19 Aprile 2024

Nella splendida cornice di Palazzo Strozzi a Firenze, fino al 21 giugno sarà possibile visitare la spettacolare mostra “Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico”: l’esposizione risulta unica perché vede la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, del J. Paul Getty Museum e della National Gallery of Art di Washington e riunisce alcuni tra i maggiori capolavori della bronzistica dell’età ellenistica provenienti dai maggiori musei internazionali, come il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, il Museo Archeologico Nazionale di Atene, il British Museum di Londra, il Musée du Louvre di Parigi e il Metropolitan Museum of Art di New York.

 

Durante l’età ellenistica, convenzionalmente definita come i circa tre secoli che corrono dalla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C alla battaglia di Azio nel 31 a.C (data in cui si suole far iniziare l’Impero Romano), in tutto il Mediterraneo ed in special modo in Grecia si diffuse un nuovo canone artistico che si sostituì a quello classico: alla perfetta idealizzazione delle forme, si sostituiscono realistiche concezioni fisiche e, forse più importante ancora, emotive. Inoltre per la prima volta in campo artistico assistiamo alla creazione di un linguaggio che ha larga diffusione non solo in Grecia, ma in tutto il bacino mediterraneo, quasi una sorta di uniformità artistica.


Il bronzo, una lega metallica di rame, stagno e piombo, per le sue qualità di resistenza alla trazione e per la sua capacità di adattarsi perfettamente alla riproduzione anche di piccoli particolari, ben si prestava a composizioni dal forte dinamismo, alle rappresentazioni di nudità eroiche o di ritratti anche particolarmente caratterizzati dal punto di vista psicologico ed è per questo che numerose opere d’arte furono create in questo materiale.

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Ritratto di un diadoco, probabilmente Demetrio Poliorcete

Questa mostra riunisce circa cinquanta opere tra le più importanti e affascinanti della statuaria in bronzo ellenistica, inserendole in sette percorsi tematici che permettono non solo di ricostruire le principali tappe evolutive della “corrente” artistica, ma anche di muoverci all’interno dei principali intenti politici, sociali, religiosi e culturali che mossero comunità cittadine, privati cittadini, sovrani e devoti a commissionare queste spettacolari statue.

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Ritratto di un uomo con la kausia

La mostra si apre all’insegna delle grandi emozioni: infatti nella prima sala ci accoglie subito una base in calcare (che in origine ospitava una statua di bronzo perduta, come numerosissime altre, molto probabilmente perché rifusa) che conserva la firma di uno dei maggiori artisti del mondo antico, Lisippo. Insieme a questo reperto è ospitata anche la statua di Aule Meteli, meglio conosciuto come “Arringatore”.

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L’arringatore

Il viaggio all’interno dell’esposizione procede con il percorso tematico “I ritratti del potere”: con la morte di Alessandro Magno, i suoi successori, i Diadochi, continuarono la tradizione del grande predecessore anche in campo artistico commissionando ritratti che rimarcassero il loro potere; d’altronde numerose opere erano le stesse città, desiderose di ottenere favori o per ringraziare i sovrani che li avevano elargiti, a finanziarle. Purtroppo di molte di queste non si può che ipotizzare l’identificazione con un personaggio, soprattutto per il loro stato di conservazione frammentario.

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Statuetta di Alessandro Magno a cavallo

Proseguiamo con il percorso “Corpi ideali, corpi estremi”, in cui possiamo ammirare al massimo le potenzialità del bronzo, che permette di creare pose molto elaborate, figure che si muovono più liberamente nello spazio anche con torsioni ricche di enfasi, per la forte resistenza alla rottura del materiale. Gli artisti possono quasi senza vincoli trattare le forme idealizzate della tradizione classica e trasformarle per renderne maggiormente i dettagli: perciò vediamo rappresentati non solo diversi tipi umani (giovane, vecchio o anche bambino), ma anche personaggi in diversi momenti della loro vita, come il sonno (“Eros Dormiente”),

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Eros dormiente

o la fatica dopo una competizione atletica (“Pugile delle terme”).


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Pugile delle terme

Segue il tema “Realismo ed espressività”, attraverso cui possiamo approfondire l’analisi appunto di questi due aspetti fondamentali della scultura di questo periodo, in cui i lineamenti fortemente idealizzati lasciano il passo alla rappresentazione individuale, anche attraverso caratteristiche fisiche evidenti, come possono essere le rughe. Mediante l’opera di mecenati etruschi e romani il pathos dell’arte ellenistica si viene diffondendo assai anche in Italia, così come Alessandro Magno e i successori avevano fatto in Oriente.

Continuiamo con “Repliche e mimèsi”: la scultura in bronzo è caratterizzata dalla sua riproducibilità, in quanto, attraverso la sua tecnica di fusione indiretta, che conserva il prototipo utilizzato dall’artista per create la sua opera, era possibile (e anzi spesso era la prassi) riprodurre più copie della stessa statua, come avveniva per le sculture dedicate agli atleti vincitori, fuse sempre in doppia copia, una da dedicare nel santuario dove si era tenuta la gara e una da esporre nella città del campione. Altre opere, come il celebre “Apoxyomenos” invece raggiunsero una fama tale da essere riprodotte per secoli numerose volte.

Mentre il percorso “Divinità” ci introduce nell’affascinante mondo della religione greca: in età ellenistica rimase molto significativa la rappresentazione del divino, in quanto la fondazione di nuove città e nuovi santuari richiedeva la dedica di immagini sacre. Il nuovo canone dell’arte di questo periodo storico non solo permise di continuare a raffigurare divinità antropomorfe, ma anche a renderle in maniera meno idealizzata e distaccata, rimarcando sempre più la sfera dell’emotività.

Termina il meraviglioso viaggio il percorso tematico “Stili del passato” in cui si ripercorre l’usanza degli scultori, soprattutto del tardo ellenismo, a riadattare lo stile arcaico o classico per richiamare, sovente con chiari intenti politici, l’arte di periodi passati.

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In Italia, in particolare, i generali vittoriosi spesso portavano con sé ed esibivano in parate e nelle loro dimore opere greche di grande valore, stimolando il gusto di molti collezionisti e ricchi signori che pure desideravano possederne. Molti artisti greci si trasferirono in Italia e alcuni di loro si dedicarono a creare sculture che riproducessero gli stili del passato, non solo per quelli che potremmo chiamare collezionisti d’antiquariato, ma anche per evocare una devozione religiosa di un’epoca trascorsa e per rievocare i fasti dell’Atene periclea, in un programma politico assai elaborato, come era quello dell’Imperatore Augusto, amante appunto dell’arte classica greca.

 

 

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Carmine De Mizio

Salve, mi presento.
Sono Carmine, uno studente di Archeologia. Amo l'archeologia classica, in particolare quella Italica ed Etrusca.
Mi piace tantissimo leggere, non ho un genere preferito perché penso che ogni libro sia un mondo a sé che merita di essere visitato almeno una volta.
Adoro lo sport e viaggiare, soprattutto per l'Italia, per conoscere le meraviglie che il nostro Paese contiene.

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