19 Aprile 2024

È stato l’oratorio Mors et Vita di Charles Gounod il protagonista del secondo appuntamento del cartellone lirico del Teatro Verdi di Pisa. L’esecuzione di sabato 22 ottobre, oltre ad essere molto attesa a causa della rarità del titolo, aveva anche un particolare significato perché il 22 ottobre è stato il giorno prescelto per l’iniziativa “Teatri Aperti” promossa dal MIBACT, dall’AGIS e dalla SIAE, cui il Teatro di Pisa ha aderito, pertanto gli spettatori hanno avuto l’opportunità di entrare liberamente in teatro per assistere all’oratorio. La pronta risposta e l’ampia partecipazione del pubblico all’evento hanno sottolineato non solo l’attenzione del pubblico per il teatro pisano, ma anche come lo stesso teatro è riuscito a imporsi nella vita culturale della città stessa, spesso anche grazie a proposte “azzardate” ma sempre nel segno della qualità e della grande musica, proprio come nel caso di questo Mors et Vita.

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Un momento delle prove

A onor del vero, quella di sabato non è stata un’esecuzione integrale dell’oratorio di Gounod, ma una selezione (quasi una suite, verrebbe da dire); niente di male data la durata complessiva dell’opera integrale – oltre due ore e mezza – e soprattutto dato che il compositore è Gounod ed è un autore che ha «splendidi momenti ma brutti quarti d’ora», inoltre questa selezione operata in sede d’esecuzione ha permesso di apprezzare maggiormente lo spirito di questo oratorio dal soggetto così particolare, ossia il viaggio del defunto dalla morte (in questo caso rappresentata da una Messa da Requiem, eseguita quasi per intero) alla vita eterna. Mors et Vita, appunto.
Nella partitura di Gounod l’orchestra ha un ruolo di primissimo piano, rilevante quanto i solisti e il coro, e si può ben dire che la Jugend-Sinfonieorchester der Wiesbadener Musikakademie / Wiesbadener Musik & Kunstschule ha saputo interpretare alla perfezione il testo musicale. In alcuni momenti avrei preferito maggior mordente, ad esempio una sonorità più grassa negli ottoni che aprono il Dies Irae, ma si tratta semplicemente di gusto personale. Ammirevole anche la duttilità con cui l’orchestra ha saputo adattarsi, quasi camaleonticamente, alle atmosfere ora sulfuree, ora celesti. Ottima anche la direzione del M° Christoph Nielbock: elegante ed essenziale il gesto, totale il controllo sulla partitura e sui musicisti, che si affidano a lui con sicurezza.


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Da sinistra: Carlo Morini, Roberto Cresca, Moon Jin Kim e Natalizia Carone

Validissimo il quartetto dei solisti, in primis il soprano Natalizia Carone, dalla voce limpida, nobilmente sostenuta e capace di raffinate coloriture, specialmente nel registro acuto, e il contralto Moon Jin Kim, con un timbro piacevolmente umbratile. Molto buono anche il cristallino Roberto Cresca, il cui timbro tenorile è affascinante ma forse con poche sfumature. Onesto il baritono Carlo Morini, che ha interpretato il suo ruolo con piglio e convinzione, uniti a un timbro gradevolmente limpido. I quattro solisti si sono variamente esibiti, ora il tenore, ora il contralto, il soprano o il baritono a seconda di quanto previsto in partitura, ma è nella formazione in quartetto che hanno saputo regalare al pubblico del Verdi un’interpretazione che aveva davvero un quid in più, specialmente nel suggestivo Ingemisco.

Vero protagonista della serata il Coro Polifonico San Nicola che proprio quella sera festeggiava i suoi 25 anni. Il Coro San Nicola ha fornito un’esecuzione impeccabile e visibilmente sentita della partitura di Mors et Vita, in particolar modo nell’ultima parte, Visio Sancti Joannis, in cui a parte qualche intervento del baritono, è proprio del coro la “parte del leone”. Veramente mirabile l’esecuzione di Ego sum Alpha et Omega e della strepitosa fuga finale Hosanna in excelsis, che hanno lasciato il pubblico con una visione di celeste beatitudine davvero senza pari.

Luca Fialdini

luca.fialdini@uninfonews.it

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Luca Fialdini

Luca Fialdini, classe '93: studente di Giurisprudenza all'Università di Pisa e di pianoforte e composizione alla SCM di Massa e sì, se ve lo state chiedendo, sono una di quelle noiose persone che prende il the alle cinque del pomeriggio. Per "Uni Info News" mi occupo principalmente di critica musicale.

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