beni comuni appartenenti a questa, a partire dalla Scuola.

L’antimafia sociale è un movimento di cittadinanza che si aggrega e trae impulso dalle scuole primarie e secondarie inferiori e superiori, dalle associazioni (di volontariato, di promozione sociale ecc.), dai sindacati dei lavoratori (es. CGIL, CISL, COBAS, UIL, UNICOBAS, USB), dalle cooperative e le imprese sociali, dai collettivi studenteschi e dalle altre parti sociali.

Il principale mezzo di diffusione della cultura di cittadinanza è la scuola pubblica.

Mediante la Scuola, si tramanda di generazione in generazione l’insieme di valori ai quali la società si ispira e sui quali questa si fonda, gli strumenti culturali utili all’interpretazione delle cose del mondo e le competenze atte a esercitare il proprio ruolo nel sistema in cui viviamo.

L’antimafia sociale, come componente della cultura di cittadinanza, rafforza i valori societari e fornisce ulteriori strumenti culturali di lettura, radicati sui principi democratici per: la convivenza civile, il contrasto alla povertà ed alla dispersione scolastica, la valorizzazione della bellezza e della diversità.

È per questo che è fondamentale che la scuola abbia gli strumenti che le servono per poter svolgere la sua funzione di socializzazione, perché senza di lei è impossibile liberare la società dalle mafie.


Come Émile Durkheim affermava: “la socializzazione è il mezzo per il quale la società (mediante la scuola) rinnova le condizioni della propria esistenza”.

Con questi intenti “Libera. Associazioni, Nomi e Numeri Contro le mafie” ormai da 25 anni opera con incontri dedicati all’interno delle scuole per diffondere e sensibilizzare alla cultura dell’antimafia sociale.

Anche a Livorno le associazioni si sono riunite con tali scopi, infatti, grazie ad Oltre, UniInfoNews, Arci ed il Presidio Giovanile “F. Marcone” lo scorso settembre è nato il CambiaMente Festival che porta la cultura di cittadinanza all’interno e all’esterno delle scuole, a partire dai luoghi simbolo della cultura labronica: la Fortezza Vecchia.

In virtù di tali affermazioni, le associazioni del CambiaMente Festival chiedono quanto segue:

  1. Ristrutturazione degli spazi per assicurare la sicurezza strutturale e garantire il distanziamento sociale necessariamente imposto dall’epidemia del Covid-19;
  2. Ampliamento del numero dei plessi e delle aule occupate dalle classi, con la richiesta che non ospitino più di 20 persone. Ciò per consentire maggior gestibilità della classe da parte degli insegnanti, la possibilità di aumentare la coesione tra gli studenti (evitare bullismo), grazie al confronto rispettoso tra le diversità in relazione e soprattutto rendere più accessibile, inclusiva e coinvolgente la lezione (scongiurare emarginazione e drop-out);
  3. Garantire l’accesso gratuito allo sportello psicologico con personale qualificato, per il sostegno e l’accompagnamento dello studente nel percorso scolastico. Esigenza divenuta cristallina con l’avvento della pandemia. La salute mentale non è sindacabile;
  4. Implementazione del numero dei docenti per accompagnare l’aumento delle classi scolastiche;
  5. Potenziare la formazione dei nuovi docenti, la quale domanda, nelle scuole secondarie superiori, per l’accesso all’insegnamento è possibile con il diploma magistrale o con laurea seguita dall’adempimento dei crediti previsti dal c.d. “PF24”, che non forniscono le competenze e gli strumenti necessari al corretto svolgimento del ruolo di insegnante;
  6. Riformare i programmi ministeriali riguardanti lo studio della storia, includendo l’evoluzione dell’epoca repubblicana dal 1946 ad oggi e lo sviluppo dei fenomeni dell’antimafia e della mafia;
  7. Riconsiderare la pedagogia di riferimento, privilegiando una didattica mista e non esclusivamente frontale (come è oggi), in cui potenziare l’aspetto esperienziale che non viene assolutamente posto in essere in modo opportuno dal PCTO c.d. “alternanza scuola-lavoro”;
  8. Consentire l’accesso gratuito da parte delle famiglie, abbattendo i costi dei materiali didattici, con particolare riferimento ai libri, prevedendo appositi strumenti di sostegno economico;

Con l’attuazione delle istanze elencate, riteniamo si consenta alla cittadinanza di acquisire le conoscenze e le capacità necessarie per vivere nella società contemporanea con rinnovata consapevolezza.

Affrontare il tema delle mafie durante i curricula scolastici, consente alla cittadinanza di farsi elemento immunitario che contribuisce a determinare un tessuto sociale impermeabile alle infiltrazioni mafiose.

 

Marco Pacini

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